"La voeite è na guerr", la nuova commedia di Marco Pilone
Due atti di sorrisi e riflessioni con tematiche sempre attuali
lunedì 28 dicembre 2015
7.08
Si chiama "La voeite è na guerr" la nuova commedia di Marco Pilone, andata in scena presso il teatro Mimesis. Ambientati nel 1972 nel centro storico di Trani, i due atti in dialetto tranese hanno perfettamente raggiunto l'obiettivo prefissato dal regista: far sorridere di gusto e far riflettere su tematiche contemporanee. Come sempre accade con le commedie di Pilone, anche in questa allo sfondo nettamente comico si sovrappone quello più tragico, sentimentale e drammatico: se per tre quarti della commedia il registro è prevalentemente comico, verso la parte conclusiva i toni e le riflessioni diventano più seri e creano una vera e propria empatia con gli spettatori. Questo nesso comicità – drammaticità risulta, dunque, pienamente riuscito.
È emerso, inoltre, lo sforzo messo in atto per riprodurre la lingua parlata negli anni '70 che è stata resa in un italiano popolare ricco di detti, giochi di parole e proverbi trasformati in cantilene. Spesso, ascoltando gli attori sembrava realmente di ascoltare i nostri anziani (dialettofoni) che si sforzano di parlare in italiano producendo parole e frasi anche molto comiche. La commedia ha toccato diverse tematiche tradizionali come miracoli, credenze religiose, i segnali di San Nicola fino a tematiche politiche e sociali come la candidatura alle elezioni comunali, la vendita dei bambini, la ricerca di un lavoro e il colera. Come ogni buona commedia che si rispetti anche questa è stata basata su un grande fraintendimento, la cui risoluzione ha toccato l'apice della comicità, per poi passare ad una lunga fase finale riflessiva e con una morale evidente. Giusto spazio è stato dato anche alle musiche che hanno accompagnato perfettamente le scene di vita quotidiana in questo sottano lasciato perennemente con la porta aperta, eccetto nell'occasione in cui "i panni sporchi si sono lavati in casa" e non con il vicinato.
In conclusione, ribadendo l'ottima riuscita della commedia, riproponiamo una delle ultime battute della commedia "La vita è una guerra: si combatte, si vince e si perde, ma l'importante è non alzare mai bandiera bianca", frase che si addice perfettamente al lavoro quotidiano svolto dal teatro Mimesis, fucina di teatro e di arte nonostante tutto.
È emerso, inoltre, lo sforzo messo in atto per riprodurre la lingua parlata negli anni '70 che è stata resa in un italiano popolare ricco di detti, giochi di parole e proverbi trasformati in cantilene. Spesso, ascoltando gli attori sembrava realmente di ascoltare i nostri anziani (dialettofoni) che si sforzano di parlare in italiano producendo parole e frasi anche molto comiche. La commedia ha toccato diverse tematiche tradizionali come miracoli, credenze religiose, i segnali di San Nicola fino a tematiche politiche e sociali come la candidatura alle elezioni comunali, la vendita dei bambini, la ricerca di un lavoro e il colera. Come ogni buona commedia che si rispetti anche questa è stata basata su un grande fraintendimento, la cui risoluzione ha toccato l'apice della comicità, per poi passare ad una lunga fase finale riflessiva e con una morale evidente. Giusto spazio è stato dato anche alle musiche che hanno accompagnato perfettamente le scene di vita quotidiana in questo sottano lasciato perennemente con la porta aperta, eccetto nell'occasione in cui "i panni sporchi si sono lavati in casa" e non con il vicinato.
In conclusione, ribadendo l'ottima riuscita della commedia, riproponiamo una delle ultime battute della commedia "La vita è una guerra: si combatte, si vince e si perde, ma l'importante è non alzare mai bandiera bianca", frase che si addice perfettamente al lavoro quotidiano svolto dal teatro Mimesis, fucina di teatro e di arte nonostante tutto.
Sarà possibile vedere la commedia il 6 gennaio 2016 presso il Teatro Mimesis.