«Riflettiamo sulla rappresentanza politica della sinistra nel paese»
Felice Di Lernia (Sinistra e Libertà) commenta il risultato elettorale
martedì 30 marzo 2010
Felice di Lernia non ce l'ha fatta. Il candidato tranese di Sinistra e Libertà, nonostante l'ottimo risultato conseguito (2602 voti nella Bat, di cui 2030 solo a Trani) non è riuscito a vincere la volata con il barlettano Franco Pastore, assessore comunale a Barletta. «Si è appena chiusa una pagina importante della storia politica e sociale di questa città e di questa regione – dice Di Lernia a Traniweb - e se ne sta aprendo un'altra, molto complessa, che potrebbe rivelarsi una vera e propria nuova stagione della politica. E' importante, allora, mettere all'ordine del giorno della discussione politica alcune questioni fondamentali, che potrebbero condizionare il futuro se non affrontate per tempo».
Il primo punto su cui Di Lernia focalizza l'attenzione è quello degli ingenti capitali messi in gioco in campagna elettorale. «Ribadisco – dice Di Lernia - che la sperequazione tra le risorse utilizzate pone un serio problema di democrazia effettiva. Aggiungo ora che questa questione è a tutti gli effetti una delle più importanti dimostrazioni della irrisolta questione morale in politica. Voglio affermarlo con tutta la chiarezza possibile: ritengo immorale che per la campagna elettorale di un solo candidato consigliere si spendano cifre pari a qualche anno di stipendio di un normale lavoratore. Non è qui in gioco semplicemente la libera scelta di ciascuno di fare ciò che vuole dei suoi soldi: è in gioco il rispetto per le tantissime famiglie che stanno sotto e intorno alla soglia della povertà, è in gioco la sobrietà della politica, è in gioco la trasparenza sulla provenienza e sull'utilizzo di quei capitali, è in gioco il rapporto diretto tra capitali investiti e voti garantiti».
L'elezione regionale è stata caratterizzata da forte astensionismo, un segnale letto dai più come una vera emergenza culturale e politica. «Condivido questa tesi – spiega Di Lernia al cronista – riconoscendo nell'astensione il successo a lungo termine del berlusconismo e del suo progetto piduista: allontanare la gente dalla politica intesa come passione civile per il bene comune e darle in cambio il diritto al televoto ogni fine settimana. Se la sinistra non saprà fare i conti con questa emergenza, se non saprà recuperare la funzione pedagogica della politica, sarà costretta a muoversi dentro una potente contraddizione, la stessa di cui si nutre la telecrazia, che annullerà ogni possibilità di riscatto».
Nel prossimo consiglio regionale siederenno 23 consiglieri (3 di questa provincia) eletti nelle file del Partito democratico, partito i cui dirigenti nazionali e regionali hanno in tutti i modi cercato di impedire a Vendola di candidarsi preferendogli una decisa virata verso il centro della geografia politica. Progetto bocciato dalle primarie che hanno dato il via libera alla rielezione di Vendola. «Anche questo – dice Di Lernia – è un paradosso che la sinistra dovrà a tutti i costi risolvere. Non si tratta semplicemente di rispondere, dopo il trionfo di Vendola, alle indimenticabili dieci domande di Boccia ma di avviare senza indugio e senza polemiche il dibattito sulla rappresentanza politica della sinistra di questo paese e delle istanze che da sempre rappresenta. Soprattutto alla luce della esclusione dai banchi regionali dei partiti della sinistra radicale».
Il primo punto su cui Di Lernia focalizza l'attenzione è quello degli ingenti capitali messi in gioco in campagna elettorale. «Ribadisco – dice Di Lernia - che la sperequazione tra le risorse utilizzate pone un serio problema di democrazia effettiva. Aggiungo ora che questa questione è a tutti gli effetti una delle più importanti dimostrazioni della irrisolta questione morale in politica. Voglio affermarlo con tutta la chiarezza possibile: ritengo immorale che per la campagna elettorale di un solo candidato consigliere si spendano cifre pari a qualche anno di stipendio di un normale lavoratore. Non è qui in gioco semplicemente la libera scelta di ciascuno di fare ciò che vuole dei suoi soldi: è in gioco il rispetto per le tantissime famiglie che stanno sotto e intorno alla soglia della povertà, è in gioco la sobrietà della politica, è in gioco la trasparenza sulla provenienza e sull'utilizzo di quei capitali, è in gioco il rapporto diretto tra capitali investiti e voti garantiti».
L'elezione regionale è stata caratterizzata da forte astensionismo, un segnale letto dai più come una vera emergenza culturale e politica. «Condivido questa tesi – spiega Di Lernia al cronista – riconoscendo nell'astensione il successo a lungo termine del berlusconismo e del suo progetto piduista: allontanare la gente dalla politica intesa come passione civile per il bene comune e darle in cambio il diritto al televoto ogni fine settimana. Se la sinistra non saprà fare i conti con questa emergenza, se non saprà recuperare la funzione pedagogica della politica, sarà costretta a muoversi dentro una potente contraddizione, la stessa di cui si nutre la telecrazia, che annullerà ogni possibilità di riscatto».
Nel prossimo consiglio regionale siederenno 23 consiglieri (3 di questa provincia) eletti nelle file del Partito democratico, partito i cui dirigenti nazionali e regionali hanno in tutti i modi cercato di impedire a Vendola di candidarsi preferendogli una decisa virata verso il centro della geografia politica. Progetto bocciato dalle primarie che hanno dato il via libera alla rielezione di Vendola. «Anche questo – dice Di Lernia – è un paradosso che la sinistra dovrà a tutti i costi risolvere. Non si tratta semplicemente di rispondere, dopo il trionfo di Vendola, alle indimenticabili dieci domande di Boccia ma di avviare senza indugio e senza polemiche il dibattito sulla rappresentanza politica della sinistra di questo paese e delle istanze che da sempre rappresenta. Soprattutto alla luce della esclusione dai banchi regionali dei partiti della sinistra radicale».