Mercoledì 12 aprile il seder della prima sera di Pesach

A cura della comunità ebraica di Trani

venerdì 7 aprile 2006
Mercoledi sera 12 Aprile p.v. (14 Nissan, Vigilia di Pesach) la Comunità ebraica di Trani organizza il seder della prima sera di Pesach presso il ristorante "Da Miana" in via Sinagoga, Trani. Il digiuno dei primogeniti termina alle 19,56. Il seder inizierà non oltre le ore 20,30. E' necessario prenotarsi al num. 3402381725 o inviare email a ebraicatrani@fastwebnet.it entro e non oltre martedi 11 Aprile.
Vigilia di Pesach La sera del 14 di Nissàn il padrone di casa, seguito dalla famiglia e soprattutto dai bambini, a lume di candela va alla ricerca (bedikath) del chamètz con un piumino per raccoglierlo e recita la berachà. Ma poichè spesso la casa, essendo stata sottoposta a pulizie, non presenta residui di chamètz, la padrona di casa nasconde alcuni pezzi di pane per far sì che la berachà non sia pronunciata invano. Il 14 mattina si procede alla bruciatura del chamètz e alla recita della formula di annullamento del chamètz che non si è visto e tolto. Il 14 di Nissàn i primogeniti osservano un digiuno breve (dall'alba al tramonto) in ricordo dei primogeniti egiziani che furono uccisi per la salvezza del popolo ebraico. Si è esonerati dal digiuno se si partecipa a una Seudath Mitzvà ossia un pasto in onore di una cerimonia religiosa. Seder di Pesach Il seder di Pesach, la cena delle prime due sere di Pasqua, è costellata da cibi e atti simbolici che scorrono sulla tavola imbandita delle case ebraiche. Al centro della tavola ci sarà il piatto del Sèder con 3 matzòth ricoperte da un tovagliolo (una delle quali, chiamata afikòmen, è oggetto di un sapiente gioco tra il capotavola e i bambini seduti a tavola), il maròr (le erbe amare, ricordo della schiavitù egiziana), il charòset (impasto di mandorle, mele, fichi secchi e vino rosso che ricorda la malta dei mattoni con i quali gli Ebrei costruivano piramidi e statue in Egitto), il carpàs (una foglia di sedano con accanto una ciotola di acqua salata o aceto), il vino da consumarsi in abbondanza (sino a 4 calici di 86cc ripieni per ognuno dei commensali; per i bambini si può usare il succo d'uva), l'uovo sodo (simbolo di lutto per la distruzione del Tempio di Gerusalemme), il korekh (specie di panino preparato con due pezzi di matzòth con dentro charòset e maròr) il tutto scandito dalla lettura della Aggadàh (il racconto della Pasqua, ricco di citazioni bibliche e della tradizione rabbinica). Durante il seder occore mangiare almeno 28 grammi di matzà. Infine, il zerò'a, una zampa arrostita di agnello (secondo un'altra tradizione, è sufficiente quella di pollo), il simbolo più triste; perché l'Ebreo non consuma più l'agnello pasquale dal giorno in cui il Tempio di Gerusalemme fu distrutto dai Romani nell'anno 70 e.v., distruzione che diede termine al corbàn, il sacrificio quotidiano che si consumava nel Bet haMikdash. Unica eccezione, Roma; lì l'agnello viene tuttora mangiato anche la prima sera di Pesach in seguito a una eccezionale deroga che sin dai tempi più antichi fu concessa alla più importante comunità ebraica dell'Impero romano. La cena vera e propria viene consumata nel mezzo del rituale del seder.
Il seder di Pesach ha qualcosa di magico; è una festa ebraica ma è rivolta anche ai non Ebrei, perché possano contemplare il miracolo della libertà riservato al popolo di Israele. Perciò le porte di casa degli Ebrei rimangono aperte alla sera di Pesach. Eppure a tavola c'è un posto imbandito al quale non siede nessuno; quella sedia è per Elia, il profeta che secondo il racconto biblico fu rapito da un carro celeste e che la sera di Pesach, all'insaputa dei padroni di casa, potrebbe entrare nella casa di ogni Ebreo, magari sotto le spoglie di un povero passante. Sarebbe un segno atteso della venuta del Messia.
Francesco Lotoro
portavoce Università Ebraica di Trani