Riflessioni sulla Giornata della memoria 2006
«"Erano le 11 e 59 quando il primo soldato russo entrò ad Auschwitz...»
venerdì 27 gennaio 2006
Diamo diffusione di una nota dei Comunisti italiani sulla giornata della memoria:
"Erano le 11 e 59 quando il primo soldato russo entrò ad Auschwitz. Non ci sono parole che possano descrivere l'orrore che si presentò ai suoi occhi. Anche oggi chi visita un lager resta senza parole. Solo il silenzio si addice. Il 27 gennaio è il "giorno della memoria".
La memoria non è una questione di parte, come vuol farci credere chi intende dare alla storia connotati politici di comodo. Il 27 gennaio è una data che ricorda una tragedia tutta europea, avvenuta solo 60 anni fa, della quale vi sono ancora testimoni. Non è l'unica tragedia della storia, non sarà, purtroppo, l'ultima, ma è qualcosa che gli europei e tutto il mondo occidentale non possono permettersi di archiviare.
La crisi della democrazia europea che sfocia nel fascismo e nel nazismo, l'elaborazione di una strategia imperialistica che scatena l'invasione e l'occupazione di altri paesi sostenuta da una feroce e inumana ideologia sciovinista e razzista, lo scatenamento della guerra mondiale.
Il tutto sostenuto da un'organizzazione capillare del potere e del consenso, in campo politico ed economico, che è arrivata a negare la dignità stessa della persona umana attraverso forme di annientamento a gestione aziendale.
Tutto questo pesa come un macigno su ognuno di noi.
Tra le tante lezioni che questo scorcio di storia europea ci presenta ne possiamo trarre due particolarmente attuali. La prima è che la democrazia non è mai un fatto scontato una volta per tutte, ma va rinnovata e attualizzata nelle sue forme di regolatore della vita civile e della partecipazione, perché le tentazioni autoritarie sono sempre in agguato. La seconda riguarda l'economia.
Non era vero allora e non è vero oggi che capitalismo e libero mercato siano possibili senza democrazia. La terribile efficienza con cui venivano gestiti il lavoro e la morte nei lager nazisti aveva una sua tragica logica economica e di mercato.
Il sonno della ragione genera mostri e in questo periodo sonnolente nel campo delle idee e del pensiero corriamo qualche rischio in più. In questo 27 gennaio 2006 vogliamo ribadire, da un lato, il dovere etico e politico della memoria, dall'altro, vogliamo continuare a riflettere su quanto è successo e come è successo. Avendo si come obiettivo la riconciliazione, ma accompagnata dalla verità , come ha fatto Nelson Mandela in Sudafrica e come si sta tentando di fare in Ruanda.
Perché la ricerca storica deve andare avanti ma non può essere semplificata, attraverso una pacificazione che, peraltro,è già avvenuta; rimovendo la Resistenza che è l'origine della nostra Costituzione".
Giovanna Gala
"Erano le 11 e 59 quando il primo soldato russo entrò ad Auschwitz. Non ci sono parole che possano descrivere l'orrore che si presentò ai suoi occhi. Anche oggi chi visita un lager resta senza parole. Solo il silenzio si addice. Il 27 gennaio è il "giorno della memoria".
La memoria non è una questione di parte, come vuol farci credere chi intende dare alla storia connotati politici di comodo. Il 27 gennaio è una data che ricorda una tragedia tutta europea, avvenuta solo 60 anni fa, della quale vi sono ancora testimoni. Non è l'unica tragedia della storia, non sarà, purtroppo, l'ultima, ma è qualcosa che gli europei e tutto il mondo occidentale non possono permettersi di archiviare.
La crisi della democrazia europea che sfocia nel fascismo e nel nazismo, l'elaborazione di una strategia imperialistica che scatena l'invasione e l'occupazione di altri paesi sostenuta da una feroce e inumana ideologia sciovinista e razzista, lo scatenamento della guerra mondiale.
Il tutto sostenuto da un'organizzazione capillare del potere e del consenso, in campo politico ed economico, che è arrivata a negare la dignità stessa della persona umana attraverso forme di annientamento a gestione aziendale.
Tutto questo pesa come un macigno su ognuno di noi.
Tra le tante lezioni che questo scorcio di storia europea ci presenta ne possiamo trarre due particolarmente attuali. La prima è che la democrazia non è mai un fatto scontato una volta per tutte, ma va rinnovata e attualizzata nelle sue forme di regolatore della vita civile e della partecipazione, perché le tentazioni autoritarie sono sempre in agguato. La seconda riguarda l'economia.
Non era vero allora e non è vero oggi che capitalismo e libero mercato siano possibili senza democrazia. La terribile efficienza con cui venivano gestiti il lavoro e la morte nei lager nazisti aveva una sua tragica logica economica e di mercato.
Il sonno della ragione genera mostri e in questo periodo sonnolente nel campo delle idee e del pensiero corriamo qualche rischio in più. In questo 27 gennaio 2006 vogliamo ribadire, da un lato, il dovere etico e politico della memoria, dall'altro, vogliamo continuare a riflettere su quanto è successo e come è successo. Avendo si come obiettivo la riconciliazione, ma accompagnata dalla verità , come ha fatto Nelson Mandela in Sudafrica e come si sta tentando di fare in Ruanda.
Perché la ricerca storica deve andare avanti ma non può essere semplificata, attraverso una pacificazione che, peraltro,è già avvenuta; rimovendo la Resistenza che è l'origine della nostra Costituzione".
Giovanna Gala