Proteste e forconi, lettera aperta ai giovani tranesi
Scrive Lia Parente, responsabile del gruppo giovani di Sel
giovedì 12 dicembre 2013
19.13
Lia Parente, responsabile del gruppo giovani si Sinistra e Libertà, scrive una lettera aperta ai giovani tranesi, sugli avvenimenti che hanno scosso Trani nelle scorse ore. La pubblichiamo integralmente:
«Questa notte ho dormito poco e male, ho dormito poco e male perché mossa da pensieri connessi ai recenti avvenimenti. Inutile soffermarsi sul tema dei danni provocati ai piccoli e medi commercianti nei giorni 9 e 10 dicembre, inutile ricordare che i confini dei nostri diritti finiscono dove iniziano i diritti altrui, inutile precisare che disseminare paura non è lasciare la libertà di scegliere se partecipare o meno ad un corteo. Il mio pensiero è rivolto invece a tutti quei giovani che anche solo per un istante hanno creduto ai buoni propositi di quel corteo, a coloro che hanno sperato che unirsi potesse far valere i propri principi. Ho pensato ai giovani tranesi spinti dalla reale voglia di ribellarsi ad un sistema corrotto, ad un Italia terra dei cachi, ad un paese che strumentalizza i sogni di noi giovani per distogliere lo sguardo da cose ben più gravi con il semplice rumore. Pensavo alle discussioni avute con alcuni giovani presenti al corteo ed ai loro occhi che speravano che questa volta sarebbe stato diverso, e invece siamo ancora qui a raccogliere i cocci di un impegno inutile.
Quello che più mi lascia amaro in bocca non è la certezza che tutto questo fosse sin dall'inizio un inutile fenomeno rivoltoso con precisa ideologia politica, ma che ancora una volta il pressappochismo e il cinismo dei poteri forti abbia strumentalizzato giovani italiani stanchi e disperati. Ciò che oggi non si può più concepire è proprio questa onda travestita da movimento apolitico che passa sterminando proprio quel poco di speranza che resta in noi giovani, mentre la comode poltrone restano intatte. Da ventisettenne iscritta ad un partito mi sento di dire oggi più che mai che il sistema può essere modificato solo abitandolo, che le dinamiche generatrici di cambiamento sono all'interno dei sistemi stessi e che la politica siamo noi ogni giorno. La stessa energia utilizzata per organizzare cortei, dilazionata nei tempi e nei modi giusti e scevra da condizionamenti derivanti dall'alto, sarebbe la miglior arma per far tremare i polsi a chi davvero ci deve delle spiegazioni».
«Questa notte ho dormito poco e male, ho dormito poco e male perché mossa da pensieri connessi ai recenti avvenimenti. Inutile soffermarsi sul tema dei danni provocati ai piccoli e medi commercianti nei giorni 9 e 10 dicembre, inutile ricordare che i confini dei nostri diritti finiscono dove iniziano i diritti altrui, inutile precisare che disseminare paura non è lasciare la libertà di scegliere se partecipare o meno ad un corteo. Il mio pensiero è rivolto invece a tutti quei giovani che anche solo per un istante hanno creduto ai buoni propositi di quel corteo, a coloro che hanno sperato che unirsi potesse far valere i propri principi. Ho pensato ai giovani tranesi spinti dalla reale voglia di ribellarsi ad un sistema corrotto, ad un Italia terra dei cachi, ad un paese che strumentalizza i sogni di noi giovani per distogliere lo sguardo da cose ben più gravi con il semplice rumore. Pensavo alle discussioni avute con alcuni giovani presenti al corteo ed ai loro occhi che speravano che questa volta sarebbe stato diverso, e invece siamo ancora qui a raccogliere i cocci di un impegno inutile.
Quello che più mi lascia amaro in bocca non è la certezza che tutto questo fosse sin dall'inizio un inutile fenomeno rivoltoso con precisa ideologia politica, ma che ancora una volta il pressappochismo e il cinismo dei poteri forti abbia strumentalizzato giovani italiani stanchi e disperati. Ciò che oggi non si può più concepire è proprio questa onda travestita da movimento apolitico che passa sterminando proprio quel poco di speranza che resta in noi giovani, mentre la comode poltrone restano intatte. Da ventisettenne iscritta ad un partito mi sento di dire oggi più che mai che il sistema può essere modificato solo abitandolo, che le dinamiche generatrici di cambiamento sono all'interno dei sistemi stessi e che la politica siamo noi ogni giorno. La stessa energia utilizzata per organizzare cortei, dilazionata nei tempi e nei modi giusti e scevra da condizionamenti derivanti dall'alto, sarebbe la miglior arma per far tremare i polsi a chi davvero ci deve delle spiegazioni».