La lezione di Davigo ai ragazzi del liceo classico: «La legalità conviene sempre»
Il presidente dell'Anm a Trani per il concorso sul riutilizzo dei beni confiscati
venerdì 20 maggio 2016
11.22
«Qual è la differenza tra la Repubblica italiana e Cosa nostra? Il rispetto della legalità». Lo ha sottolineato con forza, questa mattina, il presidente dell'Associazione nazionale magistrati, Piercamillo Davigo, intervenendo a Trani per premiare gli studenti del Liceo classico "De Sanctis" a conclusione del progetto "Dalla criminalità alla legalità: il riutilizzo dei beni confiscati alle mafie". Davigo, parlando agli studenti dal palco del Polo Museale, ha ricordato il lungo cammino verso la conquista dei diritti, compreso quello di voto per le donne che fino al dopoguerra non era ancora garantito in Italia.
«L'articolo più importante della Costituzione italiana è il secondo: "La Repubblica garantisce il rispetto dei diritti inviolabili dell'uomo"», ha proseguito. «L'articolo 2 e diverse convenzioni internazionali dicono - ha sottolineato - che l'Italia non può violare i diritti umani o per lo meno non può farlo troppo a lungo. Eppure di recente è stata condannata dalla Corte europea di Giustizia per la vicenda Abu Omar». Ma ha anche ricordato l'amaro record italiano in fatto di magistrati morti per servizio. «Domani il direttivo dell'Anm deve aggiornare l'elenco dei magistrati caduti, da 24 a 27. Non succede in nessun Paese europeo che ci sia un numero così alto di magistrati, anzi non ce ne sono mai. Nemmeno in Irlanda o Spagna che hanno avuto forme di terrorismo devastanti. Evidentemente perché - ha sottolineato - in Italia organizzazioni terroristiche hanno potuto godere, persino, di qualche sponda in apparati dello Stato. Mentre in altri Paesi le organizzazioni che delinquono sanno che avrebbero contro tutto lo Stato».
Ai ragazzi Davigo ha raccontato anche della sua scelta di entrare in magistratura. «Prima di diventare magistrato lavoravo in Confindustria» - ha detto - Chiesi a un funzionario, quando vinsi il concorso, cosa dovessi fare e lui mi disse "Io non avrei dubbi". Continuo a pensare che rendere giustizia alle persone sia il lavoro più bello. E come ha detto il mio collega Spataro nel suo libro "Ne valeva la pena", anche io dico "ne valeva la pena"».
Il pm della Procura di Trani, Michele Ruggiero, ha sottolineato che «il fatto che i beni confiscati alla mafia ritornino alla società ci dice che tutto ritorna, la giustizia trionfa sempre». «Questo è un periodo di crisi - ha rimarcato - che sta aggravando le condizioni delle famiglie e anche togliendo la fiducia delle persone nella giustizia. La ragione della mancata fiducia è l'enorme criminalità, l'evasione fiscale. La legalità conviene. La legalità non è un valore di centro, destra o sinistra. Non facciamoci - ha concluso - espropriare di questo valore. Siamo servi delle leggi perché possiamo essere liberi. E quando c'è vera legalità c'è vera libertà».
Alla giornata ha preso parte anche il vice capo della Polizia di Stato, Matteo Piantedosi. «Noi siamo un Paese di illegalità diffusa, lo dicono molte classifiche che spesso ci pongono allo stesso livello di Stati meno sviluppati», ha detto. «Ma la misura del riutilizzo dei beni confiscati alle mafie è molto importante, se si pensa che il loro valore è di 17 miliardi di euro». Piantedosi ha ricordato anche «i fenomeni sempre più complessi a cui le forze di polizia devono sapersi adeguare e che richiedono un ammodernamento professionale e tecnologico». «Tra queste sfide c'è anche il terrorismo, sfida alla quale siamo pronti», ha concluso.
Nessun commento sugli avvenimenti attuali da parte di Piercamillo Davigo, nemmeno a conclusione della premiazione degli studenti. «Di riforma del Senato e delle mie vecchie inchieste - ha concluso - mi sentirete parlare quando terrò una lezione di storia».
«L'articolo più importante della Costituzione italiana è il secondo: "La Repubblica garantisce il rispetto dei diritti inviolabili dell'uomo"», ha proseguito. «L'articolo 2 e diverse convenzioni internazionali dicono - ha sottolineato - che l'Italia non può violare i diritti umani o per lo meno non può farlo troppo a lungo. Eppure di recente è stata condannata dalla Corte europea di Giustizia per la vicenda Abu Omar». Ma ha anche ricordato l'amaro record italiano in fatto di magistrati morti per servizio. «Domani il direttivo dell'Anm deve aggiornare l'elenco dei magistrati caduti, da 24 a 27. Non succede in nessun Paese europeo che ci sia un numero così alto di magistrati, anzi non ce ne sono mai. Nemmeno in Irlanda o Spagna che hanno avuto forme di terrorismo devastanti. Evidentemente perché - ha sottolineato - in Italia organizzazioni terroristiche hanno potuto godere, persino, di qualche sponda in apparati dello Stato. Mentre in altri Paesi le organizzazioni che delinquono sanno che avrebbero contro tutto lo Stato».
Ai ragazzi Davigo ha raccontato anche della sua scelta di entrare in magistratura. «Prima di diventare magistrato lavoravo in Confindustria» - ha detto - Chiesi a un funzionario, quando vinsi il concorso, cosa dovessi fare e lui mi disse "Io non avrei dubbi". Continuo a pensare che rendere giustizia alle persone sia il lavoro più bello. E come ha detto il mio collega Spataro nel suo libro "Ne valeva la pena", anche io dico "ne valeva la pena"».
Il pm della Procura di Trani, Michele Ruggiero, ha sottolineato che «il fatto che i beni confiscati alla mafia ritornino alla società ci dice che tutto ritorna, la giustizia trionfa sempre». «Questo è un periodo di crisi - ha rimarcato - che sta aggravando le condizioni delle famiglie e anche togliendo la fiducia delle persone nella giustizia. La ragione della mancata fiducia è l'enorme criminalità, l'evasione fiscale. La legalità conviene. La legalità non è un valore di centro, destra o sinistra. Non facciamoci - ha concluso - espropriare di questo valore. Siamo servi delle leggi perché possiamo essere liberi. E quando c'è vera legalità c'è vera libertà».
Alla giornata ha preso parte anche il vice capo della Polizia di Stato, Matteo Piantedosi. «Noi siamo un Paese di illegalità diffusa, lo dicono molte classifiche che spesso ci pongono allo stesso livello di Stati meno sviluppati», ha detto. «Ma la misura del riutilizzo dei beni confiscati alle mafie è molto importante, se si pensa che il loro valore è di 17 miliardi di euro». Piantedosi ha ricordato anche «i fenomeni sempre più complessi a cui le forze di polizia devono sapersi adeguare e che richiedono un ammodernamento professionale e tecnologico». «Tra queste sfide c'è anche il terrorismo, sfida alla quale siamo pronti», ha concluso.
Nessun commento sugli avvenimenti attuali da parte di Piercamillo Davigo, nemmeno a conclusione della premiazione degli studenti. «Di riforma del Senato e delle mie vecchie inchieste - ha concluso - mi sentirete parlare quando terrò una lezione di storia».