L'Archivio di Stato ha riaperto le pagine della storia

In mostra tesori di carta. Il difficile recupero affidato al laboratorio di restauro

martedì 5 ottobre 2010
Grotte umide dall'odore intenso e pungente, scaffali alti come palazzi, pieni di vecchi libri risalenti a epoche passate, pagine e pagine bucherellate dai vermi e corrose dal tempo, scritte a mano con inchiostro e calamaio. Non è lo scenario di un film, tutto questo è a Trani, nelle segrete dell'Archivio di Stato.

In occasione della manifestazione Domenica di carta promossa dal Ministero per i beni e le attività culturali, il palazzo Valenzano è rimasto aperto tutta la giornata. I cittadini hanno avuto la possibilità di visitare l'Archivio di Stato da cima a fondo, visionando e toccando con mano gli atti e i documenti storici custoditi e conservati nei secoli da mani esperte che hanno il difficile compito di preservare la memoria del nostro patrimonio storico e culturale.

Non tutti sanno che all'interno del palazzo vi è una sezione destinata al recupero dei volumi antichi danneggiati con il passare degli anni. Il laboratorio di restauro merita davvero una menzione speciale. Attraversando affascinanti scantinati, stipati di libri fino al soffitto, si può ammirare il sapiente lavoro dei restauratori. «La prima regola per restaurare un libro – afferma Domenico Papavero, responsabile del laboratorio - è modificare il meno possibile l'originale». Per far questo bisogna conoscere tecniche e macchinari che rendono possibile il recupero di testi antichi.



Il lavoro dei restauratori è lento e minuzioso. Le pagine vengono scucite dalla copertina e immerse in soluzioni chimiche basiche. Il restauro vero e proprio può essere effettuato a mano o in maniera meccanica e consiste nell'integrare le parti mancanti del foglio originale con polvere di cellulosa o carta giapponese. I fogli umidi vengono messi ad asciugare sulle rastrelliere, speciali griglie, per poi essere posizionati su tavole aspiranti, che tengono le pagine ferme, permettendo ai restauratori di tagliarne con precisione i margini.

L'ultima operazione è la rilegatura, un apposito strumento cuce fra loro i blocchi di cinque pagine, detti quinterni, che saranno successivamente assemblati in una copertina di pergamena. Questo, a grandi linee, il lavoro che si svolge dietro le quinte dell'Archivio di Stato.



I volumi da riportare alla luce sono infiniti ed i restauratori troppo pochi. Ma questa è un'altra storia. Ci piace però pensare che, in questi luoghi, il passato e la memoria storica riprendono vita e si rinnovano fino a divenire eterni.

Nicole Pansitta