Processo Estati tranesi, sotto torchio due revisori dell'Amiu
Il 23 giugno tocca al consiglio d'amministrazione dell'azienda
giovedì 13 maggio 2010
Più di quattro ore per ascoltare come testimoni due componenti del collegio sindacale dell'Amiu, quelli che sollevarono più di un perplessità sul contributo di 500mila euro dato al Comune nel 2005 per poter organizzare gli spettacoli dell'Estate tranese. Si è svolta così l'udienza di oggi (davanti al tribunale di Trani in composizione collegiale presieduto da Cesarea Carone) del processo per i cartelloni dell'Estate tranese 2005 e 2006, che vedono alla sbarra il sindaco di Trani, Giuseppe Tarantini, alcuni componenti della giunta della scorsa consiliatura (Mauro Scagliarini, Nicola Quinto, Sergio De Feudis, Savino De Toma, Giuseppe Laricchia, Giovanni Cozzoli, Giacomo Ceci e Filomena Lorizzo), gli ex presidenti di Amet ed Amiu, Alfonso Mangione e Claudio Squiccimarro, l'ex amministratore dell'Aigs, Sabino Antonino, il consigliere provinciale Carlo Laurora (all'epoca presidente del Consiglio) e il consigliere comunale Dino Marinaro: tutti sono imputati per abuso d'ufficio, mentre Tarantini, Laurora, Marinaro e Squiccimarro devono rispondere anche di concorso in concussione.
Rinviato al 23 giugno prossimo l'ascolto dei componenti dell'allora consiglio d'amministrazione dell'Amiu, previsto per oggi ma saltato per il protrarsi delle due uniche testimonianze rese nel corso del dibattimento. La richiesta del contributo all'Amiu (che poi venne erogato al Comune girandolo all'Amet) avvenne attraverso due lettere dello stesso sindaco il quale avrebbe preteso – secondo l'accusa sostenuta dal pm Antonio Savasta – il contributo nonostante le difficoltà dell'Amiu cui peraltro non venivano pagati puntualmente i servizi svolti.
c. c.
Rinviato al 23 giugno prossimo l'ascolto dei componenti dell'allora consiglio d'amministrazione dell'Amiu, previsto per oggi ma saltato per il protrarsi delle due uniche testimonianze rese nel corso del dibattimento. La richiesta del contributo all'Amiu (che poi venne erogato al Comune girandolo all'Amet) avvenne attraverso due lettere dello stesso sindaco il quale avrebbe preteso – secondo l'accusa sostenuta dal pm Antonio Savasta – il contributo nonostante le difficoltà dell'Amiu cui peraltro non venivano pagati puntualmente i servizi svolti.
c. c.