Mafie nella Bat, il procuratore Nitti: «Qui clan aperturisti e tolleranti»
Il procuratore capo: «Non c'è controllo esclusivo del territorio»
giovedì 8 settembre 2022
17.12
I gruppi criminali attivi nella provincia di Barletta-Andria-Trani, non hanno "una forma di protezione del proprio territorio ma hanno persino una forma di apertura. L'importante, in sostanza, secondo una mentalità levantina che esiste anche nei clan baresi, è fare profitto subito". Lo dichiara alla Dire Renato Nitti, capo della procura di Trani da anni impegnato nel contrasto alle mafie.
Il nord Barese è un territorio in cui i clan "non operano il controllo del territorio in modo esclusivo e questo comporta una grave conseguenza", evidenzia Nitti spiegando che "oltre alla mafia tradizionale vi è un sottobosco di criminalità, tollerato ampiamente dalle mafie, che riesce a proliferare e a creare enormi danni all'economia e alla popolazione. Anzi, le caratteristiche che hanno mostrato alcuni clan di questo territorio sono state quelle di una straordinaria apertura rispetto ad altri clan o mafie di altri territori, consentendo di operare in questo territorio a tutto danno della collettività". A confermare la commistione tra clan autoctoni e le organizzazioni mafiose di altre regioni sono alcuni dati relativi al passato.
"Come risulta da un verbale della commissione parlamentare antimafia - evidenzia il procuratore - nel nostro territorio purtroppo, vi sono state delle esperienze mafiose che hanno segnato un punto di riferimento a livello nazionale: basta leggersi gli atti della commissione parlamentare antimafia per verificare come venga indicata l'esperienza di Anacondia (Salvatore Anacondia, storico boss di Trani, ndr) come una esperienza capace di mutuare dalle altre mafie delle caratteristiche tali da mettere all'avanguardia le mafie locali".
Un intreccio mafioso che si esplica anche nelle modalità seguite per la commissione di delitti: la provincia Bat registra un numero elevato di lupare bianche. "A livello regionale - prosegue Nitti - il numero dei casi di lupara bianca che hanno riguardato il circondario di Trani è elevato e in proporzione, spicca rispetto ad altri territori. È fuori discussione che storicamente questa metodologia sia stata importata dalla ndrangheta. Nella ndrangheta in particolare la lupara bianca è più diffusa e non a caso anche nel territorio di Bari si è accertato che casi di lupara bianca abbiano riguardato proprio territori in cui erano stati mandati con misure di sicurezza o prevenzione degli affiliati alla ndrangheta".
Per il procuratore capo "questo ha un significato molto importante: è risaputo che nel nostro territorio vi sono mafie autoctone ed è altresì risaputo che le mafie anche più risalenti di questo territorio abbiano avuto stretti rapporti sia con la ndrangheta che con la camorra campana. È assai facile che vi sia stato un trasferimento di indicazioni e informazioni e tradizioni in questo senso".
Il nord Barese è un territorio in cui i clan "non operano il controllo del territorio in modo esclusivo e questo comporta una grave conseguenza", evidenzia Nitti spiegando che "oltre alla mafia tradizionale vi è un sottobosco di criminalità, tollerato ampiamente dalle mafie, che riesce a proliferare e a creare enormi danni all'economia e alla popolazione. Anzi, le caratteristiche che hanno mostrato alcuni clan di questo territorio sono state quelle di una straordinaria apertura rispetto ad altri clan o mafie di altri territori, consentendo di operare in questo territorio a tutto danno della collettività". A confermare la commistione tra clan autoctoni e le organizzazioni mafiose di altre regioni sono alcuni dati relativi al passato.
"Come risulta da un verbale della commissione parlamentare antimafia - evidenzia il procuratore - nel nostro territorio purtroppo, vi sono state delle esperienze mafiose che hanno segnato un punto di riferimento a livello nazionale: basta leggersi gli atti della commissione parlamentare antimafia per verificare come venga indicata l'esperienza di Anacondia (Salvatore Anacondia, storico boss di Trani, ndr) come una esperienza capace di mutuare dalle altre mafie delle caratteristiche tali da mettere all'avanguardia le mafie locali".
Un intreccio mafioso che si esplica anche nelle modalità seguite per la commissione di delitti: la provincia Bat registra un numero elevato di lupare bianche. "A livello regionale - prosegue Nitti - il numero dei casi di lupara bianca che hanno riguardato il circondario di Trani è elevato e in proporzione, spicca rispetto ad altri territori. È fuori discussione che storicamente questa metodologia sia stata importata dalla ndrangheta. Nella ndrangheta in particolare la lupara bianca è più diffusa e non a caso anche nel territorio di Bari si è accertato che casi di lupara bianca abbiano riguardato proprio territori in cui erano stati mandati con misure di sicurezza o prevenzione degli affiliati alla ndrangheta".
Per il procuratore capo "questo ha un significato molto importante: è risaputo che nel nostro territorio vi sono mafie autoctone ed è altresì risaputo che le mafie anche più risalenti di questo territorio abbiano avuto stretti rapporti sia con la ndrangheta che con la camorra campana. È assai facile che vi sia stato un trasferimento di indicazioni e informazioni e tradizioni in questo senso".