27 gennaio: alla ricerca della Memoria dispersa nel vento. Ovvero, delle radici della nostra indifferenza
Migliaia di celebrazioni mentre infuriano eccidi, guerre, torture, e anche quei genocidi che non dovevano avvenire mai più
sabato 27 gennaio 2024
10.01
Certe cose sono difficili da comprendere. In redazione sono arrivate da giorni le notizie di iniziative per questo ventiquattresimo Giorno della Memoria, istituito nel 2000 per non dimenticare le carneficine dell'Olocausto "e fare in modo che quell'orrore non si ripeta più". Ma, c'è da chiedersi: possibile che il nostro livello di indifferenza, nelle scuole, nelle associazioni culturali - per l'amor di Dio, con tutto il rispetto di tali impegni - sia tale da continuare a ripetere nei comunicati, negli inviti negli avvisi, nelle locandine, nelle promozioni in offerta speciale dei libri di Primo Levi, questa frase che oggi sembra fare acqua da tutte le parti? Credo sia sempre più necessario, oggi, che, accanto alla memoria, sia amplificata - perché sembra che davvero i notiziari non bastino - l'attenzione rispetto al fatto che gli orrori dell'odio , in questo momento, oggi, da più di cento giorni stanno avvenendo nella striscia di Gaza, e, ancor prima, in Ucraina ; e, ancor prima, in una serie di conflitti in corso oggi, dico oggi, realizzate con atroci sofferenze e torture che su bambini , giovani , adulti e anziani senza pietà vengono perpetrate. E a chi può obiettare che il genocidio - cui si riferisce questa giornata - è un fatto diverso, andrebbe fatto sapere che genocidi, in questo momento, in certi paesi in Africa, stanno avvenendo proprio in quel senso di pulizia etnica, mentre noi diciamo "mai più". Che senso ha fermarsi a proiettare per la millesima volta "Il pianista", "Il bambino col pigiama a righe"o far rileggere in classe "Se questo è un uomo", se non accanto alla diffusione senza filtri delle immagini dei bambini mutilati, tremanti di paura e di dolore fisico, strappati dalla calda quotidianità nelle loro case e delle loro scuole, degli uomini nudi e torturati , mandati come carne al macello tra le bombe, oggi come allora, delle donne stuprate, violentate massacrate, picchiate, e ripeto, ancora oggi ,esattamente come 70 anni fa? "Perché questo orrore non si ripeta" sta ripetendosi, oggi, in questi minuti, in questi attimi, mentre qualcuno sta andando in fondo a leggere queste righe di rabbia, di dolore e di incredulità rispetto a una indifferenza e a una ipocrisia che, dettaglio ancor più grave, non nascono da malafede o superficialità (tutte le iniziative sono frutto di impegno e degne di grande rispetto), ma da una convinzione - forse confusa convinzione - che tutte le organizzazioni di queste giornate della memoria con le immagini della Shoah possano essere non sufficienti. La nostra attenzione oggi, è scientificamente provato, ha una capacità di concentrazione limitatissima: e allora quello che si vede e si sente in TV trova il tempo di pochi attimi e poi scivola via, questa è la verità. Perché se ci fermassimo a pensare a cosa accade in questo istante dovremmo fermare il mondo come è avvenuto col covid, fermarlo, completamente.
Quale potrebbe essere la colpa dell'indifferenza? Babbo Natale , forse : già, un'inconsistenza nata dalla pubblicità di una bibita che ha autorizzato il mondo a essere convinto che i doni arrivino a tutti i bambini. Andatelo a dire, ai bambini che muoiono di fame e di epidemie, a quelli che, nella terra in cui è nato Gesù, tutti, palestinesi e israeliani, hanno trascorso il Natale sotto le bombe, andateglielo a dire ai bambini annegati e ingoiati da onde alte dieci metri,alle bambine spose stuprate a otto o nove anni. Forse l'indifferenza nasce da quella storia che che esiste un mondo di serie A, dove arrivano i regali con i buonismi e le favole e i bei film romantici e un mondo di serie B, dove Babbo Natale e i suoi elfi si guardano bene dall'entrare. Aggiungiamo qualcosa al nome della Giornata della memoria, perché la memoria noi, così indifferenti al presente, non ce l'abbiamo. Perché in un mondo dell'inconsistenza, dell'intelligenza artificiale, dell'esserci per pubblicare sui social, degli eroi dell'effimero che hanno le loro fondamenta nel numero dei Followers, delle relazioni virtuali, l'unica cosa vera reale sono la guerra e la crudeltà umana , che è sempre uguale, sempre, anche se con volti diversi. Ho conosciuto Elisa Springer poco prima che morisse, ho visto il suo numero tatuato sul braccio, più di vent'anni fa. "Per la gente tutto quello che noi raccontiamo ha l'aspetto di un film. lo ascoltano piangono, si commuovono e poi se ne dimenticano". Io ero fiduciosa e le dissi che il mondo sarebbe stato migliore dopo il fondo che si era toccato. Il suo sguardo doloroso, triste e rassegnato che mi diceva il contrario non lo dimenticherò mai. Aveva ragione.
Vignetta realizzata da Luigi Puce. Una memoria che si disperde nel vento.
Quale potrebbe essere la colpa dell'indifferenza? Babbo Natale , forse : già, un'inconsistenza nata dalla pubblicità di una bibita che ha autorizzato il mondo a essere convinto che i doni arrivino a tutti i bambini. Andatelo a dire, ai bambini che muoiono di fame e di epidemie, a quelli che, nella terra in cui è nato Gesù, tutti, palestinesi e israeliani, hanno trascorso il Natale sotto le bombe, andateglielo a dire ai bambini annegati e ingoiati da onde alte dieci metri,alle bambine spose stuprate a otto o nove anni. Forse l'indifferenza nasce da quella storia che che esiste un mondo di serie A, dove arrivano i regali con i buonismi e le favole e i bei film romantici e un mondo di serie B, dove Babbo Natale e i suoi elfi si guardano bene dall'entrare. Aggiungiamo qualcosa al nome della Giornata della memoria, perché la memoria noi, così indifferenti al presente, non ce l'abbiamo. Perché in un mondo dell'inconsistenza, dell'intelligenza artificiale, dell'esserci per pubblicare sui social, degli eroi dell'effimero che hanno le loro fondamenta nel numero dei Followers, delle relazioni virtuali, l'unica cosa vera reale sono la guerra e la crudeltà umana , che è sempre uguale, sempre, anche se con volti diversi. Ho conosciuto Elisa Springer poco prima che morisse, ho visto il suo numero tatuato sul braccio, più di vent'anni fa. "Per la gente tutto quello che noi raccontiamo ha l'aspetto di un film. lo ascoltano piangono, si commuovono e poi se ne dimenticano". Io ero fiduciosa e le dissi che il mondo sarebbe stato migliore dopo il fondo che si era toccato. Il suo sguardo doloroso, triste e rassegnato che mi diceva il contrario non lo dimenticherò mai. Aveva ragione.
Vignetta realizzata da Luigi Puce. Una memoria che si disperde nel vento.