La mancata integrazione è solo nella testa degli adulti
La questione della "minoranza" vista da Giovanni Ronco
mercoledì 3 gennaio 2018
Voglio affrontare l'argomento in tempi non sospetti, prima che diventi "carnaccia da macello" elettorale, buona per prendere o togliere voti, per indossare l'abito del moralista facile, visto che la scadenza elettorale è all'improvviso più vicina che mai, ai primi di marzo. Per sostenere la tesi di oggi, stavolta farò ricorso all'esperienza personale di docente, più che di giornalista. Lo dico: l'integrazione degli extracomunitari è un problema che sta solo nella testa degli adulti.
A scuola i bambini provenienti da altro continente, quando arrivano nelle classi, per quanto li riguarda, tenderebbero ad integrarsi subito, senza secondi o retro pensieri. La "minoranza", il pregiudizio, quel sottile timore strisciante, li ho visti e sentiti più nelle parole degli adulti e di certi genitori, il più delle volte poco attrezzati culturalmente.
Ho visto bambini musulmani o cinesi, quindi minoranza islamica o atea, fare il presepe insieme agli altri o alzarsi in piedi quando si pregava. Un "ateo" di dodici anni, reo confesso, appena adolescente, mi disse, senza che gli si facesse alcun discorso, "che si alzava in piedi comunque per rispetto". La "minoranza" ha già i suoi anticorpi in principio; poi la società degli adulti intacca quegli anticorpi col pregiudizio o l'ignoranza.
I nostri ragazzi, anche più giovani, e quelli provenienti da altre culture, non hanno bisogno di prediche. Stanno già bene insieme tra loro, da quanto ho potuto vedere. Ogni anno arriva puntuale ad esempio questa storia del Crocifisso o del Presepe da non esporre "per rispetto" nei confronti delle minoranza; storie di emblematica e ordinaria ipocrisia che fanno male a tutti, musulmani compresi. Magari chi fa questi discorsi buonisti, poi parla comunque di "negri di merda" in qualche chiacchierata. Storie alimentate dai "social dei pensieri ammassati" e da media guidati da editori interessati a fomentare il fuoco: bastavedere la linea editoriale di certe trasmissioni che fomentano odio e scambiano fatti di cronaca e azioni di farabutti, magrebini o di altra nazionalità, con il discorso educativo e culturale.
Un giochetto molto facile per chi è esperto di comunicazione, il gioco delle tre carte, che mischia gli elementi, per cuocere la "carnaccia" elettorale di cui sopra. Un pericoloso inganno che può essere rifilato a chi è meno attrezzato e meno istruito. Di qui l'invito di ieri: meno social e più lettura, più ricerca dell'informazione seria, meno bufale e tettine. Tutto il resto è business e ciarpame elettorale. Il discorso è sempre collegato. I miei alunni già lo sanno. Tanti altri adolescenti pure. Gli adulti poi rovinano tutto, come sempre.
A scuola i bambini provenienti da altro continente, quando arrivano nelle classi, per quanto li riguarda, tenderebbero ad integrarsi subito, senza secondi o retro pensieri. La "minoranza", il pregiudizio, quel sottile timore strisciante, li ho visti e sentiti più nelle parole degli adulti e di certi genitori, il più delle volte poco attrezzati culturalmente.
Ho visto bambini musulmani o cinesi, quindi minoranza islamica o atea, fare il presepe insieme agli altri o alzarsi in piedi quando si pregava. Un "ateo" di dodici anni, reo confesso, appena adolescente, mi disse, senza che gli si facesse alcun discorso, "che si alzava in piedi comunque per rispetto". La "minoranza" ha già i suoi anticorpi in principio; poi la società degli adulti intacca quegli anticorpi col pregiudizio o l'ignoranza.
I nostri ragazzi, anche più giovani, e quelli provenienti da altre culture, non hanno bisogno di prediche. Stanno già bene insieme tra loro, da quanto ho potuto vedere. Ogni anno arriva puntuale ad esempio questa storia del Crocifisso o del Presepe da non esporre "per rispetto" nei confronti delle minoranza; storie di emblematica e ordinaria ipocrisia che fanno male a tutti, musulmani compresi. Magari chi fa questi discorsi buonisti, poi parla comunque di "negri di merda" in qualche chiacchierata. Storie alimentate dai "social dei pensieri ammassati" e da media guidati da editori interessati a fomentare il fuoco: bastavedere la linea editoriale di certe trasmissioni che fomentano odio e scambiano fatti di cronaca e azioni di farabutti, magrebini o di altra nazionalità, con il discorso educativo e culturale.
Un giochetto molto facile per chi è esperto di comunicazione, il gioco delle tre carte, che mischia gli elementi, per cuocere la "carnaccia" elettorale di cui sopra. Un pericoloso inganno che può essere rifilato a chi è meno attrezzato e meno istruito. Di qui l'invito di ieri: meno social e più lettura, più ricerca dell'informazione seria, meno bufale e tettine. Tutto il resto è business e ciarpame elettorale. Il discorso è sempre collegato. I miei alunni già lo sanno. Tanti altri adolescenti pure. Gli adulti poi rovinano tutto, come sempre.