Ristorante nel fortino, Procacci non si ferma: «Il gestore paghi il dovuto al Comune»
Conferenza stampa degli esponenti di Trani#aCapo per replicare al ristoratore
domenica 26 marzo 2017
10.06
«Sappiamo che il conduttore, ad oggi, sta pagando regolarmente tutti i canoni di locazione e non abbiamo nulla contro di lui come persona fisica. Il problema è che venga pagato il pregresso perché un atto amministrativo quale il permesso di costruire, che prevedeva le somme per il rifacimento del solaio a carico del conduttore, non può essere posto nel nulla dal parere dell'avvocato del Comune. Per porlo nel nulla occorreva un provvedimento uguale e contrario. Il parere dell'avvocato è insufficiente». Così Maria Grazia Cinquepalmi, consigliera comunale di Trani#aCapo, riassume la posizione del movimento riguardo alla questione del ristorante Le Lampare al Fortino, realizzato nella chiesta di Sant'Antuono che è di proprietà del Comune. Il movimento fondato da Antonio Procacci, ieri mattina, ha ricostruito in una conferenza stampa (che è possibile seguire nei video in allegato, tratti dalla pagina Facebook di Trani#aCapo) tutto l'iter che, a partire dal 2005, ha portato la chiesa nelle mani del privato, che l'ha trasformata in un ristorante di grande notorietà, ma anche creato una situazione debitoria nei confronti del Comune.
L'attenzione è stata focalizzata sui lavori di demolizione e ricostruzione di un solaio, la cui spesa - secondo Trani#aCapo - doveva essere esclusivamente a carico del conduttore. Così non sarebbe stato e il titolare del ristorante aveva ritenuto di non pagare la cifra 'detraendola' dai fitti dovuti al Comune. Il relativo permesso di costruire prevedeva "demolizione e la ricostruzione del solaio in latero-cemento in precarie condizioni statiche". Il permesso venne rilasciato dal capo dell'ufficio tecnico il 3 luglio 2007 e precisava che l'ufficio tecnico e il Comune erano "sollevati da eventuali richieste di partecipazione alle spese che l'istante sosterrà nell'esecuzione dei succitati, lavori che dovranno rimanere in esclusivo carico del richiedente senza nulla pretendere". Del permesso gli esponenti di Trani#aCapo hanno anche prodotto copia controfirmata dal conduttore, depositata presso la Soprintendenza cui sono state chieste le autorizzazioni per i lavori.
Tuttavia, negli anni, si è creata una situazione di morosità, nell'ambito della quale è anche intervenuta una sentenza del Tribunale di Trani che imponeva al ristoratore di pagare i fitti arretrati già qualche anno fa, con esclusione delle spese per il solaio che il Comune aveva accettato di tenere in sospeso. Fino ad arrivare, il 14 maggio 2015, durante la gestione del commissario prefettizio, alla decisione di avviare la rescissione dal contratto "per aver operato - ha spiegato ancora Procacci, carte alla mano - l'ingiustificata e reiterata volontà a non corrispondere i canoni dovuti al Comune di Trani". Senonché viene presentata – ha ancora ricostruito Procacci - una polizia fideiussoria e nel settembre 2015 la Giunta Bottaro decide di accettare la transazione del pregresso, proposta dal gestore del ristorante. Non prima però di aver chiesto un parere all'ufficio tecnico e uno a quello legale.
E qui ci sarebbe l'altro problema, perché nel parere dell'avvocato del Comune - secondo quanto spiegato ieri mattina da Antonio Procacci - si legge che "la manutenzione straordinaria alla quale si era obbligata la società era quella che poteva rilevarsi in base alla semplice presa visione dei luoghi e non certo ciò che era emerso come necessario solo allorquando la società cominciò i lavori di manutenzione straordinaria e dovette prendere atto dell'assoluta necessità di operare non una semplice manutenzione straordinaria, bensì di effettuare proprio il rifacimento della terrazza". «Ma il permesso rilasciato nel 2007 – ha chiesto Procacci - non contemplava proprio la demolizione e ricostruzione del solaio in precarie condizioni statiche? Per questo i due pareri dell'avvocato – ha annunciato - verranno depositati in Procura».
Comunque dopo aver ottenuto i pareri, la giunta ha deliberato di concedere la rateizzazione sebbene la transazione – sempre secondo quanto spiegato ieri dagli esponenti di Trani#aCapo - non sia stata ancora firmata. Nel frattempo la società che gestisce il ristorante ha pagato i canoni del 2016 e, della somma pregressa per la quale ha richiesto la rateizzazione, ha pagato il dovuto alla scadenza del 31 dicembre 2016.
Antonio e Aldo Procacci e Maria Grazia Cinquepalmi hanno anche ricordato che la chiesa non è mai stata sconsacrata. Lo hanno sostenuto citando le missive inviate dal vescovo Giovan Battista Pichierri, tra il 2009 e il 2015, agli allora sindaci di Trani. La prima citata risale al marzo 2009 (quando era sindaco Giuseppe Tarantini) e in questa il vescovo ricordava che, in base all'articolo 831 del Codice civile, "le chiese non possono essere sottratte alla loro destinazione, anche per effetto di alienazione, finché la destinazione stessa non sia cessata secondo le leggi in materia" e che "v'è un vincolo di destinazione, che solo l'autorità competente (quella ecclesiale) può far cessare". Nel caso specifico della chiesa di Sant'Antuono, monsignor Pichierri avvertiva anche che "l'attuale uso della predetta chiesa costituisce un pericoloso precedente che snatura il manufatto come anche svilisce il patrimonio culturale-artistico-architettonico di cui proprio la città di Trani, 'perla della Puglia', non può soffrire" e invitava il primo cittadino a "trovare una soluzione al problema". Nel settembre 2015, scrivendo al sindaco Bottaro, il vescovo Pichierri ribadiva, poi, che la destinazione a ristorante "offende il sentimento della comunità cristiana che, in più circostanze, ha manifestato e continua a manifestare il suo rammarico per la profanazione di tale luogo sacro e sconcerto per l'oltraggio arrecato alla storia dell'intera comunità cittadina".
Durante la conferenza stampa, infine, è stata preannunciata una querela nei confronti degli avvocati del gestore per aver sostenuto che gli esponenti di Trani#aCapo avrebbero fatto dichiarazioni deliranti e calunniose.
L'attenzione è stata focalizzata sui lavori di demolizione e ricostruzione di un solaio, la cui spesa - secondo Trani#aCapo - doveva essere esclusivamente a carico del conduttore. Così non sarebbe stato e il titolare del ristorante aveva ritenuto di non pagare la cifra 'detraendola' dai fitti dovuti al Comune. Il relativo permesso di costruire prevedeva "demolizione e la ricostruzione del solaio in latero-cemento in precarie condizioni statiche". Il permesso venne rilasciato dal capo dell'ufficio tecnico il 3 luglio 2007 e precisava che l'ufficio tecnico e il Comune erano "sollevati da eventuali richieste di partecipazione alle spese che l'istante sosterrà nell'esecuzione dei succitati, lavori che dovranno rimanere in esclusivo carico del richiedente senza nulla pretendere". Del permesso gli esponenti di Trani#aCapo hanno anche prodotto copia controfirmata dal conduttore, depositata presso la Soprintendenza cui sono state chieste le autorizzazioni per i lavori.
Tuttavia, negli anni, si è creata una situazione di morosità, nell'ambito della quale è anche intervenuta una sentenza del Tribunale di Trani che imponeva al ristoratore di pagare i fitti arretrati già qualche anno fa, con esclusione delle spese per il solaio che il Comune aveva accettato di tenere in sospeso. Fino ad arrivare, il 14 maggio 2015, durante la gestione del commissario prefettizio, alla decisione di avviare la rescissione dal contratto "per aver operato - ha spiegato ancora Procacci, carte alla mano - l'ingiustificata e reiterata volontà a non corrispondere i canoni dovuti al Comune di Trani". Senonché viene presentata – ha ancora ricostruito Procacci - una polizia fideiussoria e nel settembre 2015 la Giunta Bottaro decide di accettare la transazione del pregresso, proposta dal gestore del ristorante. Non prima però di aver chiesto un parere all'ufficio tecnico e uno a quello legale.
E qui ci sarebbe l'altro problema, perché nel parere dell'avvocato del Comune - secondo quanto spiegato ieri mattina da Antonio Procacci - si legge che "la manutenzione straordinaria alla quale si era obbligata la società era quella che poteva rilevarsi in base alla semplice presa visione dei luoghi e non certo ciò che era emerso come necessario solo allorquando la società cominciò i lavori di manutenzione straordinaria e dovette prendere atto dell'assoluta necessità di operare non una semplice manutenzione straordinaria, bensì di effettuare proprio il rifacimento della terrazza". «Ma il permesso rilasciato nel 2007 – ha chiesto Procacci - non contemplava proprio la demolizione e ricostruzione del solaio in precarie condizioni statiche? Per questo i due pareri dell'avvocato – ha annunciato - verranno depositati in Procura».
Comunque dopo aver ottenuto i pareri, la giunta ha deliberato di concedere la rateizzazione sebbene la transazione – sempre secondo quanto spiegato ieri dagli esponenti di Trani#aCapo - non sia stata ancora firmata. Nel frattempo la società che gestisce il ristorante ha pagato i canoni del 2016 e, della somma pregressa per la quale ha richiesto la rateizzazione, ha pagato il dovuto alla scadenza del 31 dicembre 2016.
Antonio e Aldo Procacci e Maria Grazia Cinquepalmi hanno anche ricordato che la chiesa non è mai stata sconsacrata. Lo hanno sostenuto citando le missive inviate dal vescovo Giovan Battista Pichierri, tra il 2009 e il 2015, agli allora sindaci di Trani. La prima citata risale al marzo 2009 (quando era sindaco Giuseppe Tarantini) e in questa il vescovo ricordava che, in base all'articolo 831 del Codice civile, "le chiese non possono essere sottratte alla loro destinazione, anche per effetto di alienazione, finché la destinazione stessa non sia cessata secondo le leggi in materia" e che "v'è un vincolo di destinazione, che solo l'autorità competente (quella ecclesiale) può far cessare". Nel caso specifico della chiesa di Sant'Antuono, monsignor Pichierri avvertiva anche che "l'attuale uso della predetta chiesa costituisce un pericoloso precedente che snatura il manufatto come anche svilisce il patrimonio culturale-artistico-architettonico di cui proprio la città di Trani, 'perla della Puglia', non può soffrire" e invitava il primo cittadino a "trovare una soluzione al problema". Nel settembre 2015, scrivendo al sindaco Bottaro, il vescovo Pichierri ribadiva, poi, che la destinazione a ristorante "offende il sentimento della comunità cristiana che, in più circostanze, ha manifestato e continua a manifestare il suo rammarico per la profanazione di tale luogo sacro e sconcerto per l'oltraggio arrecato alla storia dell'intera comunità cittadina".
Durante la conferenza stampa, infine, è stata preannunciata una querela nei confronti degli avvocati del gestore per aver sostenuto che gli esponenti di Trani#aCapo avrebbero fatto dichiarazioni deliranti e calunniose.