"Nel lager c'ero anch'io": i testi di Vincenzo Pappalettera, deportato nel campo di sterminio di Mauthausen
In occasione della Giornata della Memoria l'intervento del dott. Mario Schiralli sullo scrittore di origine tranese
giovedì 27 gennaio 2022
15.53
In occasione della Giornata della Memoria, vogliamo riportare un intervento del dott. Mario Schiralli su Vincenzo Pappalettera, partigiano, deportato nel campo di sterminio di Mauthausen, scrittore e storico italiano, autore de libro denuncia "Tu passerai per il camino" che, nel 1966, gli valse il Premio Bancarella: nato a Milano da genitori tranesi trasferitisi nel capoluogo lombardo (suo padre era un tramviere), Pappalettera si sentiva "tranese a pieno titolo", come ripeteva egli stesso ogni qual volta ritornava a Trani. E sarebbe cosa buona e giusta far leggere alle nuove generazioni quelle pagine.
Ecco il ricordo di Mario Schiralli:
"Vincenzo Pappalettera: il lager nazista non lo vinse. "Tu passerai per il camino" era la minaccia che per anni i Kapò e gli aguzzini nazisti ripetevano ai prigionieri del campo di Mauthausen. Un riferimento esplicito e crudele ai forni crematori, una frase che è rimasta sinonimo di morte. Vincenzo Pappalettera, partigiano, deportato nel campo di sterminio di Mauthausen, scrittore e storico italiano, è stato l'autore de libro denuncia "Tu passerai per il camino" che, nel 1966, gli valse il Premio Bancarella, uno dei più prestigiosi premi letterari italiani, la cui prima edizione, nel 1953, era stata vinta da Ernest Hemingway con "Il vecchio e il mare".
Anche se era nato a Milano da genitori tranesi, da pochi mesi trasferitisi nel capoluogo lombardo (suo padre era un tramviere), Vincenzo Pappalettera "si sentiva tranese a pieno titolo", come ripeteva egli stesso ogni qual volta ritornava a Trani.
Citato nel volume di Domenico Di Palo, "La cultura del '900 a Trani", Vincenzo Pappalettera, era nato a Milano il 28 novembre 1919, e giovanissimo entrò nella Resistenza. Durante l'occupazione tedesca del nord Italia, poco più che ragazzo, esile e pallido, sposato con un figlio di pochi anni, venne arrestato nel 1944 per reati politici e deportato nel campo di concentramento e sterminio di Mauthausen dove rimase fino all'arrivo degli americani. Da questa tragica esperienza, vent'anni dopo la liberazione, nascerà il suo primo libro "Tu passerai per il camino", che raccolse subito commenti positivi sia dalla critica che dal pubblico italiano, meritandosi l'anno successivo il conferimento del premio Bancarella. Ogni pagina di questo libro è una pietra del monumento della memoria per mantenere vivo il ricordo delle persecuzioni naziste e dell'Olocausto.
Una volta ritornato in Brianza, a Cesano Maderno dove visse per quarant'anni, fino al 1° dicembre 1998, data della sua morte (l'Amministrazione Comunale di quella città gli ha intitolato la Biblioteca Comunale), faticò non poco a reinserirsi nella vita normale dopo le torture subite nel campo di concentramento e di sterminio e l'incubo incessante, come diceva lui stesso, di essere ucciso dai nazisti in qualsiasi momento. Però seppe reagire e scavando nelle ceneri ancora calde dei ricordi, capì che era importante "ricordare per gli altri, per i molti che non sanno, per i troppi che non vogliono sapere, per gli increduli in buona o mala fede. La sua narrazione si prefigura come descrizione e riflessione psicologica sul fenomeno Lager". A "Tu passerai per il camino" fece seguire altri volumi. in ordine cronologico, "Ritorno alla vita", "Nei lager c'ero anch'io" e "La parola agli aguzzini", drammatica relazione e dossier sul processo di Norimberga, scritto in collaborazione con suo figlio Luigi.
Nel 1991, sempre sull'onda dei ricordi, questa volta da persona libera, scrisse il bellissimo romanzo "Il Trani di Via Lambro", riannodando con il filo della memoria alcuni momenti della vita dei compaesani pugliesi che ruotavano intorno al "Trani", uno di quei localetti a Milano dove si vendeva il buon vino rosso proveniente da Trani e che ispirò anche una celebre canzone di Giorgio Gaber.
La sua ultima fatica letteraria porta la data del 1996. Dette alle stampe "Nazismo e olocausto" con l'intento di inviare un chiaro messaggio alle nuove generazioni.
A tal proposito, "lo scampato di Mauthausen" scrisse testualmente: "Può accadere ancora? Sta accadendo. Nazismo e Fascismo non muoiono mai, si ripresentano sotto nuove forme e di aspiranti dittatori ce ne sono sempre, i genocidi si susseguono e i motivi di fondo sono sempre gli stessi: l'intolleranza, gli odi razziali e i nazionalismi arroganti. I rimedi, non certo miracolosi, sono quelli di sempre: non abbassare mai la guardia, lottare per la democrazia, nonostante i suoi difetti, per la giustizia sociale…".
Vincenzo Pappalettera non fu solo un reduce dai campi di sterminio, ma un grande e apprezzato narratore di quei momenti terribili. Fu uno dei pochi che sopravvisse alle torture subite nel campo di Mauthausen. "Ma da un lager, disse, non si sopravvive mai completamente".
Ecco il ricordo di Mario Schiralli:
"Vincenzo Pappalettera: il lager nazista non lo vinse. "Tu passerai per il camino" era la minaccia che per anni i Kapò e gli aguzzini nazisti ripetevano ai prigionieri del campo di Mauthausen. Un riferimento esplicito e crudele ai forni crematori, una frase che è rimasta sinonimo di morte. Vincenzo Pappalettera, partigiano, deportato nel campo di sterminio di Mauthausen, scrittore e storico italiano, è stato l'autore de libro denuncia "Tu passerai per il camino" che, nel 1966, gli valse il Premio Bancarella, uno dei più prestigiosi premi letterari italiani, la cui prima edizione, nel 1953, era stata vinta da Ernest Hemingway con "Il vecchio e il mare".
Anche se era nato a Milano da genitori tranesi, da pochi mesi trasferitisi nel capoluogo lombardo (suo padre era un tramviere), Vincenzo Pappalettera "si sentiva tranese a pieno titolo", come ripeteva egli stesso ogni qual volta ritornava a Trani.
Citato nel volume di Domenico Di Palo, "La cultura del '900 a Trani", Vincenzo Pappalettera, era nato a Milano il 28 novembre 1919, e giovanissimo entrò nella Resistenza. Durante l'occupazione tedesca del nord Italia, poco più che ragazzo, esile e pallido, sposato con un figlio di pochi anni, venne arrestato nel 1944 per reati politici e deportato nel campo di concentramento e sterminio di Mauthausen dove rimase fino all'arrivo degli americani. Da questa tragica esperienza, vent'anni dopo la liberazione, nascerà il suo primo libro "Tu passerai per il camino", che raccolse subito commenti positivi sia dalla critica che dal pubblico italiano, meritandosi l'anno successivo il conferimento del premio Bancarella. Ogni pagina di questo libro è una pietra del monumento della memoria per mantenere vivo il ricordo delle persecuzioni naziste e dell'Olocausto.
Una volta ritornato in Brianza, a Cesano Maderno dove visse per quarant'anni, fino al 1° dicembre 1998, data della sua morte (l'Amministrazione Comunale di quella città gli ha intitolato la Biblioteca Comunale), faticò non poco a reinserirsi nella vita normale dopo le torture subite nel campo di concentramento e di sterminio e l'incubo incessante, come diceva lui stesso, di essere ucciso dai nazisti in qualsiasi momento. Però seppe reagire e scavando nelle ceneri ancora calde dei ricordi, capì che era importante "ricordare per gli altri, per i molti che non sanno, per i troppi che non vogliono sapere, per gli increduli in buona o mala fede. La sua narrazione si prefigura come descrizione e riflessione psicologica sul fenomeno Lager". A "Tu passerai per il camino" fece seguire altri volumi. in ordine cronologico, "Ritorno alla vita", "Nei lager c'ero anch'io" e "La parola agli aguzzini", drammatica relazione e dossier sul processo di Norimberga, scritto in collaborazione con suo figlio Luigi.
Nel 1991, sempre sull'onda dei ricordi, questa volta da persona libera, scrisse il bellissimo romanzo "Il Trani di Via Lambro", riannodando con il filo della memoria alcuni momenti della vita dei compaesani pugliesi che ruotavano intorno al "Trani", uno di quei localetti a Milano dove si vendeva il buon vino rosso proveniente da Trani e che ispirò anche una celebre canzone di Giorgio Gaber.
La sua ultima fatica letteraria porta la data del 1996. Dette alle stampe "Nazismo e olocausto" con l'intento di inviare un chiaro messaggio alle nuove generazioni.
A tal proposito, "lo scampato di Mauthausen" scrisse testualmente: "Può accadere ancora? Sta accadendo. Nazismo e Fascismo non muoiono mai, si ripresentano sotto nuove forme e di aspiranti dittatori ce ne sono sempre, i genocidi si susseguono e i motivi di fondo sono sempre gli stessi: l'intolleranza, gli odi razziali e i nazionalismi arroganti. I rimedi, non certo miracolosi, sono quelli di sempre: non abbassare mai la guardia, lottare per la democrazia, nonostante i suoi difetti, per la giustizia sociale…".
Vincenzo Pappalettera non fu solo un reduce dai campi di sterminio, ma un grande e apprezzato narratore di quei momenti terribili. Fu uno dei pochi che sopravvisse alle torture subite nel campo di Mauthausen. "Ma da un lager, disse, non si sopravvive mai completamente".