Prostituzione in strada: sette arresti

Smantellata organizzazione criminale: arrestato un andriese. Fondamentali le intercettazioni ambientali

martedì 13 marzo 2012 10.21
A seguito di lunghe e complesse attività investigative, coordinate dalla procura della Repubblica di Trani, sono state eseguite 7 ordinanze di custodia cautelare in carcere, di cui 6 nei confronti di cittadini di nazionalità rumena e 1 nei confronti di un cittadino andirese, Domenico Tesoro di 54 anni. L'operazione ha visto il pieno coinvolgimento dell'Interpool e delle autorità di polizia della Romania, permettendo la cattura di 3 dei cittadini indagati che, in continuo contatto con la madrepatria, si erano portati nella nazione di origine, anche al fine di sottrarsi alla giurisdizione di questo Paese.

L'operazione, condotta dalla Polizia di Andria, ha permesso di sgominare un'organizzazione dedita al favoreggiamento ed allo sfruttamento della prostituzione di cittadine rumene non solo nel territorio del Comune di Andria, ma anche in altre città nell'ambito del territorio nazionale quali Cerignola, Taranto, Roma e Milano. Nello specifico, i luoghi teatro degli eventi oggetto di indagine risultano essere la strada provinciale 231 (la ex 98) e la provinciale Ruvo-Bisceglie. Il giro di affari era di circa 20mila euro al giorno con ragazze che riuscivano ad incassare in un sol giorno quasi 1000 euro.

A numerose prostitute rumene è stato proposto di partecipare ad un programma di assistenza ed integrazione sociale, permettendole di interrompere la loro condizione di vita sulla strada assolutamente precaria e di sottrarsi alla violenza ed ai condizionamenti dell'organizzazione criminale.
L'attività investigativa è stata portata avanti attraverso il costante monitoraggio con video riprese della zona interessata dalla presenza di prostitute, nonché attraverso operazioni di intercettazione telefonica a carico delle utenze degli indagati e di intercettazioni ambientali sulle macchine utilizzate per l'accompagnamento in strada delle donne. I soggetti arrestati, decidendo i luoghi in cui far prostituire le rumene, controllavano il loro operato mediante frequenti passaggi in auto e con continui contatti telefonici nel corso dei quali si informavano sull'andamento dell'attività lavorativa. Fornivano l'assistenza necessaria per l'espletamento del meretricio, nonché proteggevano le donne dalla concorrenza di altre prostitute. Stabilivano inoltre la cifra da introitare per le prestazioni sessuali, prelevando le donne direttamente dal posto di lavoro e facendosi consegnare le somme guadagnate.