Operazione Domino: trovato il tesoro della mafia in Puglia
Oltre 1000 finanzieri impegnati. Arresti e sequestri per 220 milioni di euro
martedì 1 dicembre 2009
Ottantatré persone colpite da ordinanza di custodia cautelare, 227 immobili sequestrati tra ville, appartamenti a Bari e Montecatini Terme, capannoni industriali al Baricentro di Casamassima e Mantova, quasi 700 conti correnti bancari, 61 autovetture lussuose, quote sociali di società con fatturati di svariati milioni di euro, tra le quali la Sport&More con sede in molte città. Il valore dei sequestri è pari a 220 milioni di euro.
Questo il risultato dell'operazione Domino, conclusa stanotte dai militari del gruppo investigativo sulla criminalità organizzata di Bari, con il supporto del servizio centrale investigazioni sulla criminalità organizzata, collaborati da oltre mille colleghi in servizio in Puglia. L'indagine, nata oltre tre anni fa e coordinata dalla direzione distrettuale antimafia del capoluogo pugliese, ha inferto un colpo durissimo alle organizzazioni mafiose radicate nella Regione, proprio perché ha centrato i patrimoni, cuore dell'organizzazione.
Savino Parisi, detto "Savinuccio", 48enne capo dell'organizzazione mafiosa radicato nel quartiere Japigia di Bari, è stato arrestato stanotte dalle Fiamme Gialle insieme ai suoi fidatissimi: Battista Lovreglio, 51 anni, Giuseppe Sciancalepore, 54, Cosimo Fortunato, già pregiudicati per reati legati alla mafia. A tutti vengono contestati reati pesantissimi: associazione per delinquere di stampo mafioso, tentato omicidio, traffico internazionale di stupefacenti, usura, turbativa d'asta e riciclaggio.
Savinuccio Parisi, terminati di scontare 14 anni di carcere per fati di mafia, aveva immediatamente ripreso le redini dell'organizzazione con lo sviluppo di attività illecite.
Il traffico di sostanze stupefacenti si è rivelato la prima fonte di accumulo di soldi. Legato in affari con una potentissima cellula italo-serba di trafficanti con centro a Milano, Parisi ha acquistato nel tempo decine di chili di cocaina tutti sequestrati nel corso delle indagini dalle Fiamme Gialle. Per questo motivo, stamattina sono stati arrestati Luigi Magrini, 37enne trasferito a Milano per seguire da vicino l'affare, Francesco Martiradonna, 36enne figlio del pregiudicato Vito; infine, Francesco Calzolaio, 31 anni, e Nicola Iandolo, di 40, corrieri della droga.
Parisi, associato a Angelo Michele Stramaglia, detto "Chelangelo", morto ammazzato l'aprile scorso e già capo della già operativa organizzazione criminale riferita al clan Parisi, aveva nuovamente acquisito il pieno controllo del territorio accumulando enormi ricchezze frutto di reati di ogni genere: dalle rapine ai tir con sequestro di persona all'usura, con l'applicazione di tassi di interesse sui prestiti vicini al 300%, fino alla turbativa delle aste giudiziarie. Il riciclaggio, poi, ha costituito la naturale conseguenza dell'opera criminale del clan.
I finanzieri hanno ricostruito nel tempo tutti i flussi finanziari del denaro accumulato, determinando come Parisi avesse addirittura gettato le fondamenta – tra le altre cose - per un'opera colossale: un progetto di edilizia universitaria, noto come centro integrato universitario, una struttura tra le più grandi in Italia capace di accogliere oltre 3500 studenti, offrendo strutture didattiche di assoluta avanguardia. Le concessioni per la costruzione, già ottenute dal clan da parte del Comune di Valenzano, stava per fruttare all'organizzazione guadagni milionari anche grazie alla collusione di imprenditori confacenti. Il valore dei lotti acquisiti e ora sequestrati dalla Guardia di Finanza, è pari a 30 milioni di euro, che, se confiscati, potrebbero entrare nelle casse dello Stato.
L'attività criminale non poteva poi fare a meno della collaborazione di alcuni colletti bianchi. Insospettabili professionisti e amministratori pubblici del Comune di Valenzano, in particolare l'ex vicesindaco Donato Amoruso e l'assessore Vitantonio Leuzzi, si sono adoperati per agevolare l'iter burocratico legato all'approvazione delle concessioni, con la promessa di partecipare agli utili frutto della vendita dei beni realizzati, configurando così gravissimi reati di corruzione. L'imprenditore Antonio Perilli, uomo di fiducia di Stramaglia, era infine stato agevolato dal clan nell'elezione a consigliere comunale di Valenzano per poter intervenire in ogni utile necessità.
Infine, la "lavanderia" dei soldi sporchi del clan Parisi era riuscita a controllare l'attività della Sport&more, società leader a livello internazionale nel commercio di abbigliamento sportivo. Le Fiamme Gialle hanno infatti ricostruito le vorticose operazioni finanziarie legate agli investimenti del clan in questa attività imprenditoriale legale, pari a 3 milioni di euro. Nicola Settanni, genero di Stramaglia, è stato individuato quale anello di congiunzione tra Parisi e l'amministrazione della società.
In totale, i finanzieri del gruppo investigativo sulla criminalità organizzata di Bari hanno ricostruito in 10 milioni di euro il complesso delle operazioni finanziarie riciclate nelle diverse attività economiche del gruppo societario mafioso, che ha reinvestito non solo in Italia, ma anche all'estero, in particolare in Inghilterra.
La Guardia di Finanza ha infatti sequestrato, con rogatoria internazionale, le quote della Paradise Bet (detta anche Bet 1128), una delle più importanti società inglesi nel settore delle scommesse online. La società è risultata di proprietà di Vito Martiradonna, pregiudicato, già cassiere del clan Capriati di Bari Vecchia, recentemente assolto dall'accusa di essere uno degli autori dell'incendio del Teatro Petruzzelli.
Questo il risultato dell'operazione Domino, conclusa stanotte dai militari del gruppo investigativo sulla criminalità organizzata di Bari, con il supporto del servizio centrale investigazioni sulla criminalità organizzata, collaborati da oltre mille colleghi in servizio in Puglia. L'indagine, nata oltre tre anni fa e coordinata dalla direzione distrettuale antimafia del capoluogo pugliese, ha inferto un colpo durissimo alle organizzazioni mafiose radicate nella Regione, proprio perché ha centrato i patrimoni, cuore dell'organizzazione.
Savino Parisi, detto "Savinuccio", 48enne capo dell'organizzazione mafiosa radicato nel quartiere Japigia di Bari, è stato arrestato stanotte dalle Fiamme Gialle insieme ai suoi fidatissimi: Battista Lovreglio, 51 anni, Giuseppe Sciancalepore, 54, Cosimo Fortunato, già pregiudicati per reati legati alla mafia. A tutti vengono contestati reati pesantissimi: associazione per delinquere di stampo mafioso, tentato omicidio, traffico internazionale di stupefacenti, usura, turbativa d'asta e riciclaggio.
Savinuccio Parisi, terminati di scontare 14 anni di carcere per fati di mafia, aveva immediatamente ripreso le redini dell'organizzazione con lo sviluppo di attività illecite.
Il traffico di sostanze stupefacenti si è rivelato la prima fonte di accumulo di soldi. Legato in affari con una potentissima cellula italo-serba di trafficanti con centro a Milano, Parisi ha acquistato nel tempo decine di chili di cocaina tutti sequestrati nel corso delle indagini dalle Fiamme Gialle. Per questo motivo, stamattina sono stati arrestati Luigi Magrini, 37enne trasferito a Milano per seguire da vicino l'affare, Francesco Martiradonna, 36enne figlio del pregiudicato Vito; infine, Francesco Calzolaio, 31 anni, e Nicola Iandolo, di 40, corrieri della droga.
Parisi, associato a Angelo Michele Stramaglia, detto "Chelangelo", morto ammazzato l'aprile scorso e già capo della già operativa organizzazione criminale riferita al clan Parisi, aveva nuovamente acquisito il pieno controllo del territorio accumulando enormi ricchezze frutto di reati di ogni genere: dalle rapine ai tir con sequestro di persona all'usura, con l'applicazione di tassi di interesse sui prestiti vicini al 300%, fino alla turbativa delle aste giudiziarie. Il riciclaggio, poi, ha costituito la naturale conseguenza dell'opera criminale del clan.
I finanzieri hanno ricostruito nel tempo tutti i flussi finanziari del denaro accumulato, determinando come Parisi avesse addirittura gettato le fondamenta – tra le altre cose - per un'opera colossale: un progetto di edilizia universitaria, noto come centro integrato universitario, una struttura tra le più grandi in Italia capace di accogliere oltre 3500 studenti, offrendo strutture didattiche di assoluta avanguardia. Le concessioni per la costruzione, già ottenute dal clan da parte del Comune di Valenzano, stava per fruttare all'organizzazione guadagni milionari anche grazie alla collusione di imprenditori confacenti. Il valore dei lotti acquisiti e ora sequestrati dalla Guardia di Finanza, è pari a 30 milioni di euro, che, se confiscati, potrebbero entrare nelle casse dello Stato.
L'attività criminale non poteva poi fare a meno della collaborazione di alcuni colletti bianchi. Insospettabili professionisti e amministratori pubblici del Comune di Valenzano, in particolare l'ex vicesindaco Donato Amoruso e l'assessore Vitantonio Leuzzi, si sono adoperati per agevolare l'iter burocratico legato all'approvazione delle concessioni, con la promessa di partecipare agli utili frutto della vendita dei beni realizzati, configurando così gravissimi reati di corruzione. L'imprenditore Antonio Perilli, uomo di fiducia di Stramaglia, era infine stato agevolato dal clan nell'elezione a consigliere comunale di Valenzano per poter intervenire in ogni utile necessità.
Infine, la "lavanderia" dei soldi sporchi del clan Parisi era riuscita a controllare l'attività della Sport&more, società leader a livello internazionale nel commercio di abbigliamento sportivo. Le Fiamme Gialle hanno infatti ricostruito le vorticose operazioni finanziarie legate agli investimenti del clan in questa attività imprenditoriale legale, pari a 3 milioni di euro. Nicola Settanni, genero di Stramaglia, è stato individuato quale anello di congiunzione tra Parisi e l'amministrazione della società.
In totale, i finanzieri del gruppo investigativo sulla criminalità organizzata di Bari hanno ricostruito in 10 milioni di euro il complesso delle operazioni finanziarie riciclate nelle diverse attività economiche del gruppo societario mafioso, che ha reinvestito non solo in Italia, ma anche all'estero, in particolare in Inghilterra.
La Guardia di Finanza ha infatti sequestrato, con rogatoria internazionale, le quote della Paradise Bet (detta anche Bet 1128), una delle più importanti società inglesi nel settore delle scommesse online. La società è risultata di proprietà di Vito Martiradonna, pregiudicato, già cassiere del clan Capriati di Bari Vecchia, recentemente assolto dall'accusa di essere uno degli autori dell'incendio del Teatro Petruzzelli.