Le vedove nella Chiesa, autentica risorsa di carità
S.E. Mons. Giovan Battista Pichierri annuncia l'istituzione dell'Ordine
martedì 7 marzo 2006
S.E. Mons. Giovan Battista Pichierri, Arcivescovo di Trani-Barletta-Bisceglie, ha indirizzato una Lettera alle vedove cristiane annunciando l'istituzione dell'Ordine delle vedove.
In primo luogo, il presule presenta la vedovanza nella Sacra Scrittura, soffermandosi sull'attenzione dell'apostolo san Paolo verso questo stato di vita, caratterizzato dalla preghiera incessante e dal servizio alla Chiesa (cfr. 1 Tm 5, 13-16).
In secondo luogo, analizza la vedovanza nella storia della Chiesa antica. Sono citati i Padri apostolici del II secolo, Policarpo, s. Ignazio di Antochia, Erma, eco fedele della tradizione biblica. Fra i grandi Padri della Chiesa sono ricordati S. Ambrogio, autore dell'opera "De viduis", e S. Agostino, autore dell'importante opera "De bono viduitatis".
In terzo luogo, considera la vedovanza nel Magistero della Chiesa, con riferimenti al Concilio Vaticano II (Lumen gentium, 40; Apostolicam actuositatem, 4; Gaudium et spes, 48), al discorso di Paolo VI alle vedove nella Pentecoste del 1977 e al Messaggio che Giovanni Paolo II indirizzò alle vedove in pellegrinaggio a Lourdes il 17.5.1982, e al Direttorio di Pastorale familiare per la Chiesa in Italia (nn. 124 – 125).
Dopo tali solidi riferimenti, l'Arcivescovo presenta l'Ordo viduarum, formato da vedove battezzate e cresimate che, per divina chiamata e libera scelta, fanno una consacrazione pubblica della loro condizione, per donare nuovo vigore alla vocazione battesimale, mediante il voto di castità perpetua, esprimendo di voler vivere con spirito di povertà e di obbedienza per essere segno del Regno di Dio, dedicandosi alla preghiera e al servizio della Chiesa.
Tale consacrazione vedovile testimonia la speranza cristiana. Le vedove consacrate, nell'attesa di incontrare Cristo sposo della Chiesa e lo sposo terreno che le ha precedute nella Casa del Padre, servono con gioia e per amore Dio nella Chiesa (famiglia, parrocchia, diocesi). La Lettera termina con la preghiera della vedova. Per il testo integrale del documento, consultare www.trani.chiesacattolica.it .
In primo luogo, il presule presenta la vedovanza nella Sacra Scrittura, soffermandosi sull'attenzione dell'apostolo san Paolo verso questo stato di vita, caratterizzato dalla preghiera incessante e dal servizio alla Chiesa (cfr. 1 Tm 5, 13-16).
In secondo luogo, analizza la vedovanza nella storia della Chiesa antica. Sono citati i Padri apostolici del II secolo, Policarpo, s. Ignazio di Antochia, Erma, eco fedele della tradizione biblica. Fra i grandi Padri della Chiesa sono ricordati S. Ambrogio, autore dell'opera "De viduis", e S. Agostino, autore dell'importante opera "De bono viduitatis".
In terzo luogo, considera la vedovanza nel Magistero della Chiesa, con riferimenti al Concilio Vaticano II (Lumen gentium, 40; Apostolicam actuositatem, 4; Gaudium et spes, 48), al discorso di Paolo VI alle vedove nella Pentecoste del 1977 e al Messaggio che Giovanni Paolo II indirizzò alle vedove in pellegrinaggio a Lourdes il 17.5.1982, e al Direttorio di Pastorale familiare per la Chiesa in Italia (nn. 124 – 125).
Dopo tali solidi riferimenti, l'Arcivescovo presenta l'Ordo viduarum, formato da vedove battezzate e cresimate che, per divina chiamata e libera scelta, fanno una consacrazione pubblica della loro condizione, per donare nuovo vigore alla vocazione battesimale, mediante il voto di castità perpetua, esprimendo di voler vivere con spirito di povertà e di obbedienza per essere segno del Regno di Dio, dedicandosi alla preghiera e al servizio della Chiesa.
Tale consacrazione vedovile testimonia la speranza cristiana. Le vedove consacrate, nell'attesa di incontrare Cristo sposo della Chiesa e lo sposo terreno che le ha precedute nella Casa del Padre, servono con gioia e per amore Dio nella Chiesa (famiglia, parrocchia, diocesi). La Lettera termina con la preghiera della vedova. Per il testo integrale del documento, consultare www.trani.chiesacattolica.it .