Se a Trani spariscono i mestieri artigiani...

Il commento di Giovanni Ronco

mercoledì 2 settembre 2020 8.55
A cura di Giovanni Ronco
Una volta Trani pullulava di botteghe artigiane. Mi piace quasi ricordarli come "gli antichi mestieri" ma in verità, in riferimento alle esigenze contemporanee, del sottoscritto, di voi che leggete e di tutti i concittadini, compresi i numerosi che mi leggono nel resto d'Italia e nel mondo, che vedo essere tanti e appassionati, sarebbero attività sempre attuali.

È un tema che tramite dei profili specifici, andrò a trattare nella rubrica "I Luoghi della memoria" che intendo riprendere a breve. Perchè i giovani tranesi non imparano più un mestiere pratico? Perché devono tutti per forza restare "parcheggiati" nelle scuole superiori e nelle Università, se non hanno delle capacità specifiche, se non hanno voglia, se restano improduttivi?

In questi giorni ho trovato difficoltà a rintracciare un calzolaio decente. Poi me ne hanno indicato uno bravo, anziano, affidabile, nei pressi del Castello Svevo.

Perchè le rivettatrici sono tutte anziane? Perché i figli di ebanisti e falegnami non hanno imparato quel prezioso mestiere ed hanno preferito fare altro, magari racimolando molto meno di quanto guadagnavano i loro padri? Non è la mia una visione "passatista", ma dettata da un pensiero pratico, una logica oggettiva.

Perchè ci occupiamo di movida e non di lavoro da offrire ai giovani, recuperando, magari proprio ripartendo dalle scuole, quelle attività che vanno sparendo, che non trovano degni "eredi" nella società? Perché vedo centinaia di giovani, magari iscritti a scuole e università, ciondolare inermi per locali, fumando canne e vomitando, in quanto ubriachi marci, davanti alle chiese, come successo nel fine settimana presso il Santuario della Madonna del Carmine? Se avessero imparato uno di quei mestieri cui ho fatto riferimento e che fatichiamo a rintracciare, non sarebbero andati a letto presto perché di prima mattina li aspettava la fatica?