La Cna: «I partiti litigano mentre le aziende chiudono»

Letale la stretta del credito operata dalle banche. Appello della confederazione al prefetto

domenica 18 marzo 2012 12.20
Gli associati della sezione di Trani della Confederazione nazionale dell'artigianato e della piccola e media impresa (Cna) lanciano l'allarme: « Mentre i Partiti sono impegnati nella competizione elettorale amministrativa, continuando a litigare tra loro e anche al proprio interno, le imprese locali continuano a chiudere».

Solo tra le imprese associate alla Cna del settore calzaturiero, in questi ultimi mesi, hanno chiuso i battenti 4 aziende e 80 famiglie hanno perso il lavoro. Altre 5 aziende rischiano di seguire la stessa sorte nei prossimi mesi se le cose non dovessero cambiare. C'è molta rabbia tra le imprese poiché la causa principale che sta portando al fallimento numerose aziende del settore non è solo la concorrenza sleale asiatica o la diminuzione dei consumi, ma soprattutto la stretta del credito operata dalle banche, nei confronti delle aziende anche sane presenti nel nostro territorio. I rubinetti sono chiusi anche a coloro che sono garantiti al 50% dai cofidi.

«Dall'inizio del nuovo anno - denunciano gli associati tranesi - abbiamo ricevuto e continuiamo a ricevere molti ordini, ma non abbiamo la liquidità necessaria per acquistare la materia prima dai fornitori, anch'essi in difficoltà. I tempi di pagamento delle fatture da parte dei nostri clienti si sono allungati a dismisura e non riusciamo molte volte ad anticipare l'Iva. Per l'estivo 2012, grazie alla moda che punta ad una varietà di colori delle scarpe, al contrario dei soliti colori base, il mercato, anche europeo, è ritornato a richiedere il made in Italy. Le aziende di Trani sono tra le poche nel meridione attrezzate per il pronto moda e il rapido assortimento. In pochissimi giorni si riescono a produrre e consegnare migliaia di scarpe garantendo alta qualità. Non possiamo perdere questa grande opportunità, abbiamo bisogno ora e subito di un minimo di ossigeno per rimanere sul mercato e non chiudere».

Le banche hanno ricevuto dalla Bce un bel pò di soldi al costo del 1%. Secondo la Cna «gli istituti non devono pensare solo al rafforzamento del loro patrimonio e a seguire le regole di Basilea. Stare sul mercato non significa pensare solo agli utili. Le banche devono assumersi la responsabilità sociale di quello che fanno». Per la Cna anche gli istituti di credito del territorio devono, in questo momento particolare, essere vicini alle imprese locali e sostenerle con capitale fresco, soprattutto quelle che hanno la tesoreria del Comune, dell'Amet e dell'Amiu «e in particolare – si legge nella nota dell'associazione – la banca che gestisce i 14 milioni di euro depositati dall'Amiu per il post esercizio della discarica. Chiediamo pertanto alle Istituzioni pubbliche, in particolare Comune e Provincia, di intervenire con la massima urgenza con atti concreti per risolvere questo importante problema, sollecitando, anche con l'ausilio del prefetto, i rappresentanti delle banche a sostenere le imprese del territorio che vogliono ancora competere e garantiscono occupazione».