Pasta Granoro, Mastromauro: "La produzione continua, niente licenziamenti, ma stiamo lavorando in perdita"
La guerra in Ucraina sta continuando a dimostrarsi fallimentare sul piano economico oltre che umano e civile
mercoledì 1 giugno 2022
9.08
"La pasta ha un valore sociale, non possiamo aumentare troppo il prezzo o sospendere la produzione come il mercato ci costringerebbe a fare: tante famiglie non riescono ad arrivare a fine mese, e sono sempre di più".
Sono dichiarazioni rilasciate dalla amministratrice delegata di Granoro, Marina Mastromauro, lo storico pastificio pugliese che è una delle eccellenze nazionali del nostro territorio, con la sua produzione da 400 tonnellate di pasta al giorno esportate in tutto il mondo.
Come volevasi dimostrare i problemi legati alla importazione del grano dai silos ucraini sul Mar Nero, dopo i primi giorni di guerra, stanno manifestando tutte le loro conseguenze ogni giorno di più. La speranza è che con le ultime notizie e gli ultimi aggiornamenti dei listini del grano, uniti ai risultati dei raccolti nel nostro Tavoliere delle Puglie, le tensioni sui mercati possano stabilizzarsi in particolare anche per il grano duro che serve proprio a produrre la pasta.
I prezzi del grano duro che oggi oscillano fra i 57 e €0,60 di euro al chilo prima della guerra costavano intorno ai €0,35, vale a dire un salto del 80%.
La scelta della azienda è stata di non interrompere la produzione per evitare licenziamenti o sospensioni dal lavoro e mantenere sul mercato un prodotto fondamentale come la pasta: un sacrificio e una azione non scontati, visto che molti pastifici italiani hanno preso invece la decisione di fermare le macchine per questi mesi.
Il risultato è che l'aumento del prezzo per una confezione di pasta è stato però inevitabile , anche tenendo conto del fatto che sono aumentati i costi, insieme a quelli del grano, anche del gas, dell'energia elettrica, degli imballaggi e dei trasporti.
Basti pensare che per l'esportazione estera il costo del noleggio dei container è arrivato anche a quadruplicarsi.
Intanto ci si prepara al raccolto del grano coltivato in Puglia, prodotto tra i monti Dauni e il Tavoliere: un accordo di filiera firmato nel 2012 ha riportato in vita una terra che un tempo era considerata Il Granaio d'Italia. Grandi speranze dunque su una produzione locale, ma è inevitabile che la speranza della fine della guerra non sia finalizzata solo a una sospensione della tragedia umanitaria ma anche a una ripresa economica nella quale, come in una reazione a catena, sono coinvolti ormai sempre più settori dell'economia.
Sono dichiarazioni rilasciate dalla amministratrice delegata di Granoro, Marina Mastromauro, lo storico pastificio pugliese che è una delle eccellenze nazionali del nostro territorio, con la sua produzione da 400 tonnellate di pasta al giorno esportate in tutto il mondo.
Come volevasi dimostrare i problemi legati alla importazione del grano dai silos ucraini sul Mar Nero, dopo i primi giorni di guerra, stanno manifestando tutte le loro conseguenze ogni giorno di più. La speranza è che con le ultime notizie e gli ultimi aggiornamenti dei listini del grano, uniti ai risultati dei raccolti nel nostro Tavoliere delle Puglie, le tensioni sui mercati possano stabilizzarsi in particolare anche per il grano duro che serve proprio a produrre la pasta.
I prezzi del grano duro che oggi oscillano fra i 57 e €0,60 di euro al chilo prima della guerra costavano intorno ai €0,35, vale a dire un salto del 80%.
La scelta della azienda è stata di non interrompere la produzione per evitare licenziamenti o sospensioni dal lavoro e mantenere sul mercato un prodotto fondamentale come la pasta: un sacrificio e una azione non scontati, visto che molti pastifici italiani hanno preso invece la decisione di fermare le macchine per questi mesi.
Il risultato è che l'aumento del prezzo per una confezione di pasta è stato però inevitabile , anche tenendo conto del fatto che sono aumentati i costi, insieme a quelli del grano, anche del gas, dell'energia elettrica, degli imballaggi e dei trasporti.
Basti pensare che per l'esportazione estera il costo del noleggio dei container è arrivato anche a quadruplicarsi.
Intanto ci si prepara al raccolto del grano coltivato in Puglia, prodotto tra i monti Dauni e il Tavoliere: un accordo di filiera firmato nel 2012 ha riportato in vita una terra che un tempo era considerata Il Granaio d'Italia. Grandi speranze dunque su una produzione locale, ma è inevitabile che la speranza della fine della guerra non sia finalizzata solo a una sospensione della tragedia umanitaria ma anche a una ripresa economica nella quale, come in una reazione a catena, sono coinvolti ormai sempre più settori dell'economia.