L'équipe del Jobel commenta la protesta dei due indigenti
«C'è chi approfitta della nostra disponibilità». La struttura ha accolto dal 1995 ad oggi oltre 500 persone
mercoledì 1 giugno 2011
L'équipe del centro Jobel di Trani interviene sull'episodio raccontato ieri in diretta dal nostro portale, con la plateale protesta di due ospiti della struttura, saliti nel pomeriggio su una gru dopo aver valicato le barriere di sicurezza all'interno del cantiere dove sono in costruzione nuovi spazi per l'oratorio della parrocchia della Madonna del pozzo.
«I due ospiti - spiegano - erano stati accolti rispettivamente il 15 aprile e il 27 novembre 2010: al primo erano stati accordati due mesi di accoglienza e al secondo fino al mese di marzo 2011. E' evidente, che anche a loro, come a tutti, il tempo concordato è stato già abbondantemente prorogato, e per altro, i due ospiti in questione, erano stati ulteriormente preavvisata due mesi fa che entro la fine del mese di maggio avrebbero dovuto lasciare la struttura. Tuttavia don Mimmo De Toma, responsabile del centro Jobel, ha dovuto accordare alle due persone una ulteriore proroga per porre fine a una rimostranza secondo il nostro punto di vista molto scenografica e poco sostanziale, proroga che ha però bloccato la possibilità ad altre persone in stato di necessità di essere accolte. Proroga che, come lo stesso don Mimmo ha sottolineato, servirà solo a risolvere momentaneamente l'emergenza e che si tradurrà, una volta che i fari si saranno spenti, in un problema che, come da sempre per tutti gli altri ospiti fin'ora accolti, si dovrà accollare solo ed esclusivamente il centro Jobel e di cui più nessuno ne parlerà».
«A tutti gli ospiti - prosegue la nota - è naturale che venga chiesto di collaborare nelle mansioni della casa non trattandosi propriamente di albergo. Non è un caso che certe sceneggiate siano ideate proprio da chi sfrutta la disponibilità dei responsabili, operatori e volontari della casa d'accoglienza con comportamenti di parassitismo sui quali non vogliamo dilungarci oltre e su cui è meglio stendere una coltre di silenzio. Nonostante tutto il Centro Jôbêl continuerà ad ospitare chi ne avrà bisogno, ma questa volta, e questo ci è servito da lezione, con qualche dubbio in più e cercando di evitare chi cerca di approfittare della troppa benevolenza».
La struttura del centro Jobel ha accolto dal 1995 ad oggi oltre 500 persone. Una parte di queste sono adulti maschi con problematiche psicosociali e senza più riferimenti familiari significativi, per i quali solo in pochissimi casi è stata percepita una retta di affidamento assolutamente minima. Inoltre per i circa 20 utenti con disagio psichico che frequentano quotidianamente dalle 9 alle 18.30 il centro diurno socio-educativo e riabilitativo non è stata percepita, finora, alcuna retta ma un contributo da parte del dipartimento di salute mentale della Asl Bat. Per tutti quelli invece (e sono un numero altissimo) che hanno chiesto accoglienza residenziale a motivo di disagio sociale (senza fissa dimora, perdita del lavoro e dell'abitazione, nuovi poveri a motivo di separazione coniugale) è stata data ospitalità totalmente gratuita senza che ci sia stato il contributo da parte di nessun ente. Questo servizio di frontiera è stato reso possibile grazie alle risorse economiche derivanti dalla parrocchia, dalla sensibilità di tanti, e da qualche anno anche dal 5x1000.
Mentre per le persone con problematiche psico-sociali viene offerta anche nei tempi di permanenza un'accoglienza concordata nei progetti individuali redatti con gli enti competenti, per tutti gli altri viene stabilito un tempo massimo di permanenza per dare ospitalità a quanti sono in attesa di poter essere accolti considerate le numerose richieste che giungono al centro.
«I due ospiti - spiegano - erano stati accolti rispettivamente il 15 aprile e il 27 novembre 2010: al primo erano stati accordati due mesi di accoglienza e al secondo fino al mese di marzo 2011. E' evidente, che anche a loro, come a tutti, il tempo concordato è stato già abbondantemente prorogato, e per altro, i due ospiti in questione, erano stati ulteriormente preavvisata due mesi fa che entro la fine del mese di maggio avrebbero dovuto lasciare la struttura. Tuttavia don Mimmo De Toma, responsabile del centro Jobel, ha dovuto accordare alle due persone una ulteriore proroga per porre fine a una rimostranza secondo il nostro punto di vista molto scenografica e poco sostanziale, proroga che ha però bloccato la possibilità ad altre persone in stato di necessità di essere accolte. Proroga che, come lo stesso don Mimmo ha sottolineato, servirà solo a risolvere momentaneamente l'emergenza e che si tradurrà, una volta che i fari si saranno spenti, in un problema che, come da sempre per tutti gli altri ospiti fin'ora accolti, si dovrà accollare solo ed esclusivamente il centro Jobel e di cui più nessuno ne parlerà».
«A tutti gli ospiti - prosegue la nota - è naturale che venga chiesto di collaborare nelle mansioni della casa non trattandosi propriamente di albergo. Non è un caso che certe sceneggiate siano ideate proprio da chi sfrutta la disponibilità dei responsabili, operatori e volontari della casa d'accoglienza con comportamenti di parassitismo sui quali non vogliamo dilungarci oltre e su cui è meglio stendere una coltre di silenzio. Nonostante tutto il Centro Jôbêl continuerà ad ospitare chi ne avrà bisogno, ma questa volta, e questo ci è servito da lezione, con qualche dubbio in più e cercando di evitare chi cerca di approfittare della troppa benevolenza».
La struttura del centro Jobel ha accolto dal 1995 ad oggi oltre 500 persone. Una parte di queste sono adulti maschi con problematiche psicosociali e senza più riferimenti familiari significativi, per i quali solo in pochissimi casi è stata percepita una retta di affidamento assolutamente minima. Inoltre per i circa 20 utenti con disagio psichico che frequentano quotidianamente dalle 9 alle 18.30 il centro diurno socio-educativo e riabilitativo non è stata percepita, finora, alcuna retta ma un contributo da parte del dipartimento di salute mentale della Asl Bat. Per tutti quelli invece (e sono un numero altissimo) che hanno chiesto accoglienza residenziale a motivo di disagio sociale (senza fissa dimora, perdita del lavoro e dell'abitazione, nuovi poveri a motivo di separazione coniugale) è stata data ospitalità totalmente gratuita senza che ci sia stato il contributo da parte di nessun ente. Questo servizio di frontiera è stato reso possibile grazie alle risorse economiche derivanti dalla parrocchia, dalla sensibilità di tanti, e da qualche anno anche dal 5x1000.
Mentre per le persone con problematiche psico-sociali viene offerta anche nei tempi di permanenza un'accoglienza concordata nei progetti individuali redatti con gli enti competenti, per tutti gli altri viene stabilito un tempo massimo di permanenza per dare ospitalità a quanti sono in attesa di poter essere accolti considerate le numerose richieste che giungono al centro.