"Sanità in Puglia e a Trani al tempo di Vendola e Tedesco"

Intervento dell'ex sindaco Giuseppe Tarantini

giovedì 28 dicembre 2006
Riceviamo e pubblichiamo: «Razionalizzare la spesa sanitaria è un obiettivo "cronico" di tutti i governi, farlo innalzando i livelli di assistenza all'ammalato, il che potrebbe sembrare una contraddizione, è possibile, anzi, dovrebbe essere "la" maniera per farlo (in medicina la prima forma di risparmio è la cultura, nulla è più costoso dell'operatore sanitario incolto o incapace).
L'attuale presidente Vendola, quando si presentò agli elettori, lo fece con una campagna elettorale basata su molta enfasi e poche promesse concrete e facilmente individuabili e, conseguentemente, riscontrabili. Fra queste, forse, la politica sanitaria. Egli, sulla scorta di un malcontento a metà tra l'atavico e il campanilistico che pervase i cittadini pugliesi, promise una "Sanità per tutti", slogan perfino ovvio in teoria, ma tutto da verificare nella prassi dell'esecuzione (quale nuovo piano?) e del finanziamento (con quali soldi?).
A quasi due anni di vita del Governo Vendola–Tedesco di nuovi piani di riordino ospedaliero mi pare che non se ne senta parlare neanche di nascosto. Quando ero sindaco di Trani fui costretto a convocare il consiglio comunale d'urgenza il 23 dicembre per poter fornire ad un ultimativo assessore Tedesco l'opinione dell'Assemblea Cittadina su un'ipotesi di riordino che riguardava la nostra città, il cui parere doveva essere espresso entro il 31 dicembre 2005, data in cui, inderogabilmente (così fu detto), si sarebbe tenuta una decisiva riunione "ad hoc" della giunta regionale.
Siamo alla vigilia di un altro S. Silvestro, ma dell'assessore Tedesco ci è rimasta, nell'ospedale di Trani, solo una facile ironia sulla definizione di "stabilimenti" degli ospedali data dall'Amministrazione Fitto e pensata dal direttore dell'Ares, dott. Morlacco, che ha cambiato il modo di chiamare gli ospedali ed è rimasto al suo posto.
Quali sono i provvedimenti adottati dall'attuale giunta regionale per una "sanità per tutti"?

1) Riduzione del numero delle Asl. A parte gli stipendi di direttori generali, sanitari e amministrativi, quale altro risparmio questo provvedimento porterà? Vediamo la nostra esperienza di ex utenti della Asl Ba/2, ora passati nella più grande Bat/1: quali miglioramenti? Quali maggiori fruibilità? Quali rami secchi tagliati? Quali centri di eccellenza individuati?

2) Controllo della spesa farmaceutica attraverso speciali norme su gastroprotettori, ipocolsterolemizzanti, antidepressivi e antiipertensivi: prescrivere quelli che costano meno. Anche per i farmaci, come per qualsiasi altro bene di consumo vale il rapporto qualità/prezzo che non consiste solo nella qualità degli eccipienti, ma anche nel contributo che l'industria farmaceutica fornisce alla ricerca e all'aggiornamento dei medici. Se non ci fossero le case farmaceutiche i medici italiani saprebbero più o meno solo quello che hanno studiato all'università per tutto il resto della loro vita professionale. Sui farmaci, per risparmiare, è sufficiente passare da una prescrizione per "scatole", "tubi" e "blister" contenenti un numero preordinato di compresse o fiale alla prescrizione per il quantitativo esatto di farmaco da assumere: otto compresse, dieci fiale, 28 flaconcini, etc. etc. (semplice, no?).

Il presidente Vendola continua a fare interventi in pubblico, l'ultimo ad un convegno di oncologia, "denunziando" le disfunzioni e l'arretratezza della sanità pugliese, come se il governatore della Puglia fosse un'altra persona. Intanto la Pet (una diagnostica fondamentale per i pazienti oncoematologici) è presente solo "a cottimo" presso il Policlinico di Bari, con liste d'attesa lunghissime e i nostri pazienti sono ancora costretti ad andare fuori. Il micropiano di riordino che interessa la nostra Asl Bat/1, ipotizzato dal direttore generale e dai capataz sindacali e dei partiti del centrosinistra, che avrebbe potuto individuare con raziocinio l'ospedale di Trani quale autentico riferimento per la cura delle patologie oncoematologiche, prevede il trasferimento da quest'ultimo dell'Unità Operativa di Ematologia.
L'Ospedale di Trani, a detta dei nostri governanti e dei loro fiancheggiatori locali, deve mirare ad una fusione con quello di Bisceglie, attraverso la costruzione di un nuovo nosocomio posto a metà strada tra le due città. C'è qualcuno che ci crede? E quand'anche fosse, che cavolo ci starebbe in questo ospedale? Più o meno Medicina, Ortopedia, Chirurgia, Ostetricia. E secondo voi ci sarà mai un'amministrazione regionale disposta a spendere un solo euro per un ospedale del genere? Gli ospedali del futuro sono ad alta tecnologia, sono ospedali per pazienti "acuti", se non vi sono le branche altamente specialistiche non sono ospedali, sono altro. Si abbia quindi il coraggio civile e politico di dire che per Trani non è previsto un ospedale, è previsto, se pure, dell'altro. I cittadini devono esserne al corrente.» Giuseppe Tarantini
Ex sindaco di Trani