Lo Shavuoth 5766 nella Sinagoga Scolanova
«Di emozioni se ne vivono tante a Trani, da quando è riaperta la Sinagoga»
mercoledì 14 giugno 2006
«Di emozioni se ne vivono tante a Trani, da quando è riaperta e funzionante la Sinagoga Scolanova. Ad ogni tefillà la locale comunità ebraica (da pochi giorni ufficialmente Sezione della Comunità Ebraica di Napoli) si arricchisce di nuovi arrivati, Ebrei pugliesi che ritrovano in Trani la ragione stessa del loro Ebraismo.
A Shavuoth (la festa del dono della Torah) c'erano tuttavia emozioni nuove, tipiche di un luogo dove, nonostante gli Ebrei siano tornati da 2 anni, molte cose ancora non erano accadute e andavano vissute per la prima volta. La Comunità ebraica di Napoli ha messo a disposizione della sezione di Trani un bellissimo Sefer; era incredibile constatare quanta emozione si potesse provare nell'avere tra le braccia il Rotolo per eccellenza; tutti gli uomini del minian hanno avuto la gioa e l'onore di portarlo per un pò in circolo nella Scolanova mentre il Prof. Arie Ben Nun di Roma ha tenuto le tefilloth commentando con indiscussa dottrina ogni passo della Parashà di Jetrò.
Il secondo giorno di Shavuoth, quest'anno, ha accolto in sè lo Shabbath ma questa volta ad emozionarsi non siamo stati noi quanto Ben Nun il quale, dopo la derasha ci ha confessato: "nel '67 mi toccò seppellire tanti miei commilitoni dopo la Guerra dei 6 Giorni eppure non piansi. Ho pianto oggi qui a Trani". Finito sia Shavuoth che Shabbath, tuttavia, ci aspettava un giorno che per taluni aspetti era forse il più atteso.
Domenica 4 giugno Trani accoglieva per la prima volta 2 ragazze, Michaela Holzer e Gaia Margiotta, le quali compivano la loro maggiorità religiosa, il bat mitzvà. Per l'occasione è arrivato il nostro caro Rav Shalom Bahbout, il rabbino di Trani sin dal giorno della sua costituzione. Aveva seguito la crescita culturale e religiosa delle 2 ragazze, specchio della crescita di Trani ebraica; nessuno più di lui poteva accogliere nella maggiorità religiosa Michaela e Gaia.
La birkat hakohanim che ha intonato il rav Bahbout con voce che pareva discendere dal Sinai portava in sè una forza e una kedushà arretrata di 500 anni, da quando gli ultimi Ebrei di Trani salparono dal porto pugliese per Salonicco e Corfù. Sotto il suo talleth le 2 ragazze ricevevano, forse ancora inconsapevolmente, una eredità che oggi è sì fonte di ricchezza interiore ma anche di forte responsabilità; farsi testimoni di una identità, quella ebraica, che qui nella Trani che ha l'odore degli Ulivi di Gerusalemme è tornata, cresciuta e intende fare da battistrada a tutto l'Ebraismo dell'Italia meridionale che - segno dei tempi - sta conoscendo con la comunità-madre Napoli il suo Rinascimento.»
Francesco Lotoro
Portavoce comunità ebraica di Trani
A Shavuoth (la festa del dono della Torah) c'erano tuttavia emozioni nuove, tipiche di un luogo dove, nonostante gli Ebrei siano tornati da 2 anni, molte cose ancora non erano accadute e andavano vissute per la prima volta. La Comunità ebraica di Napoli ha messo a disposizione della sezione di Trani un bellissimo Sefer; era incredibile constatare quanta emozione si potesse provare nell'avere tra le braccia il Rotolo per eccellenza; tutti gli uomini del minian hanno avuto la gioa e l'onore di portarlo per un pò in circolo nella Scolanova mentre il Prof. Arie Ben Nun di Roma ha tenuto le tefilloth commentando con indiscussa dottrina ogni passo della Parashà di Jetrò.
Il secondo giorno di Shavuoth, quest'anno, ha accolto in sè lo Shabbath ma questa volta ad emozionarsi non siamo stati noi quanto Ben Nun il quale, dopo la derasha ci ha confessato: "nel '67 mi toccò seppellire tanti miei commilitoni dopo la Guerra dei 6 Giorni eppure non piansi. Ho pianto oggi qui a Trani". Finito sia Shavuoth che Shabbath, tuttavia, ci aspettava un giorno che per taluni aspetti era forse il più atteso.
Domenica 4 giugno Trani accoglieva per la prima volta 2 ragazze, Michaela Holzer e Gaia Margiotta, le quali compivano la loro maggiorità religiosa, il bat mitzvà. Per l'occasione è arrivato il nostro caro Rav Shalom Bahbout, il rabbino di Trani sin dal giorno della sua costituzione. Aveva seguito la crescita culturale e religiosa delle 2 ragazze, specchio della crescita di Trani ebraica; nessuno più di lui poteva accogliere nella maggiorità religiosa Michaela e Gaia.
La birkat hakohanim che ha intonato il rav Bahbout con voce che pareva discendere dal Sinai portava in sè una forza e una kedushà arretrata di 500 anni, da quando gli ultimi Ebrei di Trani salparono dal porto pugliese per Salonicco e Corfù. Sotto il suo talleth le 2 ragazze ricevevano, forse ancora inconsapevolmente, una eredità che oggi è sì fonte di ricchezza interiore ma anche di forte responsabilità; farsi testimoni di una identità, quella ebraica, che qui nella Trani che ha l'odore degli Ulivi di Gerusalemme è tornata, cresciuta e intende fare da battistrada a tutto l'Ebraismo dell'Italia meridionale che - segno dei tempi - sta conoscendo con la comunità-madre Napoli il suo Rinascimento.»
Francesco Lotoro
Portavoce comunità ebraica di Trani