Mal‘Aria di Città, da Trani dati non pervenuti per l'assenza di colonnine per il monitoraggio della qualità dell'aria
I dati del report condotto da Legambiente
mercoledì 13 marzo 2024
16.38
Sono stati pubblicati i dati del report di Legambiente "Mal 'Aria di Città 2024: Luci ed ombre dell'inquinamento atmosferico nelle città italiane", redatto nell'ambito della Clean Cities Campaign.
Il report ha messo in evidenza i dati del 2023 nei capoluoghi di provincia, sia per quanto riguarda i livelli delle polveri sottili (PM10, PM2.5) che del biossido di azoto (NO2). 18 città delle 95 monitorate hanno superato gli attuali limiti normativi per gli sforamenti di PM10, principalmente nel nord del Paese, in particolare in Pianura Padana. Erano state 29 le città fuorilegge nel 2022 e 31 nel 2021. Qualcosa sembrerebbe dunque migliorare, ma questi miglioramenti sono principalmente attribuibili alle condizioni meteorologiche "favorevoli" che hanno caratterizzato il 2023, anziché a un effettivo successo delle azioni politiche intraprese per affrontare l'emergenza smog.
Al fine di rispettare i limiti imposti dall'OMS, sia ad Andria che a Barletta entro il 2030 sarebbe necessaria una riduzione del 26% di emissione di PM10 (l'anno scorso rispettivamente 41% e 29%), e del 23% (Andria) e 17% (Barletta) sulle emissioni di PM2.5. Anche quest'anno risultano non pervenuti i dati relativi alla città di Trani in quanto ancora sprovvista di colonnine di monitoraggio per la qualità dell'aria.
Legambiente propone una serie di interventi "a misura di città" attraverso l'istituzione di ZTL (zone a traffico limitato) e ZEZ (zone a zero emissioni), potenziamento del Trasporto Pubblico Locale, la sharing mobility e l'incentivo alla circolazione elettrica.
Legambiente e FIAB Trani guardano con soddisfazione la pedonalizzazione di parte del centro storico, ma ci sono ancora tantissimi obiettivi da raggiungere.
Il relativo incarico tecnico è stato assegnato ormai nel lontano gennaio 2019 e l'adozione delle linee di indirizzo risalgono a oltre 18 mesi fa. Dell'iter di approvazione non abbiamo più alcuna notizia.
D'altro canto, anche il regolamento del verde non risulta ancora adottato né approvato, laddove è scientificamente comprovato che il verde in città aiuti a tenere basse le temperature e contribuisca a ridurre gli inquinanti dell'aria.
E' tempo di sbloccare una pianificazione organica (e celere) del futuro di questa Città troppo spesso sovrastata da interventi spot e di urgenza, anche grazie ai processi partecipati con le tante associazioni, i tecnici e gli esperti che ogni giorno si impegnano per il contrasto alla crisi climatica e l'incremento della qualità di vita e della salute dei cittadini.
Il report ha messo in evidenza i dati del 2023 nei capoluoghi di provincia, sia per quanto riguarda i livelli delle polveri sottili (PM10, PM2.5) che del biossido di azoto (NO2). 18 città delle 95 monitorate hanno superato gli attuali limiti normativi per gli sforamenti di PM10, principalmente nel nord del Paese, in particolare in Pianura Padana. Erano state 29 le città fuorilegge nel 2022 e 31 nel 2021. Qualcosa sembrerebbe dunque migliorare, ma questi miglioramenti sono principalmente attribuibili alle condizioni meteorologiche "favorevoli" che hanno caratterizzato il 2023, anziché a un effettivo successo delle azioni politiche intraprese per affrontare l'emergenza smog.
Nella provincia BAT, la città di Andria risulta essere tra le città che presentano situazioni più critiche, in cui le medie annuali di NO2 superano ampiamente sia i valori previsti dalla normativa che quelli raccomandati dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (più stringenti di quelli attuali ma che saranno in vigore dal 2030 e considerati valori minimi per la tutela della salute delle persone).
Al fine di rispettare i limiti imposti dall'OMS, sia ad Andria che a Barletta entro il 2030 sarebbe necessaria una riduzione del 26% di emissione di PM10 (l'anno scorso rispettivamente 41% e 29%), e del 23% (Andria) e 17% (Barletta) sulle emissioni di PM2.5. Anche quest'anno risultano non pervenuti i dati relativi alla città di Trani in quanto ancora sprovvista di colonnine di monitoraggio per la qualità dell'aria.
Legambiente propone una serie di interventi "a misura di città" attraverso l'istituzione di ZTL (zone a traffico limitato) e ZEZ (zone a zero emissioni), potenziamento del Trasporto Pubblico Locale, la sharing mobility e l'incentivo alla circolazione elettrica.
Legambiente e FIAB Trani guardano con soddisfazione la pedonalizzazione di parte del centro storico, ma ci sono ancora tantissimi obiettivi da raggiungere.
E' sempre più urgente sbloccare situazioni ferme come la redazione, la definitiva approvazione e l'entrata in vigore del PUMS (Piano Urbano della Mobilità Sostenibile), che consentirebbe di disporre di una reale e organica pianificazione della mobilità, rendendo più efficiente il trasporto pubblico, connettendo le infrastrutture di mobilità pedonale e ciclabile, al momento frammentarie e spesso abbandonate, prevedendo parcheggi di interscambio, mobilità condivisa e colonnine per la ricarica di mezzi elettrici, nonché identificando percorsi casa-scuola e casa-lavoro sicuri e sostenibili.
Il relativo incarico tecnico è stato assegnato ormai nel lontano gennaio 2019 e l'adozione delle linee di indirizzo risalgono a oltre 18 mesi fa. Dell'iter di approvazione non abbiamo più alcuna notizia.
D'altro canto, anche il regolamento del verde non risulta ancora adottato né approvato, laddove è scientificamente comprovato che il verde in città aiuti a tenere basse le temperature e contribuisca a ridurre gli inquinanti dell'aria.
E' tempo di sbloccare una pianificazione organica (e celere) del futuro di questa Città troppo spesso sovrastata da interventi spot e di urgenza, anche grazie ai processi partecipati con le tante associazioni, i tecnici e gli esperti che ogni giorno si impegnano per il contrasto alla crisi climatica e l'incremento della qualità di vita e della salute dei cittadini.