Quarant'anni fa la rivolta nel Supercarcere di Trani

La rivolta tenne l'Italia col fiato sospeso per gli ostaggi sotto minaccia armata, liberati con un blitz eroico del Gis dei carabinieri

lunedì 28 dicembre 2020 10.29
A cura di Stefania De Toma
Per chi era bambino in quel periodo che la storia ricorda come "anni di piombo", la dimensione non è molto diversa da quella raccontata da Pif con la mafia: convivevamo con parole come strage, attentati, brigate rosse, rapimenti, come fosse cosa normale che facesse parte delle nostre vite.

E quel giorno della rivolta nel Supercarcere di Trani, che con uno strano orgoglio sapevamo essere addirittura "super" e con la presenza di brigatisti tra i più celebri del paese, la nostra città salì alla ribalta delle cronache nazionali per una rivolta organizzata al fine di protestare sul regime di massima sicurezza in tutta Italia.

Il video riporta le immagini impressionanti, come di una guerriglia nel buio, di un blitz che durò dall' esplosione all' intervento qualche minuto, un'azione rapida, decisa e coraggiosa, anche tenendo conto del fatto che ostaggio dei detenuti erano diciannove agenti di polizia penitenziaria sotto minaccia armata. Fu la prima emergenza dell' allora giovanissimo Gruppo di Intervento Speciale GIS dei carabinieri che riuscì a affrontarla e risolverla senza conseguenze sanguinose sia tra gli ostaggi che tra gli stessi rivoltosi, oltre che tra gli stessi Carabinieri

Vari tentativi di convincere i capi della rivolta a desistere dalla azione di protesta violenta. I rinforzi arrivarono tra la tarda mattinata e il primo pomeriggio e alle 16 il campo sportivo era diventato un campo base del corpo speciale che si preparava a intervenire nella prima azione importante dalla sua costituzione . Alle 16 20 tre elicotteri cominciano a volteggiare sul supercarcere anche per coprire il rumore delle esplosioni che gli artificieri avevano innescato per aprire i cancelli che i rivoltosi avevano saldato e nel giro di pochi minuti già i primi prigionieri erano fuori dal carcere per riabbracciare i familiari, ammassati all'esterno coi i familiari dei detenuti, fazioni opposte di una angoscia comune.

La rivolta era esplosa a due settimane dal rapimento del giudice Giovanni D'Urso (addetto alla direzione generale degli affari penitenziari), effettuato dalle B.R. il 12 dicembre a Roma; e a tre giorni dalla proposta socialista di immediata chiusura della sezione speciale dell'Asinara. Questo fu il comunicato: "I proletari prigionieri di Trani organizzati nel comitato di lotta, hanno occupato militarmente una parte consistente di questo carcere speciale e catturato alcuni agenti di custodia. In questo modo i proletari prigionieri di Trani si dialettizzano con le Brigate Rosse trasformando l'aguzzino D'Urso in un loro prigioniero".

Le richieste formulate dai rivoltosi comunque riguardavano tutti i detenuti e alla chiusura dell'Asinara si univano l'abolizione delle carceri speciali, l'abbreviazione della carcerazione preventiva, l'abolizione del fermo di polizia.

La senatrice Bruna Angela Piarulli,ex direttrice del carcere, ha ricordato l'evento sul suo profilo facebook, nella consapevolezza dell'importanza di mantenere una memoria storica di un'epoca difficile del nostro Paese, vissuta anche attraverso l'episodio drammatico di Trani . Per fortuna in quel caso senza vittime.