La memoria del lager raccontata a scuola dai parenti del signor Corrado di Lernia
Gli alunni della scuola secondaria di primo grado Bovio Rocca Palumbo hanno vissuto momenti di grande commozione
venerdì 2 febbraio 2024
9.37
Si ricorda per non dimenticare, non per replicare! Animati da questa riflessione, gli alunni della classe 1^A, a conclusione di un approfondimento storico sulla Giornata della Memoria, questa mattina hanno potuto ascoltare in aula la preziosa testimonianza della Sig.ra Andreina Di Lernia e del Sig. Renato Cormio, rispettivamente figlia e nipote del Sig. Corrado Di Lernia, detenuto come prigioniero militare nel campo di concentramento Stalag VI D di Dortmund, dal 1943 al 1945.
Si è trattato di un momento di profonda commozione generale che ha visto coinvolti non solo i famigliari, ma anche i nostri cari alunni, tutti accomunati da un atteggiamento di grande rispetto nei confronti degli intervenuti e stretti in un solenne silenzio.
Ci sono voluti anni di intensa ricerca da parte della famiglia del Sig. Corrado per riuscire a mettere in ordine cronologico tutti gli accadimenti legati agli anni antecedenti e inerenti alla prigionia, soprattutto perché, anche dopo la sua liberazione, egli evitava di far riferimento a quella triste pagina della propria vita.
Un lavoro certamente non facile, dunque, quello svolto dai discendenti, specie se si considera che hanno dovuto fare i conti con la indicibile sofferenza vissuta dal loro caro e di cui è rimasta traccia indelebile nelle numerose lettere di corrispondenza inviate alla famiglia durante quegli anni orribili. Al termine dell'ascolto, gli alunni hanno sottoposto numerose domande attraverso le quali hanno potuto apprendere che al rientro a casa del Sig. Corrado, il suo stato psicologico, oltre che fisico, era talmente distrutto che solo con le cure amorevoli della madre e della moglie, pian piano, è stato ristabilito.
Ammirevole, dunque, il lavoro di custodia dei documenti effettuato dalla figlia e dal nipote, nonché la grande tenacia nel voler mantenere viva la memoria di ciò che è stato. Nel momento dei saluti, poi, l'invito rivolto ai ragazzi a far tesoro dell'esperienza vissuta, a raccontarla ad altri e a seminare la pace, il tutto condito dal richiamo ai versi della poesia Se questo è un uomo di Primo Levi.
Si è trattato di un momento di profonda commozione generale che ha visto coinvolti non solo i famigliari, ma anche i nostri cari alunni, tutti accomunati da un atteggiamento di grande rispetto nei confronti degli intervenuti e stretti in un solenne silenzio.
Ci sono voluti anni di intensa ricerca da parte della famiglia del Sig. Corrado per riuscire a mettere in ordine cronologico tutti gli accadimenti legati agli anni antecedenti e inerenti alla prigionia, soprattutto perché, anche dopo la sua liberazione, egli evitava di far riferimento a quella triste pagina della propria vita.
Un lavoro certamente non facile, dunque, quello svolto dai discendenti, specie se si considera che hanno dovuto fare i conti con la indicibile sofferenza vissuta dal loro caro e di cui è rimasta traccia indelebile nelle numerose lettere di corrispondenza inviate alla famiglia durante quegli anni orribili. Al termine dell'ascolto, gli alunni hanno sottoposto numerose domande attraverso le quali hanno potuto apprendere che al rientro a casa del Sig. Corrado, il suo stato psicologico, oltre che fisico, era talmente distrutto che solo con le cure amorevoli della madre e della moglie, pian piano, è stato ristabilito.
Ammirevole, dunque, il lavoro di custodia dei documenti effettuato dalla figlia e dal nipote, nonché la grande tenacia nel voler mantenere viva la memoria di ciò che è stato. Nel momento dei saluti, poi, l'invito rivolto ai ragazzi a far tesoro dell'esperienza vissuta, a raccontarla ad altri e a seminare la pace, il tutto condito dal richiamo ai versi della poesia Se questo è un uomo di Primo Levi.