Monastero di Colonna, finiti i lavori per il museo
Mancano però i reperti archeologici da esporre
lunedì 19 ottobre 2015
1.11
I lavori al monastero di Colonna, finalizzati a trasformarlo in museo archeologico, sono terminati. Manca solo il collaudo tecnico, ma l'incarico è stato già affidato a Michele Stasi (dirigente del settore Urbanistica). Quindi il complesso monumentale sarà presto riaperto. Ma per l'attivazione del museo è tutta un'altra storia.
Il progetto è quello di sistemare al suo interno i reperti individuati tra il 1968 e il 1984 proprio nella zona di Colonna, a testimonianza di una presenza ininterrotta di insediamenti a partire dall'età del Bronzo e fino all'VIII secolo avanti Cristo. Quei reperti però non sono ora nella disponibilità del Comune, ma nei depositi della Soprintendenza ai Beni archeologici con la quale il Comune sta cercando di stabilire modi e tempi del trasferimento. «Già da due mesi abbiamo avviato con la Soprintendenza un dialogo per il trasferimento di una serie di reperti nel monastero, dove sono state persino allestite le teche», spiega il sindaco Amedeo Bottaro. «Ma non è l'unica questione da risolvere, dal momento che bisogna anche definire la gestione della struttura. Ma su questo aspetto – conclude – non è escluso che si possa attingere a finanziamenti pubblici».
Insomma, per qualche tempo il monastero rimarrà, inevitabilmente, una scatola vuota dopo interventi di ristrutturazione ed adeguamento costati 2 milioni di euro, realizzati dall'Ati Garibaldi-De Magis di Bari. L'Ati si aggiudicò definitivamente l'appalto nel settembre 2012, dopo una serie di contenziosi amministrativi instaurati da una delle aziende che avevano partecipato alla gara. Ma i lavori sono stati finanziati nell'ambito del programma Vision 2020 progetto "Water front" per complessivi 3,8 milioni di euro, già nel 2010, quando era sindaco Giuseppe Tarantini.
Il progetto è quello di sistemare al suo interno i reperti individuati tra il 1968 e il 1984 proprio nella zona di Colonna, a testimonianza di una presenza ininterrotta di insediamenti a partire dall'età del Bronzo e fino all'VIII secolo avanti Cristo. Quei reperti però non sono ora nella disponibilità del Comune, ma nei depositi della Soprintendenza ai Beni archeologici con la quale il Comune sta cercando di stabilire modi e tempi del trasferimento. «Già da due mesi abbiamo avviato con la Soprintendenza un dialogo per il trasferimento di una serie di reperti nel monastero, dove sono state persino allestite le teche», spiega il sindaco Amedeo Bottaro. «Ma non è l'unica questione da risolvere, dal momento che bisogna anche definire la gestione della struttura. Ma su questo aspetto – conclude – non è escluso che si possa attingere a finanziamenti pubblici».
Insomma, per qualche tempo il monastero rimarrà, inevitabilmente, una scatola vuota dopo interventi di ristrutturazione ed adeguamento costati 2 milioni di euro, realizzati dall'Ati Garibaldi-De Magis di Bari. L'Ati si aggiudicò definitivamente l'appalto nel settembre 2012, dopo una serie di contenziosi amministrativi instaurati da una delle aziende che avevano partecipato alla gara. Ma i lavori sono stati finanziati nell'ambito del programma Vision 2020 progetto "Water front" per complessivi 3,8 milioni di euro, già nel 2010, quando era sindaco Giuseppe Tarantini.