L'origine del vino, tra storia e curiosità
Ce ne parla la beverage manager Ludovica Diaferia
lunedì 2 novembre 2020
9.47
Se anche a te, almeno una volta nella vita, è capitato di chiederti perché i tuoi amici, agitando tra le mani un calice di vino e dopo averci tuffato all'interno il naso, hanno usato parole deliranti come "profumato", "fruttato" o "tannino" sei nel posto giusto. Sicuramente avrai pensato che, quelle formule magiche rivolte ad un calice roteante con occhi adoranti di ammirazione, fossero i chiari segnali di un'ebrezza dilagante e forse, nella maggior parte delle circostanze, hai avuto ragione.
Oggi imparerai che il vino e la sua degustazione non sono una piaga dei tempi moderni.
La genesi del vino, infatti, risale alla Preistoria, si tratta di un'avventura talmente tanto antica da confondersi con l'origine stessa dell'umanità.
Nato per caso nell'Europa medio-orienale da un succo d'uva conservato in ritagli di pelli che, con il passare del tempo, cominciò il suo naturale processo di fermentazione, il vino era già prodotto dalle popolazioni che abitavano sulle sponde dei grandi fiumi della storia come il Nilo, il Tigri o l'Eufrate.
Perdonate la licenza poetica ma sulla qualità di questo grande primo e geniale esperimento, le perplessità sono lecite. Sicuramente il suo sapore non era paragonabile neanche lontanamente a quello odierno considerando la miscela di spezie, miele e altri ingredienti utilizzata con la finalità di camuffarne il gusto.
Per fortuna però, un salto temporale degno di medaglia d'oro, ci porta alla civiltà greca, la prima nella quale è possibile parlare di una vera e propria viticoltura. Nelle terre della Grecia il vino era conosciuto come bevanda religiosa che ben si prestava alla celebrazione di riti, vittorie belliche e feste ma non era ancora presentato nella sua purezza. Con la decadenza della civiltà greca furono gli Etruschi a promuoverne la produzione che conobbe massimo tecnicismo quando i romani, mediante un'approfondita documentazione sulla vite e sul vino, ne promossero il consumo in tutte le colonie dell'Impero tra cui i territori di Francia, Spagna e Germania.
Alla caduta dell'Impero Romano furono i monaci Benedettini e i Cistercensi a proseguire lo studio dei processi di vinificazione per ottenere prodotti migliori.
Nel Rinascimento l'estensione della viticoltura copriva una superficie quattro volte superiore a quella attuale. Doverosa fu quindi l'adozione della bottiglie di vetro nel 1600, necessarie a conservare una produzione così ingente da costituire un esubero insostenibile, culminata nel secolo successivo con la soffiatura a bocca e l'introduzione dei tappi di sughero. In quel tempo in Italia esistevano già vini più famosi di altri come il Teroldego in Trentino, Il Moscato di Trani e i Chiaretti Piemontesi.
E' chiaro ormai che la produzione del vino, dal suo primo opinabile esperimento fino ad oggi, vanti secoli di storia, ma è doveroso riconoscere ai cugini francesi capeggiati da Louis Pasteur le fondamenta dell'enologia attraverso lo studio, nell'800, dei lieviti intesi come cellule in grado di fermentare lo zucchero in alcol etilico, anidride carbonica ed altre sostanze, capaci di trasformare il mosto d'uva in vino.
La recente rivalutazione del vino dunque, tanto da determinarne un elemento fondamentale della convivialità odierna, è la stazione d'arrivo di un treno partito mille anni fa con vagoni colmi di storia, sperimentazione, impegno e ricerca.
Dimenare il bicchiere non è una consuetudine modaiola ma un doveroso processo di ossigenazione che stimola la fuoriuscita degli aromi. Annusare un vino è il primo approccio alla sua conoscenza, serve a percepire gli elementi volatili e dall'intensità dell'odore si determina moltissimo al pari di un assaggio. Anche gli epiteti pronunciati non sono mai casuali, la terminologia enologica è racchiusa in un glossario alimentato con cura.
E' per questo che le qualità di ciascuna bottiglia e il giudizio che ne deriva da ogni singola degustazione dipendono da una moltitudine di fattori, gli stessi in grado di determinarne l'oblio o la consacrazione di in un'ottima annata.
Oggi imparerai che il vino e la sua degustazione non sono una piaga dei tempi moderni.
La genesi del vino, infatti, risale alla Preistoria, si tratta di un'avventura talmente tanto antica da confondersi con l'origine stessa dell'umanità.
Nato per caso nell'Europa medio-orienale da un succo d'uva conservato in ritagli di pelli che, con il passare del tempo, cominciò il suo naturale processo di fermentazione, il vino era già prodotto dalle popolazioni che abitavano sulle sponde dei grandi fiumi della storia come il Nilo, il Tigri o l'Eufrate.
Perdonate la licenza poetica ma sulla qualità di questo grande primo e geniale esperimento, le perplessità sono lecite. Sicuramente il suo sapore non era paragonabile neanche lontanamente a quello odierno considerando la miscela di spezie, miele e altri ingredienti utilizzata con la finalità di camuffarne il gusto.
Per fortuna però, un salto temporale degno di medaglia d'oro, ci porta alla civiltà greca, la prima nella quale è possibile parlare di una vera e propria viticoltura. Nelle terre della Grecia il vino era conosciuto come bevanda religiosa che ben si prestava alla celebrazione di riti, vittorie belliche e feste ma non era ancora presentato nella sua purezza. Con la decadenza della civiltà greca furono gli Etruschi a promuoverne la produzione che conobbe massimo tecnicismo quando i romani, mediante un'approfondita documentazione sulla vite e sul vino, ne promossero il consumo in tutte le colonie dell'Impero tra cui i territori di Francia, Spagna e Germania.
Alla caduta dell'Impero Romano furono i monaci Benedettini e i Cistercensi a proseguire lo studio dei processi di vinificazione per ottenere prodotti migliori.
Nel Rinascimento l'estensione della viticoltura copriva una superficie quattro volte superiore a quella attuale. Doverosa fu quindi l'adozione della bottiglie di vetro nel 1600, necessarie a conservare una produzione così ingente da costituire un esubero insostenibile, culminata nel secolo successivo con la soffiatura a bocca e l'introduzione dei tappi di sughero. In quel tempo in Italia esistevano già vini più famosi di altri come il Teroldego in Trentino, Il Moscato di Trani e i Chiaretti Piemontesi.
E' chiaro ormai che la produzione del vino, dal suo primo opinabile esperimento fino ad oggi, vanti secoli di storia, ma è doveroso riconoscere ai cugini francesi capeggiati da Louis Pasteur le fondamenta dell'enologia attraverso lo studio, nell'800, dei lieviti intesi come cellule in grado di fermentare lo zucchero in alcol etilico, anidride carbonica ed altre sostanze, capaci di trasformare il mosto d'uva in vino.
La recente rivalutazione del vino dunque, tanto da determinarne un elemento fondamentale della convivialità odierna, è la stazione d'arrivo di un treno partito mille anni fa con vagoni colmi di storia, sperimentazione, impegno e ricerca.
Dimenare il bicchiere non è una consuetudine modaiola ma un doveroso processo di ossigenazione che stimola la fuoriuscita degli aromi. Annusare un vino è il primo approccio alla sua conoscenza, serve a percepire gli elementi volatili e dall'intensità dell'odore si determina moltissimo al pari di un assaggio. Anche gli epiteti pronunciati non sono mai casuali, la terminologia enologica è racchiusa in un glossario alimentato con cura.
E' per questo che le qualità di ciascuna bottiglia e il giudizio che ne deriva da ogni singola degustazione dipendono da una moltitudine di fattori, gli stessi in grado di determinarne l'oblio o la consacrazione di in un'ottima annata.