La scuola "colabrodo" e la censura
Riflessione sul caso della "Fabiano"
venerdì 18 novembre 2016
11.33
Il tetto di una scuola diventa un colabrodo. Mentre i bambini fanno lezione, dal soffitto dei corridoi piove. Qualcuno filma e fotografa l'acqua che cade, qualcun altro scrive e pubblica su un portale web un articolo con allegati quelle foto e quei video, facendo ciò che si chiede istituzionalmente agli organi di informazione: denunciare problemi e fare informazione, sollecitando magari (sia pure implicitamente) interventi.
Ciò che appare strano è il fatto che, di fronte a tutto questo, dalla scuola in questione si risponda con un cartello chiaro e inequivocabile: "Non è consentito fare riprese o scattare foto, se non previa autorizzazione della preside". Ancor prima che il cartello venisse affisso all'ingresso dell'istituto - con l'intento evidente di essere un monito per genitori delatori e giornalisti divulgatori - alla redazione del nostro portale web è arrivata una richiesta di convocazione per il direttore della testata, con tanto di data e luogo dell'incontro, da parte della dirigente scolastica della scuola in questione. Motivo? "Il sito ha pubblicato foto e video della scuola d'infanzia senza che ne sia stata informata la dirigenza di questa scuola e senza aver ottenuto l'autorizzazione dalla fonte diretta". Come se la fonte diretta (senza voler impartire nozioni evidentemente sconosciute di giornalismo) possa essere un dirigente scolastico.
Il problema non è nemmeno che un dirigente scolastico voglia interloquire con un giornalista, ma lo è la modalità della convocazione che fa pensare più al modus operandi della polizia giudiziaria che a quello di un educatore. Ci spiace scomodare lontani ricordi, ma la situazione ha tanto il sapore della censura. Pur comprendendo e riconoscendo la responsabilità e il diritto-dovere della dirigenza scolastica di regolare l'accesso all'istituto, a tutela degli alunni, ci chiediamo se la preoccupazione della dirigente sia più verso la denuncia giornalistica che verso il problema denunciato. La normativa vieta, giustamente, di filmare i bambini senza preventiva autorizzazione a loro tutela. E questa norma non è stata in alcun modo violata. Gli alunni, a nostro modesto parere, però si tutelano anche garantendo loro condizioni idonee per stare a scuola.
C'è da precisare che queste nostre riflessioni arrivano, in questo momento, non per alimentare una polemica, ma semplicemente perché è stato constatato che, a seguito delle nuove piogge dei giorni scorsi, parte del soffitto, in corrispondenza di dove si erano registrate le infiltrazioni, si è distaccato (così come testimonia la nuova foto di cui siamo entrati in possesso e che pubblichiamo di seguito) certificando la situazione di pericolo già evidenziata.
Del resto, per il bene dei nostri (futuri) figli, speriamo tutti in una "buona scuola".
Ciò che appare strano è il fatto che, di fronte a tutto questo, dalla scuola in questione si risponda con un cartello chiaro e inequivocabile: "Non è consentito fare riprese o scattare foto, se non previa autorizzazione della preside". Ancor prima che il cartello venisse affisso all'ingresso dell'istituto - con l'intento evidente di essere un monito per genitori delatori e giornalisti divulgatori - alla redazione del nostro portale web è arrivata una richiesta di convocazione per il direttore della testata, con tanto di data e luogo dell'incontro, da parte della dirigente scolastica della scuola in questione. Motivo? "Il sito ha pubblicato foto e video della scuola d'infanzia senza che ne sia stata informata la dirigenza di questa scuola e senza aver ottenuto l'autorizzazione dalla fonte diretta". Come se la fonte diretta (senza voler impartire nozioni evidentemente sconosciute di giornalismo) possa essere un dirigente scolastico.
Il problema non è nemmeno che un dirigente scolastico voglia interloquire con un giornalista, ma lo è la modalità della convocazione che fa pensare più al modus operandi della polizia giudiziaria che a quello di un educatore. Ci spiace scomodare lontani ricordi, ma la situazione ha tanto il sapore della censura. Pur comprendendo e riconoscendo la responsabilità e il diritto-dovere della dirigenza scolastica di regolare l'accesso all'istituto, a tutela degli alunni, ci chiediamo se la preoccupazione della dirigente sia più verso la denuncia giornalistica che verso il problema denunciato. La normativa vieta, giustamente, di filmare i bambini senza preventiva autorizzazione a loro tutela. E questa norma non è stata in alcun modo violata. Gli alunni, a nostro modesto parere, però si tutelano anche garantendo loro condizioni idonee per stare a scuola.
C'è da precisare che queste nostre riflessioni arrivano, in questo momento, non per alimentare una polemica, ma semplicemente perché è stato constatato che, a seguito delle nuove piogge dei giorni scorsi, parte del soffitto, in corrispondenza di dove si erano registrate le infiltrazioni, si è distaccato (così come testimonia la nuova foto di cui siamo entrati in possesso e che pubblichiamo di seguito) certificando la situazione di pericolo già evidenziata.
Del resto, per il bene dei nostri (futuri) figli, speriamo tutti in una "buona scuola".