Nicola Scaringi: il fotoreporter tranese in giro per il mondo
Una passione ereditata da suo padre Ivo Scaringi e la sua straordinaria carriera
domenica 20 maggio 2018
1.05
Da anni segue i più importanti casi di cronaca italiana, ha visto il dolore davanti alle macerie del terremoto, è stato in giro per il mondo per le partite di Champions League, ha seguito le elezioni di Presidenti della Repubblica, era lì mentre si consumava la tragedia della Costa Concordia, ha osservato da vicino i viaggi del Papa ed è in partenza per la Russia, direzione Mondiali 2018. Nicola Scaringi, tranese, è un giornalista fotoreporter. Dopo l'incontro con Lino Chiechio, che lo ha voluto fortemente nella sua squadra, lavora per Videobank, un'azienda che fornisce servizi audiovisivi ai principali network italiani, come la Rai,Mediaset,Sky e La7 e ad alcuni broadcaster stranieri.
La passione per questo lavoro gli è stata trasmessa da suo padre, Ivo Scaringi: «Tra gli anni '80 e '90, mio padre mi fece vedere alcuni filmati realizzati negli anni '60 in Lucania. Erano alcune vecchie pellicole, si vedevano le donne avvolte negli scialli neri, i contadini sugli asini, le strade impolverate e compresi in quel momento il valore storico della comunicazione visiva. Quella civiltà non era morta per sempre, era ancora lì in quelle pellicole a testimonianza di un tempo lontano. - racconta Nicola- Ho iniziato con un regalo ricevuto per un compleanno dai miei genitori: una videocamera, una delle prime che erano in commercio verso la fine degli anni '80. Così cominciai da solo a fare alcune riprese in giro per Trani».
I primi passi verso la sua straordinaria carriera gli ha compiuti nelle tv locali,come Telesveva, dove ha imparato a trasformare la sua grande passione in un vero lavoro. Contemporaneamente però Nicola stava attraversando un periodo molto particolare della sua vita, suo padre era appena venuto a mancare: «Mi resi subito disponibile a collaborare con Telesveva. Per me era il modo, in un momento drammatico, di continuare in ciò che mio padre anni prima mi aveva insegnato. Per me è stato il modo per continuare a sentirlo vicino».
Da quel momento la strada è stata dura ma tutta in salita, piena di sacrifici e tanta gavetta. I segreti del suo successo sono sicuramente la sua grande passione e l'umiltà che Nicola non ha mai dimenticato. Il suo lavoro gli ha permesso di conoscere storie straordinarie e alcune anche molto dolorose. L'umanità, la delicatezza e il rispetto per il dolore delle persone sono indispensabili per chi decide di essere un fotoreporter. Tra le storie che Nicola ricorda particolarmente, infatti, c'è quella di Martina, una ragazza che durante il terremoto di Amatrice ha perso la mamma, il papà e la sorella. «Era rientrata nella zona rossa, tutto riviveva nei suoi ricordi, ma lì non c'era più nulla. Poi c'era la sua casa, completamente crollata. Ad un certo punto fa un passo in avanti, infila una mano tra le macerie ed estrae una scarpa da uomo tutta impolverata. Mi guarda e con voce tremante mi dice "È la scarpa di papà", dopo un lungo silenzio. Mi fermo, cerco di essere il più discreto possibile. Per chi ha perso tutto, una delle cose più importanti è ritrovare qualsiasi cosa, anche insignificante, appartenuta al proprio passato».
Oggi Nicola ha appena terminato di lavorare per un reportage al largo delle coste libiche per la Rai a bordo di una nave umanitaria per documentare cosa accade ogni giorno nelle acque del Mediterraneo. «È stata un'esperienza dura, non priva di pericoli in cui ho toccato con mano la miseria umana, gli occhi di chi scappa, i racconti delle torture, ho visto bambini innocenti che hanno avuto la sfortuna di nascere in paesi molto poveri».
La storia di Nicola è la testimonianza di chi ha avuto il coraggio di inseguire un sogno per tutta la vita. «Quando mi trovo in uno stadio e ascolto l'inno della Champions League, tutta la vita professionale mi passa davanti. Rivedo i miei sogni di ragazzo e sono felice di averli realizzati. – ai giovani Nicola da un grande consiglio- Non vivete alla giornata, ma abbiate un obiettivo da raggiungere. Non mollate mai, abbiate la testa dura e non fatevi travolgere dall'emotività. E poi tanta umiltà. Cominciate dal basso e studiate. Oggi internet è un ottimo strumento per aggiornarsi e per approfondire. Fatelo sempre e comunque!».
La passione per questo lavoro gli è stata trasmessa da suo padre, Ivo Scaringi: «Tra gli anni '80 e '90, mio padre mi fece vedere alcuni filmati realizzati negli anni '60 in Lucania. Erano alcune vecchie pellicole, si vedevano le donne avvolte negli scialli neri, i contadini sugli asini, le strade impolverate e compresi in quel momento il valore storico della comunicazione visiva. Quella civiltà non era morta per sempre, era ancora lì in quelle pellicole a testimonianza di un tempo lontano. - racconta Nicola- Ho iniziato con un regalo ricevuto per un compleanno dai miei genitori: una videocamera, una delle prime che erano in commercio verso la fine degli anni '80. Così cominciai da solo a fare alcune riprese in giro per Trani».
I primi passi verso la sua straordinaria carriera gli ha compiuti nelle tv locali,come Telesveva, dove ha imparato a trasformare la sua grande passione in un vero lavoro. Contemporaneamente però Nicola stava attraversando un periodo molto particolare della sua vita, suo padre era appena venuto a mancare: «Mi resi subito disponibile a collaborare con Telesveva. Per me era il modo, in un momento drammatico, di continuare in ciò che mio padre anni prima mi aveva insegnato. Per me è stato il modo per continuare a sentirlo vicino».
Da quel momento la strada è stata dura ma tutta in salita, piena di sacrifici e tanta gavetta. I segreti del suo successo sono sicuramente la sua grande passione e l'umiltà che Nicola non ha mai dimenticato. Il suo lavoro gli ha permesso di conoscere storie straordinarie e alcune anche molto dolorose. L'umanità, la delicatezza e il rispetto per il dolore delle persone sono indispensabili per chi decide di essere un fotoreporter. Tra le storie che Nicola ricorda particolarmente, infatti, c'è quella di Martina, una ragazza che durante il terremoto di Amatrice ha perso la mamma, il papà e la sorella. «Era rientrata nella zona rossa, tutto riviveva nei suoi ricordi, ma lì non c'era più nulla. Poi c'era la sua casa, completamente crollata. Ad un certo punto fa un passo in avanti, infila una mano tra le macerie ed estrae una scarpa da uomo tutta impolverata. Mi guarda e con voce tremante mi dice "È la scarpa di papà", dopo un lungo silenzio. Mi fermo, cerco di essere il più discreto possibile. Per chi ha perso tutto, una delle cose più importanti è ritrovare qualsiasi cosa, anche insignificante, appartenuta al proprio passato».
Oggi Nicola ha appena terminato di lavorare per un reportage al largo delle coste libiche per la Rai a bordo di una nave umanitaria per documentare cosa accade ogni giorno nelle acque del Mediterraneo. «È stata un'esperienza dura, non priva di pericoli in cui ho toccato con mano la miseria umana, gli occhi di chi scappa, i racconti delle torture, ho visto bambini innocenti che hanno avuto la sfortuna di nascere in paesi molto poveri».
La storia di Nicola è la testimonianza di chi ha avuto il coraggio di inseguire un sogno per tutta la vita. «Quando mi trovo in uno stadio e ascolto l'inno della Champions League, tutta la vita professionale mi passa davanti. Rivedo i miei sogni di ragazzo e sono felice di averli realizzati. – ai giovani Nicola da un grande consiglio- Non vivete alla giornata, ma abbiate un obiettivo da raggiungere. Non mollate mai, abbiate la testa dura e non fatevi travolgere dall'emotività. E poi tanta umiltà. Cominciate dal basso e studiate. Oggi internet è un ottimo strumento per aggiornarsi e per approfondire. Fatelo sempre e comunque!».