Da Chicago a Trani: la Diocesi recupera 109 pergamene antiche
Il vescovo Picchierri: «Oggi ci riappropriamo delle radici della nostra cultura»
giovedì 29 ottobre 2015
In un Museo Diocesano completamente restaurato e riaperto al pubblico, il vescovo monsignor Giovan Battista Picchierri è rientrato in possesso di 109 pergamene risalenti al XIV-XVI. Si conclude così una delle fasi dell'indagine seguita del comando Tutela Patrimonio Culturale dei carabinieri di Roma, che hanno fatto luce su un ingente furto di beni archivistici e bibliografici avvenuto tra i primi anni '70 e gli '80, da biblioteche e archivi, ecclesiastici o comunali pugliesi.
«Questa sera gioisco insieme con voi per questo importante avvenimento - ha dichiarato l'arcivescovo -. Questa operazione di recupero ha impegnato tanti soggetti autorevoli: la Sovrintendenza archivistica di Puglia e Basilicata, il Nucleo dei carabinieri per la Tutela al Patrimonio culturale. Come servo di questa Chiesa locale devo ringraziare tutti i protagonisti di questa operazione perché ci hanno consentito di riappropriarci di quelle che sono le radici della nostra cultura. Non si può essere figli del tempo senza la storia, vivremo - ha concluso - nella presunzione più cieca e buia».
«Questa giornata conclude un iter molto lungo, iniziato nel 2007», ha proseguito Maria Carolina Nardella, soprintendente archivistico della Puglia e della Basilicata. «Già l'Fbi aveva capito che quel patrimonio era internazionale, ma soprattutto che lo stesso provenisse dalla Puglia. Sulle pergamene, 109 in totale, è stato effettuato un lungo lavoro. Il recupero è il frutto di un lavoro di sinergia tra le autorità nazionali (Sovrintendenza archeologica di Bari e comando dei carabinieri Nucleo Tutela del Patrimonio culturale di Roma) e internazionali (Fbi di Chicago)».
La parola è poi passata a Michelangela Stefàno, comandante nucleo Tutela Patrimonio culturale dei carabinieri. «I beni culturali ecclesiastici - ha detto l'ufficiale dell'Arma - rappresentano un'enorme parte del patrimonio artistico del nostro Paese. Abbazie, monasteri, cattedrali custodiscono due millenni di storia composta suddivise tra opere pittoriche, scultoree e patrimonio librario. Nasce quindi l'esigenza di tutelare con un sistema congiunto questo ingente patrimonio per ostacolare furti e traffico clandestino internazionale di questi beni. La tutela del patrimonio culturale - ha proseguito - deve essere vissuta come un dovere. Questo reparto dei carabinieri, istituito nel 1969, è proposto per contrastare una tipologia di criminalità che è diversa dal solito, caratterizzata spesso, come in questo caso, da profili di trans nazionalità».
Per ultimo l'intervento di Carla Palma, funzionario della Soprintendenza archivistica della Puglia e della Basilicata. «Sulle pergamene - ha spiegato - è intervenuto lo studio di una professionista specializzata in paleografia, Corina Drago, mentre la Sovrintendenza ha contribuito invece nell'individuare gli archivi di provenienza: tre appartengono alla Curia arcivescovile di Trani, una a quella di Bisceglie, la parte restante appartiene ai numerosi archivi ecclesiastici di Barletta».
«Questa sera gioisco insieme con voi per questo importante avvenimento - ha dichiarato l'arcivescovo -. Questa operazione di recupero ha impegnato tanti soggetti autorevoli: la Sovrintendenza archivistica di Puglia e Basilicata, il Nucleo dei carabinieri per la Tutela al Patrimonio culturale. Come servo di questa Chiesa locale devo ringraziare tutti i protagonisti di questa operazione perché ci hanno consentito di riappropriarci di quelle che sono le radici della nostra cultura. Non si può essere figli del tempo senza la storia, vivremo - ha concluso - nella presunzione più cieca e buia».
«Questa giornata conclude un iter molto lungo, iniziato nel 2007», ha proseguito Maria Carolina Nardella, soprintendente archivistico della Puglia e della Basilicata. «Già l'Fbi aveva capito che quel patrimonio era internazionale, ma soprattutto che lo stesso provenisse dalla Puglia. Sulle pergamene, 109 in totale, è stato effettuato un lungo lavoro. Il recupero è il frutto di un lavoro di sinergia tra le autorità nazionali (Sovrintendenza archeologica di Bari e comando dei carabinieri Nucleo Tutela del Patrimonio culturale di Roma) e internazionali (Fbi di Chicago)».
La parola è poi passata a Michelangela Stefàno, comandante nucleo Tutela Patrimonio culturale dei carabinieri. «I beni culturali ecclesiastici - ha detto l'ufficiale dell'Arma - rappresentano un'enorme parte del patrimonio artistico del nostro Paese. Abbazie, monasteri, cattedrali custodiscono due millenni di storia composta suddivise tra opere pittoriche, scultoree e patrimonio librario. Nasce quindi l'esigenza di tutelare con un sistema congiunto questo ingente patrimonio per ostacolare furti e traffico clandestino internazionale di questi beni. La tutela del patrimonio culturale - ha proseguito - deve essere vissuta come un dovere. Questo reparto dei carabinieri, istituito nel 1969, è proposto per contrastare una tipologia di criminalità che è diversa dal solito, caratterizzata spesso, come in questo caso, da profili di trans nazionalità».
Per ultimo l'intervento di Carla Palma, funzionario della Soprintendenza archivistica della Puglia e della Basilicata. «Sulle pergamene - ha spiegato - è intervenuto lo studio di una professionista specializzata in paleografia, Corina Drago, mentre la Sovrintendenza ha contribuito invece nell'individuare gli archivi di provenienza: tre appartengono alla Curia arcivescovile di Trani, una a quella di Bisceglie, la parte restante appartiene ai numerosi archivi ecclesiastici di Barletta».