Mediazione civile e manovra finanziaria: avvocati a rapporto
Convocata una conferenza stampa a Trani per giovedì. In un documento si spiegano i motivi delle contestazioni
mercoledì 5 ottobre 2011
Giovedì 6 ottobre gli avvocati del Foro di Trani si riuniranno un'assemblea generale straordinaria per affrontare le rilevanti novità introdotte dalle ultime manovre finanziarie estive che hanno introdotto importanti novità in tema di giustizia. L'assemblea (inizio alle 11.30 presso la biblioteca storica del consiglio dell'ordine in Piazza Sacra Regia Udienza) è stata indetta dal Consiglio dell'ordine degli avvocati di Trani e dall'organismo unitario dell'avvocatura.
Nel documento di convocazione dell'assemblea si spiegano i motivi delle contestazioni: «Ancora una volta sono stati utilizzati strumenti impropri quali le manovre finanziarie estive per introdurre una serie di novità direttamente incidenti sui costi e sul funzionamento della giustizia, oltre che sulla disciplina dell'attività forense. In particolare, appare preoccupante l'ulteriore lievitazione del contributo unificato e l'estensione dello stesso a settori del processo da sempre esenti (dal processo del lavoro a quello previdenziale, dalle separazioni e i divorzi al processo tributario), che si traduce in un tentativo di consentire l'accesso alla giustizia alle classi più abbienti, al fine d ottenere, attraverso questo improprio percorso, un abbattimento delle pendenze. L'opportuna rivisitazione della geografia giudiziaria non avrebbe dovuto essere delegata al Governo, con fissazione di paletti più o meno rigidi, senza un preventivo e necessario confronto con l'avvocatura ed un esame particolareggiato delle diverse realtà locali e dell'impatto socio-economico che l'eventuale soppressione di uffici giudiziari può determinare sui singoli territori, privati di presidi di legalità».
Tiene sempre banco la questione della mediazione civile: «Le spinte dei poteri forti verso una liberalizzazione selvaggia e la parificazione fra impresa e libere professioni appaiono contrarie al rilevo costituzionale della professione forense ed al dibattito, da anni in corso, sul riconoscimento dell'avvocato quale ineludibile soggetto costituzionale. Le novità introdotte in tema di concorrenza rischiano di frenare o addirittura di far definitivamente arenare l'iter legislativo di approvazione della riforma della professione forense. Nonostante i numerosi interventi della giustizia civile ed amministrativa sull'attuale disciplina della mediazione civile, con rinvio dell'esame di costituzionalità e di compatibilità con la disciplina comunitaria della stessa, il legislatore, invece di prendere in seria considerazione le richieste dell'avvocatura volte ad eliminare l'obbligatorietà dell'istituto, ovvero, quanto meno, di sospendere l'efficacia della legge, fino al pronunciamento della Corte costituzionale, ha inasprito le conseguenze della mancata partecipazione al procedimento di mediazione, così rendendo ancora più evidente il vulnus al diritto di difesa, attesa la non obbligatorietà dell'assistenza tecnica. Appare opportuno che venga rimossa l'idea della giustizia unicamente come costo per la società, trattato alla stregua di qualsiasi altro fenomeno meramente economico».
Dall'assemblea giungeranno soluzioni da contrapporre: «Trascorsa la stagione della protesta un'avvocatura matura ed avveduta deve passare alla proposta, per cui appare opportuno coinvolgere in un momento così fondamentale per il presente ed il futuro della professione non soltanto gli avvocati, ma anche la società civile, le forze politiche e sociali e le istituzioni, per analizzare lo stato dell'arte e presentare le proposte dell'avvocatura e della società civile, perché si riformi la macchina giudiziaria senza danneggiare i cittadini, ma eliminando gli sprechi, al fine di rilanciare la competitività del Paese».
Nel documento di convocazione dell'assemblea si spiegano i motivi delle contestazioni: «Ancora una volta sono stati utilizzati strumenti impropri quali le manovre finanziarie estive per introdurre una serie di novità direttamente incidenti sui costi e sul funzionamento della giustizia, oltre che sulla disciplina dell'attività forense. In particolare, appare preoccupante l'ulteriore lievitazione del contributo unificato e l'estensione dello stesso a settori del processo da sempre esenti (dal processo del lavoro a quello previdenziale, dalle separazioni e i divorzi al processo tributario), che si traduce in un tentativo di consentire l'accesso alla giustizia alle classi più abbienti, al fine d ottenere, attraverso questo improprio percorso, un abbattimento delle pendenze. L'opportuna rivisitazione della geografia giudiziaria non avrebbe dovuto essere delegata al Governo, con fissazione di paletti più o meno rigidi, senza un preventivo e necessario confronto con l'avvocatura ed un esame particolareggiato delle diverse realtà locali e dell'impatto socio-economico che l'eventuale soppressione di uffici giudiziari può determinare sui singoli territori, privati di presidi di legalità».
Tiene sempre banco la questione della mediazione civile: «Le spinte dei poteri forti verso una liberalizzazione selvaggia e la parificazione fra impresa e libere professioni appaiono contrarie al rilevo costituzionale della professione forense ed al dibattito, da anni in corso, sul riconoscimento dell'avvocato quale ineludibile soggetto costituzionale. Le novità introdotte in tema di concorrenza rischiano di frenare o addirittura di far definitivamente arenare l'iter legislativo di approvazione della riforma della professione forense. Nonostante i numerosi interventi della giustizia civile ed amministrativa sull'attuale disciplina della mediazione civile, con rinvio dell'esame di costituzionalità e di compatibilità con la disciplina comunitaria della stessa, il legislatore, invece di prendere in seria considerazione le richieste dell'avvocatura volte ad eliminare l'obbligatorietà dell'istituto, ovvero, quanto meno, di sospendere l'efficacia della legge, fino al pronunciamento della Corte costituzionale, ha inasprito le conseguenze della mancata partecipazione al procedimento di mediazione, così rendendo ancora più evidente il vulnus al diritto di difesa, attesa la non obbligatorietà dell'assistenza tecnica. Appare opportuno che venga rimossa l'idea della giustizia unicamente come costo per la società, trattato alla stregua di qualsiasi altro fenomeno meramente economico».
Dall'assemblea giungeranno soluzioni da contrapporre: «Trascorsa la stagione della protesta un'avvocatura matura ed avveduta deve passare alla proposta, per cui appare opportuno coinvolgere in un momento così fondamentale per il presente ed il futuro della professione non soltanto gli avvocati, ma anche la società civile, le forze politiche e sociali e le istituzioni, per analizzare lo stato dell'arte e presentare le proposte dell'avvocatura e della società civile, perché si riformi la macchina giudiziaria senza danneggiare i cittadini, ma eliminando gli sprechi, al fine di rilanciare la competitività del Paese».