Le foreste urbane che mancano in Italia: la proposta di Pro Natura
La Federazione chiede alle Amministrazioni locali di combattere i cambiamenti climatici con azioni concrete
lunedì 17 febbraio 2020
In questi giorni la tempesta Ciara ha fatto strage di alberi in gran parte dell'Europa occidentale. Certo, negli ultimi anni, la salute degli alberi nelle città, in particolare quelle italiane, si è aggravata a causa del cambiamento climatico e della riduzione delle risorse economiche destinate al verde pubblico da parte delle amministrazioni locali. Gli alberi in contesti urbani infatti crescono in siti inadeguati che non consentono loro uno sviluppo salubre e longevo. Queste condizioni comportano schianti al suolo sempre più frequenti (vedi gli innumerevoli casi del Pino domestico) con grave rischio per l'incolumità della cittadinanza.
Rischio taglio
Constatiamo che il problema è di grande portata e portiamo a titolo di esempio i municipi I e II della Capitale dove si stima che siano circa 50.000 gli alberi a rischio schianto. Di conseguenza, gli abbattimenti preventivi stanno aumentando a salvaguardia della sicurezza dei cittadini mentre i rimpiazzi delle alberature abbattute stentano ad avvenire. Il mutamento del paesaggio urbano che ne consegue sta portando a forti proteste da parte dei residenti, preoccupati per la riduzione del verde nelle città che è fonte di benessere, in quanto in grado di svolgere svariate funzioni, tra tutte: la riduzione delle temperature estive (effetto isola di calore) e la riduzione degli agenti inquinanti tra i quali lo smog (fonte CNR Bologna).
Tuttavia, gran parte delle proteste antitaglio pongono l'attenzione quasi esclusivamente sulla sparizione delle alberature lungo strade, viali e marciapiedi. La sostituzione e il rimpiazzo di queste alberature è sicuramente un tema sensibile ma viene affrontato quasi esclusivamente sotto la prospettiva del decoro urbano e quasi mai sotto quella di una necessaria politica ambientale su scala locale. D'altra parte, il tema degli alberi abbattuti può essere l'occasione per accendere un serio dibattito sullo sviluppo sostenibile delle nostre città e degli ecosistemi urbani.
Un albero per ogni nuovo nato
A tal proposito, la Federazione Nazionale Pro Natura, basandosi sulle esperienze del progetto condiviso #Reforest, richiede che le amministrazioni applichino la legge n. 113/1992, così come modificata dalla Legge 10 del 2013, che obbliga i comuni con più di 15.000 abitanti a mettere a dimora un albero ogni nuovo nato. A nostra conoscenza, questa legge è stata largamente disattesa in gran parte d'Italia, in particolare a Bisceglie e a Trani, anche per l'assenza di un meccanismo sanzionatorio verso le Amministrazioni inadempienti o di incentivi per quelle adempienti. Eppure, la sua piena applicazione dal momento dell'entrata in vigore della Legge farebbe beneficiare il nostro Paese di oltre 15 milioni di nuovi alberi. Allo sforzo per la messa a dimora di nuovi alberi dovrà accompagnarsi anche una scelta delle essenze che dovranno tener conto, cosa quasi mai fatto in passato, di molti fattori, tra cui la loro autoctonia.
Il debito ecologico
Interpretiamo i milioni di alberi mai piantati come un debito ecologico e ci prodighiamo affinché funga da stimolo per le azioni da intraprendere. Proponiamo la forestazione come strumento di recupero e rigenerazione di aree degradate come ad esempio i terreni incendiati o industrializzati e abbandonati. A queste si possono aggiungere le aree già destinate a verde pubblico nei vari piani regolatori cittadini che devono vedere una pianificazione partecipata con i cittadini così da sviluppare una coscienza ambientalista sana nell'opinione pubblica.
La proposta della Federazione Nazionale Pro Natura è al servizio di tutte le associazioni che vi aderiscono e noi soci attivisti dell'Associazione Ripalta Area Protetta, che rappresentiamo la Federazione sui territori di Bisceglie e Trani, abbiamo colto l'appello alla sensibilizzazione delle amministrazioni locali iniziando con azioni simboliche di messa a dimora di alberi nella zona Bi Marmi, nell'Orto Schinosa e presso il IV Circolo didattico "Don Pasquale Uva". Ma quanto è stato fatto in questi anni è solo una piccola goccia nell'oceano, in considerazione della morte, ovvero dell'eradicazione di centinaia di esemplari che hanno lasciato come ricordo tantissime aiuole vuote o tristemente cementate.
Il verde pubblico
La battaglia ambientalista che proponiamo va oltre la conservazione delle foreste esistenti (quando ancora presenti) e punta alla rigenerazione degli ecosistemi forestali in aree adibite a forestazione urbana, mettendo a dimora migliaia di alberi destinati a svolgere una grande missione: rendere più piacevoli e salubri gli ambienti urbani e mitigare gli effetti locali del cambiamento climatico. Chiediamo alle Amministrazioni di procedere senza indugio alla riforestazione delle aree già individuate e all'adozione di quel Regolamento del Verde pubblico di cui sono ancor oggi prive.
Rischio taglio
Constatiamo che il problema è di grande portata e portiamo a titolo di esempio i municipi I e II della Capitale dove si stima che siano circa 50.000 gli alberi a rischio schianto. Di conseguenza, gli abbattimenti preventivi stanno aumentando a salvaguardia della sicurezza dei cittadini mentre i rimpiazzi delle alberature abbattute stentano ad avvenire. Il mutamento del paesaggio urbano che ne consegue sta portando a forti proteste da parte dei residenti, preoccupati per la riduzione del verde nelle città che è fonte di benessere, in quanto in grado di svolgere svariate funzioni, tra tutte: la riduzione delle temperature estive (effetto isola di calore) e la riduzione degli agenti inquinanti tra i quali lo smog (fonte CNR Bologna).
Tuttavia, gran parte delle proteste antitaglio pongono l'attenzione quasi esclusivamente sulla sparizione delle alberature lungo strade, viali e marciapiedi. La sostituzione e il rimpiazzo di queste alberature è sicuramente un tema sensibile ma viene affrontato quasi esclusivamente sotto la prospettiva del decoro urbano e quasi mai sotto quella di una necessaria politica ambientale su scala locale. D'altra parte, il tema degli alberi abbattuti può essere l'occasione per accendere un serio dibattito sullo sviluppo sostenibile delle nostre città e degli ecosistemi urbani.
Un albero per ogni nuovo nato
A tal proposito, la Federazione Nazionale Pro Natura, basandosi sulle esperienze del progetto condiviso #Reforest, richiede che le amministrazioni applichino la legge n. 113/1992, così come modificata dalla Legge 10 del 2013, che obbliga i comuni con più di 15.000 abitanti a mettere a dimora un albero ogni nuovo nato. A nostra conoscenza, questa legge è stata largamente disattesa in gran parte d'Italia, in particolare a Bisceglie e a Trani, anche per l'assenza di un meccanismo sanzionatorio verso le Amministrazioni inadempienti o di incentivi per quelle adempienti. Eppure, la sua piena applicazione dal momento dell'entrata in vigore della Legge farebbe beneficiare il nostro Paese di oltre 15 milioni di nuovi alberi. Allo sforzo per la messa a dimora di nuovi alberi dovrà accompagnarsi anche una scelta delle essenze che dovranno tener conto, cosa quasi mai fatto in passato, di molti fattori, tra cui la loro autoctonia.
Il debito ecologico
Interpretiamo i milioni di alberi mai piantati come un debito ecologico e ci prodighiamo affinché funga da stimolo per le azioni da intraprendere. Proponiamo la forestazione come strumento di recupero e rigenerazione di aree degradate come ad esempio i terreni incendiati o industrializzati e abbandonati. A queste si possono aggiungere le aree già destinate a verde pubblico nei vari piani regolatori cittadini che devono vedere una pianificazione partecipata con i cittadini così da sviluppare una coscienza ambientalista sana nell'opinione pubblica.
La proposta della Federazione Nazionale Pro Natura è al servizio di tutte le associazioni che vi aderiscono e noi soci attivisti dell'Associazione Ripalta Area Protetta, che rappresentiamo la Federazione sui territori di Bisceglie e Trani, abbiamo colto l'appello alla sensibilizzazione delle amministrazioni locali iniziando con azioni simboliche di messa a dimora di alberi nella zona Bi Marmi, nell'Orto Schinosa e presso il IV Circolo didattico "Don Pasquale Uva". Ma quanto è stato fatto in questi anni è solo una piccola goccia nell'oceano, in considerazione della morte, ovvero dell'eradicazione di centinaia di esemplari che hanno lasciato come ricordo tantissime aiuole vuote o tristemente cementate.
Il verde pubblico
La battaglia ambientalista che proponiamo va oltre la conservazione delle foreste esistenti (quando ancora presenti) e punta alla rigenerazione degli ecosistemi forestali in aree adibite a forestazione urbana, mettendo a dimora migliaia di alberi destinati a svolgere una grande missione: rendere più piacevoli e salubri gli ambienti urbani e mitigare gli effetti locali del cambiamento climatico. Chiediamo alle Amministrazioni di procedere senza indugio alla riforestazione delle aree già individuate e all'adozione di quel Regolamento del Verde pubblico di cui sono ancor oggi prive.