Piazza Longobardi, M5S Trani: «Pericolo di crollo già dal 2016»
I portavoce Branà e Di Lernia: «Un tempo luogo nevralgico, oggi terra di nessuno»
martedì 23 giugno 2020
10.57
Questa è piazza Campo dei Longobardi, un tempo non troppo lontano è stata un luogo nevralgico. Si teneva il mercato giornaliero, fulcro del commercio delle relazioni sociali e centro di incontro e ritrovo. Collegava il centro storico con il porto, attraverso un fondaco.
La piazza, da circa due anni, è ridotta ad un cumulo di macerie, tra l'incuranza e l'approssimazione dell'attuale amministrazione. Oggi ai tanti annosi problemi tra cui anche una circolazione con sensi di marcia e divieti di sosta da "interpretare" si aggiunge la sua chiusura a causa del pericolo di crollo di un palazzo fatiscente. Insomma piazza Longobardi oggi è la terra di nessuno.
E' diventata il simbolo del degrado di alcune zone del centro storico che un tempo erano considerate siti di valore artistico, storico e culturale. Già a gennaio e a dicembre 2016 avevamo evidenziato in interrogazioni sia all'assessore che al sindaco la situazione di pericolo. Pericolo ribadito in un incontro a gennaio 2017 con l'assessore ai LL. PP. Capone.
Così come tante altre segnalazioni fatte su diverse problematiche che incidono sulla vita di cittadini e commercianti, ma che forse non costituiscono priorità per l'attuale amministrazione.
Piazza Campo dei Longobardi deve il suo nome dalla presenza dei "Fondaci longobardi"(magazzini, abitazioni e luoghi di scambio dei mercanti lombardi nel medioevo) risalenti al IX secolo d.c.
In quel periodo i longobardi istituirono a Trani la sede del loro gastaldato, quello che oggi sarebbe un capoluogo di provincia o di regione. Altre testimonianze dell'importanza della piazza quale luogo di aggregazione religiosa e di centro cittadino si hanno dalla presenza di numerosi palazzi nobiliari prospicenti la piazza, tra cui ricordiamo i Palazzi Vischi, già Palazzo Palagano (1400) caratterizzato da una torre e una segreta che conduceva al mare- sede nel 1923 della Biblioteca Comunale- e per la presenza dei resti, sotto la pavimentazione della piazza, di due chiese edificate nel '300 note come la Chiesa di S. Maria dell'Annunziata e la Chiesa di S. Toma. L'odierna chiesa di San Toma nella vicina Piazza Tomaselli prende il nome dall'antica chiesa.
E' naturale quindi che gli esercenti commerciali con le attività situate in queste zone provino rabbia e sconforto avendo investito tanto e assistendo, giorno dopo giorno ad un lento ed inesorabile degrado.
Vorrebbero che, così come avviene in altre zone di Trani in cui l'attuale amministrazione ha riservato buona parte degli investimenti, ci fosse maggior cura e un' adeguata valorizzazione dei luoghi e dei siti storici culturali, di cui la nostra città è piena e che se valorizzati potrebbero far confluire un turismo di maggior qualità. Una concezione di turismo diversa dal "mordi e fuggi" di cui negli ultimi anni Trani è diventata il simbolo.
Piazza dei Longobardi per le sue caratteristiche, qualora venisse valorizzata, potrebbe rivivere con l'interesse e lo splendore che i luoghi storici artistici sanno dare e che sono una prerogativa di buona parte dei patrimonio italiano.
Valorizzarla dopo la sua sistemazione con l'istallazione delle tavole dell'Ordinamenta Maris, un tempo situate in Piazza Quercia, così come é stato fatto in un recente passato, vorrebbe dire avere una visione stategica per pensare alla nostra città come un museo a cielo aperto.
Abbiamo invece in questi anni assistito a concessioni per pubblici esercizi i quali hanno spesso finito per deturpare luoghi pubblici e naturali per un mero interesse economico personale.
Tanti sono ormai i luoghi in cui l'immagine della nostra città è lontana anni luce rispetto a quella che si vuole dare e far percepire ai turisti. La nostra visione di Trani non potrà mai essere quella che sta costruendo l'attuale amministrazione. Le zone storiche di Trani vanno valorizzate e riqualificate poiché non possono essere considerate meno importanti rispetto alla zona del litorale sud di Trani in quanto riteniamo possano essere fondamentali per attirare un flusso turistico di qualità legato al valore storico culturale ed artistico della nostra città.
I portavoce del Movimento Cinque Stelle, Luisa Di Lernia e Vito Branà
La piazza, da circa due anni, è ridotta ad un cumulo di macerie, tra l'incuranza e l'approssimazione dell'attuale amministrazione. Oggi ai tanti annosi problemi tra cui anche una circolazione con sensi di marcia e divieti di sosta da "interpretare" si aggiunge la sua chiusura a causa del pericolo di crollo di un palazzo fatiscente. Insomma piazza Longobardi oggi è la terra di nessuno.
E' diventata il simbolo del degrado di alcune zone del centro storico che un tempo erano considerate siti di valore artistico, storico e culturale. Già a gennaio e a dicembre 2016 avevamo evidenziato in interrogazioni sia all'assessore che al sindaco la situazione di pericolo. Pericolo ribadito in un incontro a gennaio 2017 con l'assessore ai LL. PP. Capone.
Così come tante altre segnalazioni fatte su diverse problematiche che incidono sulla vita di cittadini e commercianti, ma che forse non costituiscono priorità per l'attuale amministrazione.
Piazza Campo dei Longobardi deve il suo nome dalla presenza dei "Fondaci longobardi"(magazzini, abitazioni e luoghi di scambio dei mercanti lombardi nel medioevo) risalenti al IX secolo d.c.
In quel periodo i longobardi istituirono a Trani la sede del loro gastaldato, quello che oggi sarebbe un capoluogo di provincia o di regione. Altre testimonianze dell'importanza della piazza quale luogo di aggregazione religiosa e di centro cittadino si hanno dalla presenza di numerosi palazzi nobiliari prospicenti la piazza, tra cui ricordiamo i Palazzi Vischi, già Palazzo Palagano (1400) caratterizzato da una torre e una segreta che conduceva al mare- sede nel 1923 della Biblioteca Comunale- e per la presenza dei resti, sotto la pavimentazione della piazza, di due chiese edificate nel '300 note come la Chiesa di S. Maria dell'Annunziata e la Chiesa di S. Toma. L'odierna chiesa di San Toma nella vicina Piazza Tomaselli prende il nome dall'antica chiesa.
E' naturale quindi che gli esercenti commerciali con le attività situate in queste zone provino rabbia e sconforto avendo investito tanto e assistendo, giorno dopo giorno ad un lento ed inesorabile degrado.
Vorrebbero che, così come avviene in altre zone di Trani in cui l'attuale amministrazione ha riservato buona parte degli investimenti, ci fosse maggior cura e un' adeguata valorizzazione dei luoghi e dei siti storici culturali, di cui la nostra città è piena e che se valorizzati potrebbero far confluire un turismo di maggior qualità. Una concezione di turismo diversa dal "mordi e fuggi" di cui negli ultimi anni Trani è diventata il simbolo.
Piazza dei Longobardi per le sue caratteristiche, qualora venisse valorizzata, potrebbe rivivere con l'interesse e lo splendore che i luoghi storici artistici sanno dare e che sono una prerogativa di buona parte dei patrimonio italiano.
Valorizzarla dopo la sua sistemazione con l'istallazione delle tavole dell'Ordinamenta Maris, un tempo situate in Piazza Quercia, così come é stato fatto in un recente passato, vorrebbe dire avere una visione stategica per pensare alla nostra città come un museo a cielo aperto.
Abbiamo invece in questi anni assistito a concessioni per pubblici esercizi i quali hanno spesso finito per deturpare luoghi pubblici e naturali per un mero interesse economico personale.
Tanti sono ormai i luoghi in cui l'immagine della nostra città è lontana anni luce rispetto a quella che si vuole dare e far percepire ai turisti. La nostra visione di Trani non potrà mai essere quella che sta costruendo l'attuale amministrazione. Le zone storiche di Trani vanno valorizzate e riqualificate poiché non possono essere considerate meno importanti rispetto alla zona del litorale sud di Trani in quanto riteniamo possano essere fondamentali per attirare un flusso turistico di qualità legato al valore storico culturale ed artistico della nostra città.
I portavoce del Movimento Cinque Stelle, Luisa Di Lernia e Vito Branà