Pesca e pescatori: non solo problema di luoghi
Illegalità "irreversibile" a causa dello scarso numero di autorizzazioni rilasciabili
venerdì 7 ottobre 2005
Le recenti ordinanze per la vendita obbligata dei prodotti ittici prima in Piazza dei Longobardi e poi al molo S. Lucia, hanno riportato alla luce i diversi problemi legati a questa categoria di lavoratori. Oltre al problema del luogo destinato alla vendita del pescato, vi è anche quello dell'illegalità in cui versano i venditori che, pur volendo, non possono regolarizzare la propria posizione, visto l'esiguo numero di autorizzazioni che possono essere rilasciate in base all'ordinanza 20/2004 della Capitaneria di Porto di Molfetta.
Su questo argomento il Sen. Roberto Visibelli ha scritto una lettera al Capo Compartimento di Molfetta, che pubblichiamo:
«Ill.mo Comandante, in qualità sia di attuale amministratore della Città di Trani e sia per essere stato in due legislature componente della VIII commissione permanente del Senato della Repubblica (che tratta per l'appunto di Marina Mercantile) mi permetto di scriverle per quanto in seguito rappresentato. La recente ordinanza sindacale del 11.07.2005, che regolamenta la commercializzazione dei prodotti ittici sul territorio della Città di Trani, ha messo in luce, in tutta la sua preoccupante drammaticità, il fenomeno dell'abusivismo nel "settore" afferente la vendita dei prodotti ittici. Infatti, numerosi cittadini tranesi traggono dalla raccolta e dalla successiva vendita di molluschi, molluschi bivalvi, ed in particolare del riccio di mare, una fonte insostituibile di reddito per il mantenimento delle proprie famiglie.
L'ordinanza succitata ha spinto numerosi cittadini alla ricerca della regolarizzazione della propria posizione per continuare ad esercitare la pesca e la conseguente vendita dei prodotti ittici nel rispetto delle vigenti leggi in materia. Tali norme prevedono il conseguimento dell'autorizzazione per l'esercizio della pesca subacquea professionale, il cui possesso evita, inoltre, di incorrere in sanzioni di carattere amministrativo e/o penale, derivante da un illegittimo ed abusivo comportamento che viene dettato, oltretutto, non dalla tendenza e dalla volontà di trasgredire la legge per arricchirsi, ma dalla mera necessità di assicurare alla famiglia un reddito sufficiente al proprio sostentamento.
L'ordinanza n. 20/2004 della Capitaneria di Porto di Molfetta prevede che, nel Compartimento Marittimo di Molfetta, possono essere rilasciate n. 40 autorizzazioni per l'esercizio della pesca subacquea professionale (estendibili in casi particolari a 45). Tale limitazione impedisce a numerosi cittadini di poter regolarizzare il proprio lavoro, alimentando un già dilagante abusivismo, provocato dall'imprescindibile esigenza di disporre di un reddito sufficiente per soddisfare le esigenze della quotidianità.
Le chiedo pertanto, anche al fine di non far degenerare un problema sociale in un problema di ordine pubblico, di valutare favorevolmente la possibilità di elevare il numero di autorizzazioni all'esercizio della pesca subacquea professionale da rilasciare nel compartimento marittimo, prevenendo, così, fenomeni di illegalità ed abusivismo.»
Sen. Roberto Visibelli
Su questo argomento il Sen. Roberto Visibelli ha scritto una lettera al Capo Compartimento di Molfetta, che pubblichiamo:
«Ill.mo Comandante, in qualità sia di attuale amministratore della Città di Trani e sia per essere stato in due legislature componente della VIII commissione permanente del Senato della Repubblica (che tratta per l'appunto di Marina Mercantile) mi permetto di scriverle per quanto in seguito rappresentato. La recente ordinanza sindacale del 11.07.2005, che regolamenta la commercializzazione dei prodotti ittici sul territorio della Città di Trani, ha messo in luce, in tutta la sua preoccupante drammaticità, il fenomeno dell'abusivismo nel "settore" afferente la vendita dei prodotti ittici. Infatti, numerosi cittadini tranesi traggono dalla raccolta e dalla successiva vendita di molluschi, molluschi bivalvi, ed in particolare del riccio di mare, una fonte insostituibile di reddito per il mantenimento delle proprie famiglie.
L'ordinanza succitata ha spinto numerosi cittadini alla ricerca della regolarizzazione della propria posizione per continuare ad esercitare la pesca e la conseguente vendita dei prodotti ittici nel rispetto delle vigenti leggi in materia. Tali norme prevedono il conseguimento dell'autorizzazione per l'esercizio della pesca subacquea professionale, il cui possesso evita, inoltre, di incorrere in sanzioni di carattere amministrativo e/o penale, derivante da un illegittimo ed abusivo comportamento che viene dettato, oltretutto, non dalla tendenza e dalla volontà di trasgredire la legge per arricchirsi, ma dalla mera necessità di assicurare alla famiglia un reddito sufficiente al proprio sostentamento.
L'ordinanza n. 20/2004 della Capitaneria di Porto di Molfetta prevede che, nel Compartimento Marittimo di Molfetta, possono essere rilasciate n. 40 autorizzazioni per l'esercizio della pesca subacquea professionale (estendibili in casi particolari a 45). Tale limitazione impedisce a numerosi cittadini di poter regolarizzare il proprio lavoro, alimentando un già dilagante abusivismo, provocato dall'imprescindibile esigenza di disporre di un reddito sufficiente per soddisfare le esigenze della quotidianità.
Le chiedo pertanto, anche al fine di non far degenerare un problema sociale in un problema di ordine pubblico, di valutare favorevolmente la possibilità di elevare il numero di autorizzazioni all'esercizio della pesca subacquea professionale da rilasciare nel compartimento marittimo, prevenendo, così, fenomeni di illegalità ed abusivismo.»
Sen. Roberto Visibelli