Settore lapideo, per Laurora (Pd) il Comune deve fare la sua parte
«Salvaguardiamo la cultura e usiamo la nostra pietra nelle opere pubbliche»
sabato 18 aprile 2015
7.20
«La nostra città è conosciuta nel Mondo per la nostra Cattedrale, per gli splendidi scorci ambientali ed architettonici del centro storico, per la bellezza del nostro porto. Ma la nostra città è conosciuta nel Mondo anche per la nostra pietra bianca, quella Pietra di Trani che ha costituito per secoli il materiale da costruzione principe, che ha caratterizzato l'architettura e quindi la cultura del nostro territorio». Tommaso Laurora, candidato al consiglio comunale nelle fila del Pd, riflette sulla situazione attuale del lapideo tranese, non più fattore trainante per l'economia del territorio, e crede nel ruolo dell'amministrazione comunale per risollevare le sorti di un settore che in passato è stato fondamentale per la città.
«Trani città della Pietra, si diceva un tempo. Cosa rimane oggi di quella definizione e di questo splendido materiale nella nostra cultura e nella nostra economia? Ormai quasi nulla, se non il ricordo del passato. Quello che è avvenuto negli ultimi anni rivela in modo chiaro ed evidente la nostra decadenza economica e culturale. L'intero settore lapideo si è quasi completamente azzerato e si sono persi circa duemila posti di lavoro, in quanto quasi tutte le aziende di trasformazione e lavorazione del settore hanno chiuso. La mancanza di commesse sia del settore privato sia del settore pubblico, unitamente alla spietata concorrenza di altri Paesi in cui la manodopera è più economicamente conveniente, ha devastato il settore - continua Laurora -. Per non parlare dell'acquisizione del materiale direttamente dalle cave di produzione da parte degli operatori economici di paesi stranieri, che hanno depredato le risorse del nostro territorio e complicato, se non addirittura impedito alla fonte, l'acquisizione dei blocchi di pietra da parte dei nostri imprenditori. Le grandi forniture di Pietra di Trani nel mondo oggi partono prevalentemente dalla Cina. La conseguenza di questa situazione è che la nostra città ha quasi completamente perso uno dei settori più trainanti della propria economia ed anche la propria identità culturale ed architettonica. Infatti, tranne rarissime eccezioni, assistiamo alla edificazione di fabbricati che non utilizzano più come rivestimento la nostra pietra, ma i materiali più disparati, dai mattoncini in cotto toscano ai graniti, dalle ceramiche al grès, per non parlare delle strade della città moderna e contemporanea in cui non si usa più la Pietra di Trani come materiale né per i marciapiedi e né per le carreggiate.
A mio parere - incalza Laurora - occorre invertire questa tendenza all'impoverimento culturale e alla perdita della nostra tradizione, creando le condizioni per un rilancio del settore, perlomeno a livello cittadino. In questo l'amministrazione comunale può e deve fare la sua parte, disciplinando con più attenzione l'edilizia privata e adottando criteri mirati per l'edilizia pubblica. È infatti possibile che il Regolamento Edilizio possa essere modificato introducendo: l'obbligo di utilizzo del rivestimento dei fabbricati in Pietra di Trani, secondo percentuali delle facciate da stabilirsi in Consiglio Comunale, previa concertazione con le associazioni di categoria; l'obbligo di utilizzo della Pietra di Trani almeno nelle viabilità pubbliche principali da parte dei lottizzanti nei nuovi PUE; utilizzo della Pietra di Trani nelle opere pubbliche e in occasione del rifacimento delle sedi stradali principali della città. L'auspicio personale - conclude Tommaso Laurora - è ritenere che l'amministrazione comunale possa e debba impegnarsi per svolgere un ruolo importante nel rilancio del settore per consentire l'aumento dell'occupazione, per conservare le tradizioni del costruire e per salvaguardare la memoria delle nostre architetture e della nostra cultura».
«Trani città della Pietra, si diceva un tempo. Cosa rimane oggi di quella definizione e di questo splendido materiale nella nostra cultura e nella nostra economia? Ormai quasi nulla, se non il ricordo del passato. Quello che è avvenuto negli ultimi anni rivela in modo chiaro ed evidente la nostra decadenza economica e culturale. L'intero settore lapideo si è quasi completamente azzerato e si sono persi circa duemila posti di lavoro, in quanto quasi tutte le aziende di trasformazione e lavorazione del settore hanno chiuso. La mancanza di commesse sia del settore privato sia del settore pubblico, unitamente alla spietata concorrenza di altri Paesi in cui la manodopera è più economicamente conveniente, ha devastato il settore - continua Laurora -. Per non parlare dell'acquisizione del materiale direttamente dalle cave di produzione da parte degli operatori economici di paesi stranieri, che hanno depredato le risorse del nostro territorio e complicato, se non addirittura impedito alla fonte, l'acquisizione dei blocchi di pietra da parte dei nostri imprenditori. Le grandi forniture di Pietra di Trani nel mondo oggi partono prevalentemente dalla Cina. La conseguenza di questa situazione è che la nostra città ha quasi completamente perso uno dei settori più trainanti della propria economia ed anche la propria identità culturale ed architettonica. Infatti, tranne rarissime eccezioni, assistiamo alla edificazione di fabbricati che non utilizzano più come rivestimento la nostra pietra, ma i materiali più disparati, dai mattoncini in cotto toscano ai graniti, dalle ceramiche al grès, per non parlare delle strade della città moderna e contemporanea in cui non si usa più la Pietra di Trani come materiale né per i marciapiedi e né per le carreggiate.
A mio parere - incalza Laurora - occorre invertire questa tendenza all'impoverimento culturale e alla perdita della nostra tradizione, creando le condizioni per un rilancio del settore, perlomeno a livello cittadino. In questo l'amministrazione comunale può e deve fare la sua parte, disciplinando con più attenzione l'edilizia privata e adottando criteri mirati per l'edilizia pubblica. È infatti possibile che il Regolamento Edilizio possa essere modificato introducendo: l'obbligo di utilizzo del rivestimento dei fabbricati in Pietra di Trani, secondo percentuali delle facciate da stabilirsi in Consiglio Comunale, previa concertazione con le associazioni di categoria; l'obbligo di utilizzo della Pietra di Trani almeno nelle viabilità pubbliche principali da parte dei lottizzanti nei nuovi PUE; utilizzo della Pietra di Trani nelle opere pubbliche e in occasione del rifacimento delle sedi stradali principali della città. L'auspicio personale - conclude Tommaso Laurora - è ritenere che l'amministrazione comunale possa e debba impegnarsi per svolgere un ruolo importante nel rilancio del settore per consentire l'aumento dell'occupazione, per conservare le tradizioni del costruire e per salvaguardare la memoria delle nostre architetture e della nostra cultura».