Laurora: «sul TFR pagheranno lavoratori e imprese»
Mobilitazione per la manifestazione di Roma del 2 dicembre
giovedì 23 novembre 2006
Ultimi preparativi per la mobilitazione del centro destra per la manifestazione nazionale contro la Finanziaria che si terrà sabato 2 dicembre a Roma in piazza San Giovanni in Laterano. Dalla provincia di Barletta, Andria, Trani partiranno 23 pullman, quattro ciascuno dai tre capoluoghi (info 0883 506782). A Roma ci sarà tutto lo stato maggiore del partito azzurro di Puglia, dal coordinatore regionale Raffaele Fitto al coordinatore provinciale della Bat, il consigliere regionale Carlo Laurora, il quale spiega i motivi di questa protesta: «La partecipazione alla manifestazione romana - dice - è gratuita ed è rivolta a tutti i cittadini dei comuni della Bat che intendono, con la propria presenza, esprimere contrarietà verso la manovra finanziaria e dare voce allo scontento e al disagio che emerge dai ceti produttivi, messi sotto tiro da un'anacronistica e spietata vendetta di classe».
Laurora si è detto «fortemente preoccupato» delle ricadute che la finanziaria potrà avere nel breve e nel lungo tempo, ed ha parlato del compromesso sull'applicazione dell'esproprio del Tfr: «È un pessimo compromesso, se si considera il vero interesse dei contraenti. L'esenzione dal prelievo forzoso delle aziende con meno di 50 dipendenti condanna i piccoli imprenditori alla castrazione della aspirazione alla crescita. Il tema dello sviluppo, estraneo a una finanziaria che tradisce gli impegni presi con gli elettori, è proiettato nella fumosa lontananza di una fase 2, solo fumo negli occhi di cui si servono i presunti riformisti della coalizione prodiana per distrarre l'attenzione da una finanziaria sciagurata».
Per Laurora a pagare, per l'accordo sul Tfr, saranno i lavoratori e le imprese. «Una somma tra i 6 e i 7 miliardi finisce nel buco nero dei bilanci Inps. Soldi dei lavoratori che, da ora innanzi, sono di fatto nella disponibilità dello Stato o, più propriamente, degli umori del governo di turno. Economisti (della sinistra) e agenzie di rating sono concordi nel parlare di prestito forzoso. Il governo accende un debito con i lavoratori e questo debito diventa un'entrata dello Stato. Il beneficio per i conti pubblici sarà positivo solo nella fase di avvio, sul disavanzo. Ma il provvedimento peserà sul debito nel medio e lungo periodo, quando l'Inps sarà costretta a maggiori esborsi per pensioni e liquidazioni. C'è di peggio. Quanto alle imprese, la soglia dei 50 dipendenti (sotto la quale il Tfr rimane alle aziende) è un freno per la crescita. Ne vedremo delle belle: chi ha 53 dipendenti ne licenzierà tre, chi ne ha 80 dividerà l'azienda in due. Licenziare conviene, assumere no: niente male per un governo che avvea cavalcato lo slogan del rilancio attraverso lo sviluppo».
Laurora si è detto «fortemente preoccupato» delle ricadute che la finanziaria potrà avere nel breve e nel lungo tempo, ed ha parlato del compromesso sull'applicazione dell'esproprio del Tfr: «È un pessimo compromesso, se si considera il vero interesse dei contraenti. L'esenzione dal prelievo forzoso delle aziende con meno di 50 dipendenti condanna i piccoli imprenditori alla castrazione della aspirazione alla crescita. Il tema dello sviluppo, estraneo a una finanziaria che tradisce gli impegni presi con gli elettori, è proiettato nella fumosa lontananza di una fase 2, solo fumo negli occhi di cui si servono i presunti riformisti della coalizione prodiana per distrarre l'attenzione da una finanziaria sciagurata».
Per Laurora a pagare, per l'accordo sul Tfr, saranno i lavoratori e le imprese. «Una somma tra i 6 e i 7 miliardi finisce nel buco nero dei bilanci Inps. Soldi dei lavoratori che, da ora innanzi, sono di fatto nella disponibilità dello Stato o, più propriamente, degli umori del governo di turno. Economisti (della sinistra) e agenzie di rating sono concordi nel parlare di prestito forzoso. Il governo accende un debito con i lavoratori e questo debito diventa un'entrata dello Stato. Il beneficio per i conti pubblici sarà positivo solo nella fase di avvio, sul disavanzo. Ma il provvedimento peserà sul debito nel medio e lungo periodo, quando l'Inps sarà costretta a maggiori esborsi per pensioni e liquidazioni. C'è di peggio. Quanto alle imprese, la soglia dei 50 dipendenti (sotto la quale il Tfr rimane alle aziende) è un freno per la crescita. Ne vedremo delle belle: chi ha 53 dipendenti ne licenzierà tre, chi ne ha 80 dividerà l'azienda in due. Licenziare conviene, assumere no: niente male per un governo che avvea cavalcato lo slogan del rilancio attraverso lo sviluppo».