Night clone card, tutto è cominciato da Trani e Molfetta
I dettagli dell’operazione: la base operativa era a Sofia. Le organizzazioni avevano cellule sparse in tutto il mondo
martedì 12 luglio 2011
12.12
I dettagli dell'operazione Night clone card (che ha portato all'arresto di 73 persone di nazionalità bulgara) sono stati forniti in una conferenza stampa a palazzo Beltrani.
L'operazione è stata svolta a livello internazionale con la cooperazione della procura di Trani, della polizia postale, della polizia di Bulgaria, Spagna, Stati Uniti, Polonia e Germania con il coordinamento di Europol che ha allestito per l'occasione una centrale operativa a L'Aja. La polizia postale ha potuto inoltre avvalersi della collaborazione della direzione centrale per la lotta al crimine organizzato della Repubblica di Bulgaria, del Secret service degli Stati Uniti e dell'Unidad de delincuencia especializzada y violenta della polizia nazionale di Madrid (collegata in videoconferenza con palazzo Beltrani). Per l'esecuzione dei provvedimenti restrittivi sono stati impiegati circa 5000 agenti nei diversi paesi interessati dall'operazione che rappresenta il momento conclusivo di una complessa attività investigativa avviata nel giugno del 2008 e coordinata dal procuratore capo di Trani, Carlo Maria Capristo, dal sostituto procuratore Ettore Cardinali, e condotta dal servizio di polizia postale di Roma e dal compartimento di Bari. Questo lavoro ha permesso di smantellare due gruppi criminali radicati in Bulgaria ma attivi a livello mondiale che operavano da 9 anni e che avevano conseguito illeciti profitti per circa 150mila euro a settimana.
Le attività di polizia giudiziaria – come detto – sono partite dalla rilevazione di diverse manomissioni di sportelli bancomat di molti istituti bancari nelle città di Trani e Molfetta. Le indagini hanno consentito di individuare alcuni soggetti di nazionalità bulgara responsabili di almeno cinque manomissioni di altrettanti sportelli bancomat attraverso cui sono state catturate centinaia di carte bancomat. Il modus operandi adottato dai criminali a Trani e Molfetta aveva notevoli convergenze con quello di una più cospicua serie di analoghi illeciti consumati in diverse Regioni italiane (Lazio, Campania, Lombardia, Toscana, Emilia Romagna, Liguria e Veneto). Il fenomeno, apparentemente circoscritto al territorio nazionale, nel corso delle attività istruttorie, si è rivelato di preoccupante profilo internazionale. Si è accertato che i due gruppi criminali agivano in contemporanea non solo in Italia ma in tutta Europa ed in molti altri paesi del mondo tra cui Russia, Stati Uniti, Kenya e Sud Africa.
I vertici delle due organizzazioni sono stati localizzati in Bulgaria, a Sofia, da dove venivano impartite le direttive a tutti gli affiliati, sfruttando caselle di posta elettronica condivise, sistemi di comunicazione telematica cifrati e cabine telefoniche pubbliche, sia italiane che straniere. Le cellule sparse in Italia e nel mondo avevano l'incarico di manomettere gli sportelli bancomat. Una volta catturati i codici (ed inviati per posta elettronica alla sede operativa delle centrali a Sofia) questi venivano lavorati e rispediti a Milano dove erano presenti cellule operative di preleva tori di nazionalità bulgara che provvedevano alla monetizzazione di tutte le carte bancomat clonate nel mondo con un introito di circa 150mila euro a settimana. Ai gruppi criminali facevano capo società, con sede a Sofia, che attraverso partecipazioni azionarie in ulteriori cinque società minori, provvedevano al riciclaggio dei proventi illeciti.
Sulla scorte delle risultanze di indagine acquisite dagli inquirenti, il gip del tribunale di Trani, Roberto Olivero del Castillo ha disposto l'esecuzione di 73 ordinanze di applicazione della custodia cautelare in carcere e sequestri patrimoniali per un valore di circa 15 milioni di euro comprensivi di beni mobili, immobili e quote societarie. In manette sono finiti anche i capi delle due organizzazioni. Alcuni arresti sono stati eseguiti in Spagna, America, Germania e Polonia. E' stato sequestrato anche un laboratorio tecnico-informatico dove venivano assemblate le apparecchiature tecnologiche necessarie a costruire i dispositivi elettronici stimme, necessari per la manomissione degli sportelli bancomat. Le attrezzature rinvenute in Italia erano state prodotte a Sofia.
L'operazione è stata svolta a livello internazionale con la cooperazione della procura di Trani, della polizia postale, della polizia di Bulgaria, Spagna, Stati Uniti, Polonia e Germania con il coordinamento di Europol che ha allestito per l'occasione una centrale operativa a L'Aja. La polizia postale ha potuto inoltre avvalersi della collaborazione della direzione centrale per la lotta al crimine organizzato della Repubblica di Bulgaria, del Secret service degli Stati Uniti e dell'Unidad de delincuencia especializzada y violenta della polizia nazionale di Madrid (collegata in videoconferenza con palazzo Beltrani). Per l'esecuzione dei provvedimenti restrittivi sono stati impiegati circa 5000 agenti nei diversi paesi interessati dall'operazione che rappresenta il momento conclusivo di una complessa attività investigativa avviata nel giugno del 2008 e coordinata dal procuratore capo di Trani, Carlo Maria Capristo, dal sostituto procuratore Ettore Cardinali, e condotta dal servizio di polizia postale di Roma e dal compartimento di Bari. Questo lavoro ha permesso di smantellare due gruppi criminali radicati in Bulgaria ma attivi a livello mondiale che operavano da 9 anni e che avevano conseguito illeciti profitti per circa 150mila euro a settimana.
Le attività di polizia giudiziaria – come detto – sono partite dalla rilevazione di diverse manomissioni di sportelli bancomat di molti istituti bancari nelle città di Trani e Molfetta. Le indagini hanno consentito di individuare alcuni soggetti di nazionalità bulgara responsabili di almeno cinque manomissioni di altrettanti sportelli bancomat attraverso cui sono state catturate centinaia di carte bancomat. Il modus operandi adottato dai criminali a Trani e Molfetta aveva notevoli convergenze con quello di una più cospicua serie di analoghi illeciti consumati in diverse Regioni italiane (Lazio, Campania, Lombardia, Toscana, Emilia Romagna, Liguria e Veneto). Il fenomeno, apparentemente circoscritto al territorio nazionale, nel corso delle attività istruttorie, si è rivelato di preoccupante profilo internazionale. Si è accertato che i due gruppi criminali agivano in contemporanea non solo in Italia ma in tutta Europa ed in molti altri paesi del mondo tra cui Russia, Stati Uniti, Kenya e Sud Africa.
I vertici delle due organizzazioni sono stati localizzati in Bulgaria, a Sofia, da dove venivano impartite le direttive a tutti gli affiliati, sfruttando caselle di posta elettronica condivise, sistemi di comunicazione telematica cifrati e cabine telefoniche pubbliche, sia italiane che straniere. Le cellule sparse in Italia e nel mondo avevano l'incarico di manomettere gli sportelli bancomat. Una volta catturati i codici (ed inviati per posta elettronica alla sede operativa delle centrali a Sofia) questi venivano lavorati e rispediti a Milano dove erano presenti cellule operative di preleva tori di nazionalità bulgara che provvedevano alla monetizzazione di tutte le carte bancomat clonate nel mondo con un introito di circa 150mila euro a settimana. Ai gruppi criminali facevano capo società, con sede a Sofia, che attraverso partecipazioni azionarie in ulteriori cinque società minori, provvedevano al riciclaggio dei proventi illeciti.
Sulla scorte delle risultanze di indagine acquisite dagli inquirenti, il gip del tribunale di Trani, Roberto Olivero del Castillo ha disposto l'esecuzione di 73 ordinanze di applicazione della custodia cautelare in carcere e sequestri patrimoniali per un valore di circa 15 milioni di euro comprensivi di beni mobili, immobili e quote societarie. In manette sono finiti anche i capi delle due organizzazioni. Alcuni arresti sono stati eseguiti in Spagna, America, Germania e Polonia. E' stato sequestrato anche un laboratorio tecnico-informatico dove venivano assemblate le apparecchiature tecnologiche necessarie a costruire i dispositivi elettronici stimme, necessari per la manomissione degli sportelli bancomat. Le attrezzature rinvenute in Italia erano state prodotte a Sofia.
Il danno è stato calcolato dagli investigatori, sulla base delle sole telefonate intercettate e di altre verifiche, in oltre 15 milioni di euro. Ma si tratta di una cifra del tutto approssimativa. La cifra è stata comunque sequestrata per equivalente, bloccando i beni dei principali indagati tutti bulgari.