Questa mattina il ricordo di Falcone e Borsellino

«La mafia si combatte con la forza e la determinazione dei singoli cittadini»

giovedì 9 luglio 2015 11.50
«La mafia si combatte con la forza e la determinazione dei singoli cittadini. Questo Paese ha delegato alle mafie la crescita, l'espansione e la gestione del potere perché la società civile si è girata dall'altra parte e ha fatto finta di non vedere». L'atto d'accusa è di Antonino De Masi, un imprenditore calabrese della piana di Gioia Tauro, che ha deciso di non voltarsi dall'altra parte. Per questo, da anni, vive sotto scorta, la sua azienda è presidiata dall'esercito e ha dovuto rinunciare alla libertà di movimento per rinunciare alla libertà più vera e grande. «Perché quando paghi il pizzo, non è ai soldi che hai rinunciato, ma alla tua libertà», aggiunge. E' quanto De Masi ha detto questa mattina nell'aula di Corte d'Assise del Tribunale di Trani, in occasione della giornata di commemorazione organizzata dall'Associazione nazionale magistrati e dal Comune per i 23 anni dalle stragi di Capaci e via d'Amelio.

"In ricordo di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e dei loro angeli custodi… per non dimenticare" è stata l'occasione per parlare non solo dei due magistrati e degli agenti della polizia di Stato morti con loro tra maggio e luglio 1992, ma anche per ricordare che la mafia si combatte tutti i giorni dicendo "no" a qualcuno. Oltre al sindaco di Trani, Amedeo Bottaro, e al presidente della sezione tranese dell'Anm, Michele Ruggiero, sono intervenuti Tullio Bertolino (presidente Ordine avvocati Trani), Stefano Dardes (vicepresidente Camera penale Trani), Antonio De Iesu (questore di Bari), Filippo Bortone (presidente Tribunale di Trani), Clara Minerva (prefetto Provincia Barletta Andria Trani) e Giovanni Procacci (consigliere del presidente Regione Puglia, Michele Emiliano).

«Falcone e Borsellino sono stati servitori dello Stato che hanno sacrificato la loro vita per rendere migliore la nostra», ha detto il magistrato Michele Ruggiero. «Hanno vissuto la giustizia e la loro professione come una vera missione. I loro insegnamenti sono insegnamenti di cui dobbiamo fare memoria e professione di vita quotidiana». Sulla stessa linea di Francesco Forgione, ex presidente della commissione nazionale Antimafia, anche lui calabrese ma ormai trapiantato a Palermo, che dopo aver fatto per diversi anni il parlamentare ora si dedica alla scrittura e all'insegnamento. «La memoria – ha detto - non è un rito stanco, è la scelta di rinnovare un impegno sociale, civile, culturale, etico e morale. Abbiamo bisogno di ricostruire questo Paese. A 23 anni dalle stragi abbiamo bisogno di verità piene, perché una democrazia che non riesce a fare verità sulle stragi – ha sottolineato - è una democrazia incompiuta». L'ex parlamentare ha anche ribadito la necessità di avere «una magistratura autonoma e indipendente, perché senza indipendenza la magistratura ferma la sua azione alle soglie del potere politico, economico e finanziario». E anche quella di "una magistratura che faccia i processi nei tribunali e non nei talk show televisivi". «Ma la lotta alla mafia – ha rimarcato - deve svolgersi nella società, c'è bisogno di ricostruire l'etica dell'economia, delle professioni e delle imprese, perché la lotta alla mafia è una grande battaglia culturale e sociale, come diceva Borsellino. E qui – ha concluso - c'è il grande tema dell'intreccio tra mafia e corruzione (che è la forma più moderna di collante tra mafia e politica) e c'è il grande tema della riforma sociale della società».
Cerimonia commemorativa in ricordo dei giudici Falcone e Borsellino
Cerimonia commemorativa in ricordo dei giudici Falcone e Borsellino
Cerimonia commemorativa in ricordo dei giudici Falcone e Borsellino
Cerimonia commemorativa in ricordo dei giudici Falcone e Borsellino
Cerimonia commemorativa in ricordo dei giudici Falcone e Borsellino
Cerimonia commemorativa in ricordo dei giudici Falcone e Borsellino