«La segreteria di Trani aveva svilito la funzione del Pd»

Il presidente di Liberamente Democratici si esprime sul commissariamento. Ventura confuta il risultato delle primarie di ottobre

mercoledì 21 marzo 2012 10.48
«E' stata la commissariata segreteria cittadina a svilire da tempo la funzione del Pd in città, così provocando il progressivo allontanamento dal partito di numerosi esponenti della società». Nicola Ventura, presidente dell'associazione Liberamente democratici (che da subito ha sostenuto la candidatura di Ugo Operamolla) esprime le sue considerazioni sul recente commissariamento del Partito Democratico. «A Trani - spiega Ventura - si è costituita una grande alleanza che vede per la prima volta insieme quasi tutte le forze del centrosinistra e del polo di centro. Questa alleanza è nata grazie alla condivisione di un programma e soprattutto di un candidato, estraneo a tutti i partiti, scelto per la sua autorevolezza e la sua competenza: Ugo Operamolla. C'è tuttavia chi, isolandosi, si è chiamato fuori da tale responsabile percorso ed oggi accusa la coalizione di centro-sinistra di fantomatiche pressioni sulla dirigenza del PD per eliminarlo dalla competizione elettorale. C'è chi, ergendosi a paladino della democrazia, si finge vittima delle scelte degli apparati. In realtà la circostanza che un grande partito come il Partito Democratico ha scelto, a poche settimane dal voto, di adottare una misura così drastica e grave come il commissariamento del circolo cittadino deve indurre l'opinione pubblica ad interrogarsi sulla verità dei fatti, al di là della chiara propaganda elettorale. Al contrario è stata proprio la commissariata segreteria cittadina a svilire da tempo la funzione del Pd in città, così provocando il progressivo allontanamento dal partito di numerosi esponenti della società: imprenditori, sindacalisti, consiglieri comunali, professionisti, esponenti del mondo associativo».

«Insieme a tanti - prosegue Ventura - ho partecipato con convinzione alla nascita del Partito Democratico a Trani e sono stato pertanto testimone della sua storia recente. Insieme ad altri ne ho progressivamente preso le distanze dopo aver compreso che, attraverso la sapiente utilizzazione dei meccanismi democratici previsti dallo statuto, un gruppo ha tentato, riuscendoci in parte, di abolire la reale democrazia interna riducendo un partito plurale ad un mero comitato elettorale. Il consigliere comunale Ferrante, eletto nella lista dei Socialisti Uniti, ha aderito insieme ad un gruppo di fedelissimi supporter al Partito Democratico ad un anno e mezzo dalla sua fondazione. Ha tuttavia subito posto come condizione per la sua adesione al Partito Democratico l'assegnazione della carica di capogruppo: l'ha ottenuta, incassando l'appoggio di due consiglieri su quattro, ed ha così subito rotto l'unità del partito ancora prima di entrarvi. Successivamente, in occasione dello scorso congresso, col suo gruppo è ricorso ad un anomalo tesseramento di massa (oltre 800 iscritti in un partito che fino al giorno prima si reggeva su una cinquantina di attivisti, tra cui il sottoscritto) al solo scopo di egemonizzare la linea politica in funzione delle prossime elezioni amministrative. La nuova segreteria nata da quel congresso non ha mai riunito il coordinamento cittadino per discutere delle elezioni amministrative, salvo che in un'unica occasione, nel febbraio 2011, alla presenza del segretario provinciale Patruno. In quella riunione un'ampia parte del coordinamento aveva espresso la necessità di impegnare il PD nella costruzione di una coalizione ampia che coinvolgesse anche le forze di centro. Quella segreteria ha invece continuato per la sua strada e, rompendo l'unità del centrosinistra, ha indetto anzi tempo delle consultazioni primarie con la sola adesione di due partiti ed un movimento costituito in città per l'occasione».

Ventura confuta il risultato delle consultazioni di ottobre: «Per inciso - spiega - la candidatura del consigliere Ferrante non è mai stata deliberata dagli organismi cittadini del Partito Democratico come invece avrebbe richiesto l'articolo 20, comma 5, dello statuto. Inutilmente il segretario provinciale ha chiesto di posticipare quelle consultazioni onde favorire preliminarmente la costruzione di un'ampia coalizione di centro-sinistra. La segreteria cittadina, invece, al fine di investire il candidato Ferrante di un sicuro plebiscito, scientificamente costruito a tavolino, le ha frettolosamente celebrate con la partecipazione di due altri candidati che hanno raccolto meno di duecento voti (ossia meno delle firme necessarie per presentare la propria candidatura). A quelle consultazioni hanno partecipato in assoluta buona fede – tratti peraltro in errore dalla stessa denominazione di primarie del centrosinistra – alcuni elettori del centrosinistra; vi hanno tuttavia partecipato anche numerosi elettori del centrodestra, attirati dall'obiettivo di sofisticarne l'esito finale per acuire una spaccatura nel campo avverso. Il Partito Democratico, in coerenza con la politica delle alleanze che persegue a tutti i livelli, non poteva avvallare l'isolato percorso intrapreso dalla segreteria cittadina, che avrebbe condotto il partito ad una sicura sconfitta a Trani. Il segretario regionale Sergio Blasi ha pertanto pubblicamente rivolto un appello alla segreteria cittadina affinché prevalessero scelte responsabili. Tali appelli sono caduti nel vuoto e agli organismi provinciali non è rimasto che adottare, con l'avvallo degli organismi regionali e nazionali del Partito, la misura del commissariamento per ripristinare la democrazia interna e restituire il partito alla sua originaria funzione politica».

«Adesso che questa vicenda è giunta al suo epilogo - conclude Ventura - e ignorando il tentativo di chi a digiuno di altri argomenti vorrebbe continuare ad alimentare una campagna elettorale fatta solo di veleni e polemiche, speriamo che si possa tornare a concentrarci sulla città, occupandoci dei destini della collettività e non di quelli di un uomo solo».