Occupazioni di suolo pubblico sul porto, nuova protesta dei locali di Trani

L’associazione ART: «Lavoriamo nella confusione più assoluta».

martedì 7 ottobre 2008
Chiedono chiarezza i ristoratori del centro storico, chiedono regole certe, uguali per tutti. A poco più di un anno di distanza dal maxi sequestro delle strutture (notizia che fece clamore in tutta Italia) e dopo una stagione estiva piuttosto tribolata, gli esercenti tornano ad alzare la voce ed a chiedere rispetto per il proprio lavoro, denunciando la pantomima legata al balletto di responsabilità e competenze per poter ottenere l'autorizzazione ad occupare il suolo pubblico sull'area portuale.

A parlarne è il segretario dell'associazione ART, Mario Petrocelli, portavoce e rappresentnate delle rimostranze di trenta locali sparsi lungo la banchina del porto e del centro storico. Pur avendo mostrato, finora, tolleranza e spirito di collaborazione con gli amministratori locali, l'associazione denuncia il tuttora irrisolto problema delle occupazioni del suolo pubblico.



Le disavventure dei ristoratori per entrare in possesso delle bendette autorizzazioni sono paragonabili ad un viaggio senza speranza, un pò di qua e un pò di là, tra uffici comunali, regionali e demaniali, tra continui rimpalli di competenze e sbagli di destinatario. «Il sequestro dell'anno scorso - spiega il segretario dell'ART - fu originato dall'assenza di autorizzazione della Soprintendenza per l'utilizzo di strutture esterne. Questo parere viene rilasciato su richesta, previa domanda presentata dai Comuni. A Trani, gli uffici hanno spedito le domande nei mesi scorsi, ma noi ristoratori, ad oggi, non abbiamo ancora ricevuto alcuna risposta». Di fatto, si è lavorato comunque sul porto, ma senza tirar fuori banconi e pedane, per non incappare in sanzioni e nel rispetto di un regolamento comunale approntato in extremis e con molte zone d'ombra.
Il problema maggiore è senza dubbio quello legato alle competenze sul porto per l'ottenimento delle autorizzazioni, in particolare per i proprietari di locali che ricadono su suoli di proprietà demaniale: una sfida alla burocrazia più incallita che, al confronto, l'impresa del "lasciapassare A38" di Asterix è una passeggiata di salute.

«Le domande di rinnovo di concessione sono state consegnate per tempo, a dicembre 2007 e gennaio 2008 - spiega il segretario dell'ART - ma la Capitaneria ci ha spiegato che ogni rilascio era vincolato al parere della Soprintendenza. A maggio abbiamo poi scoperto che la competenza in materia di rinnovo era passata ai Comuni. Ebbene: la Capitaneria, anziché spedire le domande al Comune, le ha spedite all'ufficio del demanio marittimo presso la Regione Puglia». E non finisce qui: «Le domande destinate ai Comuni e trasmesse erroneamente in Regione - prosegue il segretario dell'ART - si sono perse lungo il tragitto. Da Bari ci hanno saputo solo dire che, non appena trovate, le avrebbero spedite ai Comuni, la qual cosa, ad oggi, non è ancora avvenuta». Storia sui generis, come quella del cofinanziamento, d'intesa col Comune, per l'installazione delle fioriere sul porto, ormai del tutto rimosse e sostituite da blocchetti in pietra donati all'amministrazione da un privato.
Sul porto gli animi sono piuttosto tesi, una tensione legittima, motivata dall'assenza di regole certe per tutti. «Ci sono locali che hanno ottenuto tutte le autorizzazioni di sorta compreso quella della Soprintendenza - spiegano dall'ART - ed altri invece che stanno penando, pur trovandosi nella stessa area. Finora ci abbiamo rimesso solo un sacco di soldi senza che nessuno, in un anno, sia stato in grado di prendere di petto la situazione e sia riuscito a venire a capo di tutta una serie di anomalie dettate soprattutto dall'assenza di concertazione tra gli Enti competenti».

Biagio Fanelli jr