Morti sul lavoro, in Puglia un osservatorio sulla sicurezza
La proposta della Cgil: “Ai ragazzi diciamo: costruiamo assieme una carta dei diritti degli studenti in alternanza”
giovedì 3 marzo 2022
Nel 2021 in Puglia ci sono stati 65 infortuni ogni giorno, 96 i morti a fine anno. Un piccolo bollettino di guerra quello e il fronte è quello del lavoro. Una situazione non dissimile al resto del Paese che ha spinto la confederazione regionale a lanciare quello che è insieme una parola d'ordine e una richiesta impellente, "Al Sicuro!", così come il titolo dell'iniziativa tenutasi martedì pomeriggio presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell'Università di Bari. "Fermare la strage sui luoghi di lavoro. Favorire una giusta transizione tra istruzione, formazione e luoghi della produzione", il sottotitolo dell'evento promosso nell'ambito della mobilitazione nazionale lanciata dalla Cgil dopo le tragedie che hanno spazzato via le vite di Lorenzo Parelli e Giuseppe Lenoci, due giovani di 18 e 16 anni morti, il primo durante un percorso di alternanza scuola lavoro, il secondo mentre svolgeva un tirocinio. "Numeri e storie – ha proposto il segretario generale della Cgil Puglia, Pino Gesmundo – che ci dicono quanto urgente sia, e questa è la proposta che avanziamo, un osservatorio permanente su formazione e lavoro, coinvolgendo le associazioni studentesche, per monitorare un fenomeno che oggi sfugge alla conoscenza e valutazione".
"Siamo dinanzi a report che, drammaticamente, confermano quanto denunciamo da tempo: esiste un nesso fra precarietà, sfruttamento e inadempienza in materia di norme sulla salute e sicurezza. E, infatti, tra i settori maggiormente interessati dagli infortuni ci sono quelli che vedono spesso la maggior parte degli addetti avere meno di 34 anni, che si tratti di giovani titolari di rapporti di lavoro veri e propri o impegnati in percorsi di formazione curricolari o extracurricolari", ha spiegato Maria Giorgia Vulcano, coordinatrice del Nidil Cgil Puglia. Osservando infatti i codici Ateco delle aziende coinvolte da ispezioni e che risultano non in regola con percentuali che oscillano tra il 60 e l'80 per cento, "registriamo quelli del trasporto e magazzinaggio; attività di servizi, alloggio e ristorazione; attività sportive e di intrattenimento; attività professionali, scientifiche e tecniche e commercio. Segmenti del mercato del lavoro per i quali, solo qualche settimana fa, abbiamo denunciato una scarsa qualità delle tipologie dei contratti di lavoro applicati. Crediamo che la formazione permanente durante tutto l'arco della vita rappresenti ancora una leva per uscire dalla multiformi condizioni di ricattabilità e subalternità". Perché questo possa essere davvero il punto di partenza per invertire la tendenza dei dati appena descritti, "bisogna ripensare ai modelli attuali dei percorsi di formazione curricolare ed extracurricolare, riformandoli. E' urgente, peraltro, che i luoghi della formazione, anche mediante esperienze che consentano ai discenti di entrare in contatto, che non significa lavorare, con il mondo del lavoro, perseguono le proprie finalità trasformative dell'esistente, anziché riproporre modelli di sfruttamento delle intelligenze e della forza lavoro".
In Puglia, a fronte di 3.091 professionisti, associazioni, enti ed imprese ad offrire percorsi di alternanza e 394 enti di formazione accreditati, sono 100 mila gli studenti della scuola secondaria di II grado a potervi essere in potenza coinvolti e 500 quelli inseriti in percorsi professionali. "Tuttavia, non abbiamo contezza di come si svolga la relazione tra questi soggetti e gli studenti dei nostri territori. Certo è che, quando abbiamo coinvolto il sindacato degli studenti medi per raccogliere testimonianze abbiamo avuto modo di toccare con mano il clima di paura e ricatto con cui molti giovani vivono queste esperienze".
Per Roberto Voza, Direttore del Dipartimento di Giurisprudenza, "l'accesso al sapere rimane unico vero antidoto allo sfruttamento e strumento per contrastare disuguaglianze economiche e sociali. La società della conoscenza ha bisogno di lavoratori con formazione solida che consenta loro di comprendere significato innovazione per apportare aggiornamenti. Deve possedere strumenti per individuare con quali modalità dovrà svolgere funzioni sempre più specifiche e solo persone altamente formate non temono che l'innovazione renda obsoleto il proprio patrimonio. Anziché portare il lavoro nella formazione bisogna fare il contrario, investendo su formazione continua dei lavoratori".
"Siamo per il superamento della obbligatorietà del Pcto come proposto da confederazione, trasformato anche in materia d'esame, confondendo contenuti con metodologia didattica quasi disciplinare in un contesto sicuramente da riformare per quanto riguarda la sicurezza – afferma Claudio Menga, segretario generale della FLC Cgil Puglia -. A 16 e 17 anni Lorenzo e Giuseppe non dovevano essere lì se ci fosse stato obbligo scolastico a 18 anni, allora alternanza può avere aspetti positivi mostrando nel pratico l'apprendimento teorico, ma così come mostra solo un lavoro senza alcuna cultura o ideologia che lo sostiene". E durante l'incontro pubblico non sono mancate testimonianze di studenti impegnati in progetto curriculari delusi dalle esperienze fatte.
Per Gesmundo il tema della sicurezza deve essere centrale: "C'è bisogno di informare e formare su tutele e diritti, su strumenti di prevenzione in special modo se coinvolti sono studenti in formazione. Costruire dal basso condizioni del cambiamento, coinvolgendo esperti, enti di formazione, affinché vi sia conoscenza vera sul tema della sicurezza tale da poter esigere il rispetto di tutte le misure previste dalle leggi".
A concludere i lavori la segretaria confederale nazionale della Cgil, Rossana Dettori: "È stato più facile mettere in sicurezza lavoratori durante la pandemia che gli studenti impegnati in percorsi di alternanza. Non servono più allarmi sulla sicurezza ma atti concreti. Dobbiamo confrontarci con le scuole e le università per comprendere diversità dei bisogni formativi e gli studenti devono poter decidere percorsi. Lavoriamo a costruire una carta dei diritti degli studenti in alternanza". Giovani, ha ricordato la segretaria nazionale, "già costretti a lavoro poco pagati e con minime o nessuna tutela, così si spiegano i dati sugli infortuni, perché nessuno fa vera formazione. Allora ai ragazzi dico conquistiamo insieme questi diritti".
"Siamo dinanzi a report che, drammaticamente, confermano quanto denunciamo da tempo: esiste un nesso fra precarietà, sfruttamento e inadempienza in materia di norme sulla salute e sicurezza. E, infatti, tra i settori maggiormente interessati dagli infortuni ci sono quelli che vedono spesso la maggior parte degli addetti avere meno di 34 anni, che si tratti di giovani titolari di rapporti di lavoro veri e propri o impegnati in percorsi di formazione curricolari o extracurricolari", ha spiegato Maria Giorgia Vulcano, coordinatrice del Nidil Cgil Puglia. Osservando infatti i codici Ateco delle aziende coinvolte da ispezioni e che risultano non in regola con percentuali che oscillano tra il 60 e l'80 per cento, "registriamo quelli del trasporto e magazzinaggio; attività di servizi, alloggio e ristorazione; attività sportive e di intrattenimento; attività professionali, scientifiche e tecniche e commercio. Segmenti del mercato del lavoro per i quali, solo qualche settimana fa, abbiamo denunciato una scarsa qualità delle tipologie dei contratti di lavoro applicati. Crediamo che la formazione permanente durante tutto l'arco della vita rappresenti ancora una leva per uscire dalla multiformi condizioni di ricattabilità e subalternità". Perché questo possa essere davvero il punto di partenza per invertire la tendenza dei dati appena descritti, "bisogna ripensare ai modelli attuali dei percorsi di formazione curricolare ed extracurricolare, riformandoli. E' urgente, peraltro, che i luoghi della formazione, anche mediante esperienze che consentano ai discenti di entrare in contatto, che non significa lavorare, con il mondo del lavoro, perseguono le proprie finalità trasformative dell'esistente, anziché riproporre modelli di sfruttamento delle intelligenze e della forza lavoro".
In Puglia, a fronte di 3.091 professionisti, associazioni, enti ed imprese ad offrire percorsi di alternanza e 394 enti di formazione accreditati, sono 100 mila gli studenti della scuola secondaria di II grado a potervi essere in potenza coinvolti e 500 quelli inseriti in percorsi professionali. "Tuttavia, non abbiamo contezza di come si svolga la relazione tra questi soggetti e gli studenti dei nostri territori. Certo è che, quando abbiamo coinvolto il sindacato degli studenti medi per raccogliere testimonianze abbiamo avuto modo di toccare con mano il clima di paura e ricatto con cui molti giovani vivono queste esperienze".
Per Roberto Voza, Direttore del Dipartimento di Giurisprudenza, "l'accesso al sapere rimane unico vero antidoto allo sfruttamento e strumento per contrastare disuguaglianze economiche e sociali. La società della conoscenza ha bisogno di lavoratori con formazione solida che consenta loro di comprendere significato innovazione per apportare aggiornamenti. Deve possedere strumenti per individuare con quali modalità dovrà svolgere funzioni sempre più specifiche e solo persone altamente formate non temono che l'innovazione renda obsoleto il proprio patrimonio. Anziché portare il lavoro nella formazione bisogna fare il contrario, investendo su formazione continua dei lavoratori".
"Siamo per il superamento della obbligatorietà del Pcto come proposto da confederazione, trasformato anche in materia d'esame, confondendo contenuti con metodologia didattica quasi disciplinare in un contesto sicuramente da riformare per quanto riguarda la sicurezza – afferma Claudio Menga, segretario generale della FLC Cgil Puglia -. A 16 e 17 anni Lorenzo e Giuseppe non dovevano essere lì se ci fosse stato obbligo scolastico a 18 anni, allora alternanza può avere aspetti positivi mostrando nel pratico l'apprendimento teorico, ma così come mostra solo un lavoro senza alcuna cultura o ideologia che lo sostiene". E durante l'incontro pubblico non sono mancate testimonianze di studenti impegnati in progetto curriculari delusi dalle esperienze fatte.
Per Gesmundo il tema della sicurezza deve essere centrale: "C'è bisogno di informare e formare su tutele e diritti, su strumenti di prevenzione in special modo se coinvolti sono studenti in formazione. Costruire dal basso condizioni del cambiamento, coinvolgendo esperti, enti di formazione, affinché vi sia conoscenza vera sul tema della sicurezza tale da poter esigere il rispetto di tutte le misure previste dalle leggi".
A concludere i lavori la segretaria confederale nazionale della Cgil, Rossana Dettori: "È stato più facile mettere in sicurezza lavoratori durante la pandemia che gli studenti impegnati in percorsi di alternanza. Non servono più allarmi sulla sicurezza ma atti concreti. Dobbiamo confrontarci con le scuole e le università per comprendere diversità dei bisogni formativi e gli studenti devono poter decidere percorsi. Lavoriamo a costruire una carta dei diritti degli studenti in alternanza". Giovani, ha ricordato la segretaria nazionale, "già costretti a lavoro poco pagati e con minime o nessuna tutela, così si spiegano i dati sugli infortuni, perché nessuno fa vera formazione. Allora ai ragazzi dico conquistiamo insieme questi diritti".