Riordino ospedaliero, Marmo (Fi): «Il Governo eviti ulteriori bluff»
Il consigliere regionale dopo la bocciatura in commissione Sanità
venerdì 20 gennaio 2017
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«Se è vero che il Governo regionale ha a cuore la salute dei pugliesi, allora abbondoni questa melina che mira a sfiancare le forze politiche e metta tutte le carte ed i documenti relativi al Riordino a disposizione dell'intero Consiglio. Sino ad oggi si è proceduto a tappe forzatamente rallentate, tra strappi in avanti e veloci ripiegamenti, ma soprattutto in un clima di assoluta mancanza di condivisione. Da oggi iniziamo una nuova fase di confronto e ci auguriamo che il percorso possa essere più spedito e, al tempo stesso, più leale. Anche per sopperire alle criticità determinate da un Governatore che si ostina a voler fare l'assessore alla sanità senza avere la disponibilità per farlo a tempo pieno, come l'urgenza del momento invece richiederebbe». A dichiararlo il consigliere Nino Marmo, dopo la bocciatura del piano di riordino ospedaliero in commissione Sanità.
«Per noi i punti deboli del piano rimangono tali nonostante il tempo dedicato alle discussioni, alle revisioni ed agli emendamenti. In una Puglia che già paga lo scotto del sottodimensionamento dei posti letto rispetto alla gran parte delle regioni italiane, dobbiamo registrare un ulteriore squilibrio sul territorio tra province virtuose – Bari, Lecce e per certi versi Foggia – e province neglette – Taranto, Brindisi e Bat – con quest'ultima poi a fare da Cenerentola, grazie ad un indice di 1,7 posti letto ogni mille abitanti. Quasi un record da terzo mondo».
«Accade anche che - mentre noi ci affanniamo a discutere di queste problematiche - alcuni direttori generali, tra cui quello della Asl Bat, si siano affrettati ad intervenire con proprio atto aziendale in un contesto che è invece praticamente congelato dalle ripetute bocciature del Riordino. Con il risultato che in un'area di oltre 400.000 abitanti come quella della Bat ci si ritrova oggi con un solo Pronto Soccorso, per giunta a mezzadria tra Barletta ed Andria».
«Né possiamo poi prendere in parola – senza una documentazione probante – la novella dei nuovi ospedali da realizzarsi ad Andria e Molfetta. Perché se da una parte non c'è ancora traccia concreta di come si intenda finanziarli - se non generici riferimenti all'art 20 della legge 67/88 ed ai Fondi di Sviluppo e Coesione – d'altro canto non è pensabile cancellare reparti sensibili e già esistenti nelle more che si giunga alla realizzazione delle nuove strutture, magari tra qualche anno o forse… mai. Il rischio concreto è quello di aggiungere al danno anche una beffa atroce. Che i cittadini non ci perdonerebbero».
«Per noi i punti deboli del piano rimangono tali nonostante il tempo dedicato alle discussioni, alle revisioni ed agli emendamenti. In una Puglia che già paga lo scotto del sottodimensionamento dei posti letto rispetto alla gran parte delle regioni italiane, dobbiamo registrare un ulteriore squilibrio sul territorio tra province virtuose – Bari, Lecce e per certi versi Foggia – e province neglette – Taranto, Brindisi e Bat – con quest'ultima poi a fare da Cenerentola, grazie ad un indice di 1,7 posti letto ogni mille abitanti. Quasi un record da terzo mondo».
«Accade anche che - mentre noi ci affanniamo a discutere di queste problematiche - alcuni direttori generali, tra cui quello della Asl Bat, si siano affrettati ad intervenire con proprio atto aziendale in un contesto che è invece praticamente congelato dalle ripetute bocciature del Riordino. Con il risultato che in un'area di oltre 400.000 abitanti come quella della Bat ci si ritrova oggi con un solo Pronto Soccorso, per giunta a mezzadria tra Barletta ed Andria».
«Né possiamo poi prendere in parola – senza una documentazione probante – la novella dei nuovi ospedali da realizzarsi ad Andria e Molfetta. Perché se da una parte non c'è ancora traccia concreta di come si intenda finanziarli - se non generici riferimenti all'art 20 della legge 67/88 ed ai Fondi di Sviluppo e Coesione – d'altro canto non è pensabile cancellare reparti sensibili e già esistenti nelle more che si giunga alla realizzazione delle nuove strutture, magari tra qualche anno o forse… mai. Il rischio concreto è quello di aggiungere al danno anche una beffa atroce. Che i cittadini non ci perdonerebbero».