La nuova moda degli incivili buzzurri: mascherine per terra
La mancanza di senso civico ai tempi del Coronavirus
venerdì 7 agosto 2020
6.16
Cambiano i tempi, cambiano le mode degli incivili. Una volta i più diffusi gesti in tal senso erano le deiezioni in formato gigante dei cani lasciate dai padroni di questi ultimi.
Una volta erano le bucce di banana tirate fuori dall'auto. Una volta era il fazzolettino sporco o la carta oleosa della focaccia gettati per terra con nonchalance.
Oggi alcuni gesti, con gran fatica, si stanno pian piano estinguendo (sono sempre più i padroni di cani che raccolgono i bisogni e "innaffiano" la pipì dello stesso muniti di paletta e bottiglietta). Altri sono "affiancati" dalla nuova moda incivile di questa estate: mascherine usate e gettate ovunque per strada e sui marciapiedi. Subito annerite e schiacciate dai passanti, fanno bella mostra di sé o infangate subito dopo qualche goccia di pioggia, come in questi giorni.
Dalla chirurgica azzurrina, a quella, come la chiamo io, impropriamente, per fornai o dipendenti del reattore di Chernobyl, bianca e spugnosa. Quest'ultima, aperta e abbandonata, vedi foto in notturna, ti fa anche spaventare in quanto dà l'idea di uno slip o assorbente abbandonato. Un campionario di mascherine ovunque, ad ogni angolo della città, spiagge comprese. Mi sa che i nuovi libri di educazione civica avranno bisogno di un nuovo capitolo a parte.
C'è infine la mascherina per politici, molto in voga in questo periodo di campagna elettorale. Appena il politico vede un microfono ed una telecamera, comincia a scondinzolare e con mezza lingua da fuori, riflesso condizionato, il più delle volte del giornalista marchettaro pronto a sua volta alla slinguata a pagamento, il politico sfoggia, dicevo, la sua mascherina d'ordinanza ma abbassata sotto il mento. E così straparla, sputacchia e vaneggia, nel mare magnum di una campagna elettorale senza meta e senza ritorno. Abbassata la mascherina, rimasta ormai come un tovagliolo pronto ad essere sporcato, parte la dichiarazione d'ordinanza con schizzi e spruzzi sui poveri malcapitati. Ecco, la mascherina sotto la pappagorgia, o sotto il pomo d'Adamo, è quella tipica del politico.
Una volta erano le bucce di banana tirate fuori dall'auto. Una volta era il fazzolettino sporco o la carta oleosa della focaccia gettati per terra con nonchalance.
Oggi alcuni gesti, con gran fatica, si stanno pian piano estinguendo (sono sempre più i padroni di cani che raccolgono i bisogni e "innaffiano" la pipì dello stesso muniti di paletta e bottiglietta). Altri sono "affiancati" dalla nuova moda incivile di questa estate: mascherine usate e gettate ovunque per strada e sui marciapiedi. Subito annerite e schiacciate dai passanti, fanno bella mostra di sé o infangate subito dopo qualche goccia di pioggia, come in questi giorni.
Dalla chirurgica azzurrina, a quella, come la chiamo io, impropriamente, per fornai o dipendenti del reattore di Chernobyl, bianca e spugnosa. Quest'ultima, aperta e abbandonata, vedi foto in notturna, ti fa anche spaventare in quanto dà l'idea di uno slip o assorbente abbandonato. Un campionario di mascherine ovunque, ad ogni angolo della città, spiagge comprese. Mi sa che i nuovi libri di educazione civica avranno bisogno di un nuovo capitolo a parte.
C'è infine la mascherina per politici, molto in voga in questo periodo di campagna elettorale. Appena il politico vede un microfono ed una telecamera, comincia a scondinzolare e con mezza lingua da fuori, riflesso condizionato, il più delle volte del giornalista marchettaro pronto a sua volta alla slinguata a pagamento, il politico sfoggia, dicevo, la sua mascherina d'ordinanza ma abbassata sotto il mento. E così straparla, sputacchia e vaneggia, nel mare magnum di una campagna elettorale senza meta e senza ritorno. Abbassata la mascherina, rimasta ormai come un tovagliolo pronto ad essere sporcato, parte la dichiarazione d'ordinanza con schizzi e spruzzi sui poveri malcapitati. Ecco, la mascherina sotto la pappagorgia, o sotto il pomo d'Adamo, è quella tipica del politico.