Lavoratori precari contro virus: un altro capitolo

Un pensiero a chi ogni giorno lotta sul lavoro contro questo "mostro"

venerdì 20 marzo 2020
A cura di Giovanni Ronco
Sfoglio i quotidiani di questi giorni e di tanto in tanto, fra le pagine ed i vari e numerosi "pezzi" dedicati al virus, appaiono paragrafi come fitte, come spine e pugni nello stomaco. Lavoratori statali, impiegati per lo più nella pubblica amministrazione che si stanno assentando; e ancora, in altre parti d'Italia: medici e infermieri in malattia; o ancora: docenti che hanno assegnato una montagna di compiti nei primi giorni di chiusura e poi hanno "snobbato" i propri studenti (leggo tra varie testimonianze e quest'ultima citata, colta da una scuola del centro Italia).

Io, nel mio piccolo, oltre ai dispositivi di didattica a distanza adottati dalla mia scuola, sono riuscito ad inviare (tramite un genitore rappresentante che ha fatto da filtro) alcuni audiomessaggi d'incoraggiamento e chiarimento ai miei alunni e per poco, sul finale, stavo per commuovermi, rivedendoli tutti insieme, i mulacchioni, come sono solito chiamarli, ad ascoltarmi tra un viso trasognato e la solita mezza risatina. Spero che non abbiano fatto un pezzo hip hop o trap, con la mia voce, essendo capaci di tutto con la tecnologia.

Scherzi a parte, mentre sfogliavo quelle pagine, leggendo di chi si mette in malattia o chi "se ne fotte", ho ripensato ai nostri lavoratori precari che continuano a sgobbare. Tutti bardati come quelli dell'Amiu (lo faceva notare ieri Fabrizio Ferrante); ho tenuto guanti e mascherina in un supermercato qualche giorno fa, solo per qualche minuto e col caldo che, già ero un pezzo d'acqua e con gli occhiali appannati, senza vedere più nulla.

Ho pensato ai lavoratori precari in Amet, specie gli ausiliari, che attendono, insieme a noi opinione pubblica, una stabilizzazione meritata sul campo. Ho pensato ai tanti docenti precari che vorrebbero lavorare, hanno fame di lavoro e che mai si sognerebbero, una volta in cattedra, in un momento come questo, di assegnare una montagna di compiti e poi sparire. Proprio in momenti come questi, di enorme emergenza, viene fuori ancor di più, la dignità, il decoro, il senso del dovere. E mi e' sembrato giusto, acclarato che ci sono lavoratori degni anche tra chi ha il posto fisso, rivolgermi a chi, anche da precario, lotta, sul lavoro, contro questo "mostro".