Omicidio Zanni, parla il fratello: «Solo promesse, ci hanno lasciati soli»
La denuncia di Francesco a due anni dalla morte
sabato 30 settembre 2017
«Il presidente Emiliano, ai funerali, promise che ci sarebbe stato vicino e che la storia di mio fratello non sarebbe caduta nel dimenticatoio. E, invece, nulla. E nulla ha fatto il sindaco, nemmeno costituirsi parte civile nel processo in Corte d'Assise a Trani». Francesco Zanni, il fratello minore del povero Biagio - accoltellato la notte tra il 19 e 20 settembre 2015 mentre era in via Statuti Marittimi - rompe il silenzio. Lo fa a due anni di distanza da quel terribile fatto che ha sconvolto, per sempre, la vita della sua famiglia.
Biagio Zanni, 34 anni, era intervenuto per difendere l'amico con cui era uscito il sabato sera, durante una lite scoppiata con un gruppo di giovanissimi. La rissa finisce, appunto, con l'accoltellamento di Biagio Zanni, in piazza Quercia. A portare il 34enne al pronto soccorso fu proprio il fratello, che era al lavoro nel suo bar, non appena si rese conto che Biagio giaceva ferito per strada. Tutto inutile: Biagio morirà in ospedale qualche ora più tardi.
Per quell'omicidio un ragazzino, all'epoca dei fatti 15enne, è stato condannato a 10 anni in abbreviato, dal Gup dei minori di Bari; mentre il fratello 17enne se l'è cavata con una multa da 200 euro per rissa; e un altro amico con l'affidamento a una comunità. Pende ancora il processo nei confronti dei due maggiorenni coinvolti nella vicenda (il 21enne Gianluca Napoletano e il 23enne Gabriele Lorusso), per i quali il 22 settembre scorso è cominciato il dibattimento in Corte d'Assise. Ultima occasione utile per il Comune di costituirsi parte civile. Ma il sindaco Amedeo Bottaro, nonostante fosse in prima fila con i familiari il giorno della fiaccolata per ricordare Biagio, non ha mai dato mandato a un legale per costituirsi in giudizio. Ma non è l'unica cosa che sconvolge la famiglia Zanni.
«L'unica persona finora condannata in questa vicenda, gira libera», spiega Francesco Zanni. Il 17enne, condannato in primo grado per fatti commessi quando aveva meno di 16 anni, ha già superato i termini massimi di custodia previsti (cioè 4 mesi per gli under 16), scaduti prima che le indagini finissero e si arrivasse a processo. E, in attesa, della condanna definitiva, è a piede libero. «E passa spesso davanti a mio bar – racconta Zanni – con un atteggiamento quasi di sfida. Sono liberi anche tutti gli altri. E se da loro, i responsabili di quanto accaduto, non ci aspettavamo nulla, ci ha fatto specie non ricevere una parola di scusa nemmeno dai loro familiari. Quasi come se la colpa di quanto accaduto fosse nostra».
Quanto accaduto a Biagio Zanni, ha messo a dura prova l'intera famiglia, in particolare lo stato di salute del padre. «La nostra vita non è più la stessa», spiega Francesco. «E abbiamo la sensazione di essere stati abbandonati. L'unica persona – ammette – che ci è stata vicina è Uccio Persia, il segretario del Consap. Una persona che, assolutamente, non conoscevamo prima, ma che ci ha aiutati. Cosa che altri rappresentanti istituzionali, pur avendolo promesso, non hanno mai fatto».
«Noi non chiediamo risarcimenti per quanto subìto», dice. «Non abbiamo bisogno di soldi. E nulla ci potrà ridare Biagio. Ma chiediamo la certezza della pena. Non è possibile vedere l'assassino di mio fratello girare tranquillamente. E chiediamo attenzione da parte delle istituzioni perché quello che è accaduto non succeda più. E, invece, questa zona, la zona del porto (dove si trova anche l'attività di Francesco Zanni, ndr) il sabato notte continua a vivere lo stesso caos di quel sabato notte in cui fu ucciso Biagio. Qui nulla, purtroppo, è cambiato».
Biagio Zanni, 34 anni, era intervenuto per difendere l'amico con cui era uscito il sabato sera, durante una lite scoppiata con un gruppo di giovanissimi. La rissa finisce, appunto, con l'accoltellamento di Biagio Zanni, in piazza Quercia. A portare il 34enne al pronto soccorso fu proprio il fratello, che era al lavoro nel suo bar, non appena si rese conto che Biagio giaceva ferito per strada. Tutto inutile: Biagio morirà in ospedale qualche ora più tardi.
Per quell'omicidio un ragazzino, all'epoca dei fatti 15enne, è stato condannato a 10 anni in abbreviato, dal Gup dei minori di Bari; mentre il fratello 17enne se l'è cavata con una multa da 200 euro per rissa; e un altro amico con l'affidamento a una comunità. Pende ancora il processo nei confronti dei due maggiorenni coinvolti nella vicenda (il 21enne Gianluca Napoletano e il 23enne Gabriele Lorusso), per i quali il 22 settembre scorso è cominciato il dibattimento in Corte d'Assise. Ultima occasione utile per il Comune di costituirsi parte civile. Ma il sindaco Amedeo Bottaro, nonostante fosse in prima fila con i familiari il giorno della fiaccolata per ricordare Biagio, non ha mai dato mandato a un legale per costituirsi in giudizio. Ma non è l'unica cosa che sconvolge la famiglia Zanni.
«L'unica persona finora condannata in questa vicenda, gira libera», spiega Francesco Zanni. Il 17enne, condannato in primo grado per fatti commessi quando aveva meno di 16 anni, ha già superato i termini massimi di custodia previsti (cioè 4 mesi per gli under 16), scaduti prima che le indagini finissero e si arrivasse a processo. E, in attesa, della condanna definitiva, è a piede libero. «E passa spesso davanti a mio bar – racconta Zanni – con un atteggiamento quasi di sfida. Sono liberi anche tutti gli altri. E se da loro, i responsabili di quanto accaduto, non ci aspettavamo nulla, ci ha fatto specie non ricevere una parola di scusa nemmeno dai loro familiari. Quasi come se la colpa di quanto accaduto fosse nostra».
Quanto accaduto a Biagio Zanni, ha messo a dura prova l'intera famiglia, in particolare lo stato di salute del padre. «La nostra vita non è più la stessa», spiega Francesco. «E abbiamo la sensazione di essere stati abbandonati. L'unica persona – ammette – che ci è stata vicina è Uccio Persia, il segretario del Consap. Una persona che, assolutamente, non conoscevamo prima, ma che ci ha aiutati. Cosa che altri rappresentanti istituzionali, pur avendolo promesso, non hanno mai fatto».
«Noi non chiediamo risarcimenti per quanto subìto», dice. «Non abbiamo bisogno di soldi. E nulla ci potrà ridare Biagio. Ma chiediamo la certezza della pena. Non è possibile vedere l'assassino di mio fratello girare tranquillamente. E chiediamo attenzione da parte delle istituzioni perché quello che è accaduto non succeda più. E, invece, questa zona, la zona del porto (dove si trova anche l'attività di Francesco Zanni, ndr) il sabato notte continua a vivere lo stesso caos di quel sabato notte in cui fu ucciso Biagio. Qui nulla, purtroppo, è cambiato».