Processo "Estati tranesi", la rabbia dell'ex Sindaco Tarantini
«Dopo la condanna ricevuta con queste motivazioni, mi dimetto da Italiano»
lunedì 24 marzo 2014
"Mi dimetto da cittadino italiano". Non l'ha presa bene (per usare un eufemismo) Pinuccio Tarantini la sentenza del processo sulle estati tranesi 2005 e 2006, conclusosi in primo grado lo scorso dicembre e che ha visto la condanna a 2 anni e 4 mesi di reclusione dell'ex Sindaco di Trani, ritenuto colpevole per i reati di abuso d'ufficio e induzione.
A tre mesi dalla sentenza sono state pubblicate le motivazioni e lo stesso Tarantini, sulla sua pagina Facebook, ne ha reso noto uno stralcio: «Dubbi non possono esservi in ordine al fatto che fosse coesistente con la finalità di promozione del turismo e della cultura - se non prevalente - una finalità di visibilità politica del promotore di tali manifestazioni (dunque neppure un fine politico, ma un fine personale di un soggetto politico), e cioè del sindaco Tarantini e del suo partito politico…deve osservarsi che le manifestazioni estive hanno portato un vantaggio passeggero al turismo, alla cultura ed alla promozione del territorio e, pertanto, maggiormente funzionale ai suddetti sarebbe stata la realizzazione di interventi più lungimiranti (e non illeciti); ma la scelta di tali interventi si giustifica proprio nell'ottica di una maggiore visibilità politica dei suoi promotori, e tanto è desumibile dalle stesse dichiarazioni rese in indagine dal Tarantini, che ha affermato che la realizzazione delle manifestazioni in parola rientrava nel suo programma elettorale: il che certamente da contezza del perché si siano scelti determinati mezzi (asseritamente) per perseguire tali finalità».
Una sentenza discutibile, per l'ex Sindaco di Trani, che continua la nota sostenendo che "le sentenze non si commentano" ma di fatto il suo punto di vista lo esprime ed ha un significato forte e simbolico: «Dico solo che dopo la condanna ricevuta da un Tribunale italiano con queste motivazioni, io mi sono dimesso da italiano». Un rifiuto netto ad accettare tale decisione, ma non è una novità. Tarantini, infatti, più volte in passato aveva professato la sua innocenza, anzi si era dichiarato colpevole di aver voluto "il bene della città". Numerosi i commenti e le parole di conforto di amici e politici che si sono schierati dalla parte del due volte sindaco di Trani e si augurano che ben presto venga risolta positivamente la vicenda. La vicenda tuttavia non è finita e non appena arriverà la comunicazione della sentenza alle parti interessate questi avranno 45 giorni per poter impugnare la sentenza dinanzi alla Corte d'Appello di Bari.
A tre mesi dalla sentenza sono state pubblicate le motivazioni e lo stesso Tarantini, sulla sua pagina Facebook, ne ha reso noto uno stralcio: «Dubbi non possono esservi in ordine al fatto che fosse coesistente con la finalità di promozione del turismo e della cultura - se non prevalente - una finalità di visibilità politica del promotore di tali manifestazioni (dunque neppure un fine politico, ma un fine personale di un soggetto politico), e cioè del sindaco Tarantini e del suo partito politico…deve osservarsi che le manifestazioni estive hanno portato un vantaggio passeggero al turismo, alla cultura ed alla promozione del territorio e, pertanto, maggiormente funzionale ai suddetti sarebbe stata la realizzazione di interventi più lungimiranti (e non illeciti); ma la scelta di tali interventi si giustifica proprio nell'ottica di una maggiore visibilità politica dei suoi promotori, e tanto è desumibile dalle stesse dichiarazioni rese in indagine dal Tarantini, che ha affermato che la realizzazione delle manifestazioni in parola rientrava nel suo programma elettorale: il che certamente da contezza del perché si siano scelti determinati mezzi (asseritamente) per perseguire tali finalità».
Una sentenza discutibile, per l'ex Sindaco di Trani, che continua la nota sostenendo che "le sentenze non si commentano" ma di fatto il suo punto di vista lo esprime ed ha un significato forte e simbolico: «Dico solo che dopo la condanna ricevuta da un Tribunale italiano con queste motivazioni, io mi sono dimesso da italiano». Un rifiuto netto ad accettare tale decisione, ma non è una novità. Tarantini, infatti, più volte in passato aveva professato la sua innocenza, anzi si era dichiarato colpevole di aver voluto "il bene della città". Numerosi i commenti e le parole di conforto di amici e politici che si sono schierati dalla parte del due volte sindaco di Trani e si augurano che ben presto venga risolta positivamente la vicenda. La vicenda tuttavia non è finita e non appena arriverà la comunicazione della sentenza alle parti interessate questi avranno 45 giorni per poter impugnare la sentenza dinanzi alla Corte d'Appello di Bari.