Legambiente Trani, lo stop al PUG era evitabile

«Gran parte delle eccezioni furono sollevate da noi»

lunedì 1 settembre 2008
«Abbiamo sin dal primo momento espresso la nostra contrarietà al PUG di Trani che evidenziava palesi incongruenze testimonianti la chiara volontà di accontentare gli interessi edificatori dei singoli cittadini ed assecondare ancora una volta l'ormai consolidato connubio tra affari e politica. Nei tempi previsti dalle normative vigenti la legambiente ha prodotto formali osservazioni al PUG avvalendosi di tecnici che attraverso venti pagine di rilievi ed eccezioni hanno sviscerato gran parte dei difetti di una pianificazione che trascurava gli interessi della collettività tutelando esclusivamente i bisogni economici dei singoli cittadini.
Le osservazioni riguardavano ogni aspetto del PUG e scanadagliavano, rilevandone le incongruenze tecniche ed ambientali, le tipizzazioni, il regolamento edilizio, le norme tecniche, la viabilità, il rapporto con la costa, gli standard, il Piano per l'Assetto Idrogeologico, i PUTT, la tutela dei beni storico-ambientali, ecc..
Ebbene, quel corposo studio, fu completamente rigettato con un laconico e perentorio "non è tecnicamente discutibile". Ci duole constatare che, attualmente, gran parte di quelle osservazioni diverranno "tecnicamente discutibili" ed oggetto della conferenza di servizi in seguito alle eccezioni rilevate dalla Regione Puglia. Fummo sconcertati dalla bocciatura delle osservazioni poiché constatammo che molte osservazioni presentate dai cittadini che avevano palesemente un interesse privatistico furono stranamente accolte; quelle della Legambiente che, viceversa erano prodotte nell'interesse della collettività, furono rigettate. E' così che questo PUG nasce già vecchio e moribondo senza portare alcuna ventata di rinnovamento e di ossigeno per il futuro di Trani.
Non abbiamo alcun timore ad affermare che la Legambiente è a favore della pianificazione urbanistica poiché solo attraverso una regolamentazione chiara, avveduta ed equilibrata, si possono raggiungere gli obiettivi della sostenibilità ambientale e della vivibilità nelle aree urbane. Detto questo, non possiamo che ribadire la nostra avversità a questo PUG che non utilizza con opportuna sapienza e lungimiranza, la rara occasione potenzialmente offerta dalla redazione dei piani urbanistici. In quest'ottica siamo fortemente delusi ed amareggiati. Il rammarico è connesso all'amarezza di un PUG che preferisce disegnare una città modellata sulle ambizioni economiche degli operatori del settore, piuttosto che sulla vivibilità. Un altro motivo di delusione deriva dal dover rilevare, ancora una volta, che avevamo ragione nel lamentarci e che molte nostre osservazioni, oltre ad essere tecnicamente pertinenti, erano anche legittime e sensate.
Sono passati più di due anni da quei sordi gridi d'allarme lanciati nel vuoto dopo aver visto un PUG che racchiude nel fantomatico ‘comparto' un insidioso ed elastico strumento per plasmare volumetrie edilizie in ogni dove e con ogni altezza. Un PUG che premia i proprietari di fondi a ridosso del mare regalandogli indici di fabbricabilità ben più alti di quelli previsti dal vecchio piano regolatore. Un PUG incapace di tutelare il patrimonio storico-ambientale esistente. Un PUG sovradimensionato dal punto di vista delle volumetrie che consuma anche nuovo territorio attraverso le insidiosissime zone agricole speciali. Un PUG che non riesce neanche a imprimere, attraverso il regolamento edilizio, idee e proposte innovative dal punto di vista ecologico, energetico ed acustico. Un PUG squallidamente pavido nel prevedere la collocazione di servizi per la collettività, di piazze, scuole, mercati di quartiere, ospedali, piste ciclabili, ecc..
Tuttavia, tra tutte le lacune del nuovo PUG quelle che ci feriscono maggiormente attengono la tutela del patrimonio storico-ambientale. Ricordiamo che in una prima versione presentata nell'ottobre del 2005 venivano recepiti i vincoli pregressi e posti opportuni vincoli di tutela in molti siti di valore testimoniale all'interno della Città. Inoltre, venivano tutelate le ville ottocentesche e di inizio secolo che racchiudono la periferia urbana rappresentando una specifica tipologia edilizia (‘ville' e ‘casini') ben inserita nel tessuto storico-architettonico delle zone agricole.

Ebbene, non dobbiamo lavorare molto con la fantasia per immaginare quali interessi abbiano preferito far propendere il futuro di quei terreni verso la variegata e fantasiosa tipologia architettonica di ‘villettopoli' che, come in un grande parco disneyano, caratterizza i quartieri che circondano la città, piuttosto che tutelare quell'antico e prezioso patrimonio edilizio in muratura pini e agrumeti che ci hanno lasciato i nostri avi.

E che dire dello sconcerto nell'apprendere che una accidentale dimenticanza aveva omesso di porre i vincoli su importanti beni come l'ex giardino Telesio e Villa Monetti? Siamo convinti che, inconsciamente, quella strana dimenticanza, sia stata, involontariamente dettata dalla previsione di interventi edificatori a breve distanza dai siti interessati. Ma si sa come vanno queste bizzarrie della memoria: sono rilevate solo ed esclusivamente dagli ingenui ed illusi ambientalisti, piuttosto che dagli insigni esperti in materia che hanno contribuito alla redazione del PUG.»

I soci della Legambiente
Circolo di Trani