Sistema Trani, l'inchiesta continua: flussi di denaro sospetti
Ecco cosa è accaduto, cosa sta accadendo e cosa accadrà
venerdì 6 febbraio 2015
8.33
Dal 20 Dicembre al 5 Febbraio. Ovvero da San Liberato a Sant'Agata. Date che, comunque andrà la vicenda giudiziaria dell'inchiesta "Sistema Trani", rappresentano l'inizio e la fine della detenzione cautelare dell'ex primo cittadino Gigi Riserbato, dell'ex vicesindaco Peppino Di Marzio, dell'ex consigliere comunale Maurizio Musci e dell'ex amministratore unico di Amiu Antonello Ruggiero. Nel gioco degli opposti gli arresti scattarono nel giorno di San Liberato mentre la libertà è stata riassaporata nel giorno di Sant'Agata, patrona di Catania e dunque per così dire dell'Etna, a simboleggiare quel vulcano giudiziario-politico che il 20 Dicembre ha iniziato a scottare l'amministrazione Riserbato.
La remissione in libertà non significa che l'inchiesta "Sistema Trani" sui presunti illeciti per pilotare assunzioni ed appalti, sullo sfondo del voto di scambio, sia terminata. Significa solo che il pubblico ministero Michele Ruggiero ha ultimato quegli atti investigativi per cui si rendeva necessaria la detenzione preventiva per scongiurare il rischio di inquinamento probatorio. Nonostante l'eruzione del 20 Dicembre avesse, nelle more, spazzato e spezzato qualsiasi possibile contatto tra indagati, arrestati ed il ponte di comando del Comune dove, per effetto delle dimissioni di Riserbato, il timone è passato al commissario prefettizio.
Spazzato e spezzato. Ma anche spiazzato quanti verosimilmente credevano che i pregressi avvicendamenti e dimissioni, a prescindere dalle dichiarate o celate motivazioni, potessero evitare il tintinnio di manette di un'inchiesta che, vox populi, le preannunciava quando i panettoni erano ancora lontani. L'inchiesta dunque prosegue e non è detto che l'eruzione sia esaurita. Perché eventuali sviluppi potrebbero segnare nuove colate laviche se alcuni filoni d'indagine ancora in corso forniranno altri focolai, e cioè nuove contestazioni, oppure un ulteriore consolidamento degli elementi accusatori che oggi il pubblico ministero Michele Ruggiero ritiene "sedimentati" (così scrive il gip Francesco Messina nel provvedimento di revoca degli arresti) nella sua faretra.
S'indaga e si scava ancora. A quanto pare sul ruolo e sui rapporti con alcune cooperative sociali, di cui pure si parlava nell'ordinanza di custodia cautelare del gip Francesco Messina, e, notizia fresca, su alcuni presunti flussi di danaro e dunque su alcuni conti. In tutto questo bisogna anche capire chi la notte tra il 14 ed il 15 settembre 2013 appiccò le fiamme allo show-room dell'allora consigliere comunale Nico Damascelli. Lì dove, per capirne il movente, fu concepita, ad insaputa degli stessi inquirenti, l'inchiesta che sarebbe stata battezzata "Sistema Trani". E lì dove Damascelli ben presto potrebbe tornare, per occuparsi dell'azienda di famiglia. Perché è vero che è l'unico indagato ancora ai domiciliari ma è altrettanto vero che, a questo punto, la remissione in libertà dei colleghi ex amministratori spiana la strada anche per la sua posizione. E dunque per il favorevole accoglimento di un'istanza di revoca della misura cautelare su cui sinora il suo avvocato non aveva, deliberatamente, inteso insistere.
La remissione in libertà non significa che l'inchiesta "Sistema Trani" sui presunti illeciti per pilotare assunzioni ed appalti, sullo sfondo del voto di scambio, sia terminata. Significa solo che il pubblico ministero Michele Ruggiero ha ultimato quegli atti investigativi per cui si rendeva necessaria la detenzione preventiva per scongiurare il rischio di inquinamento probatorio. Nonostante l'eruzione del 20 Dicembre avesse, nelle more, spazzato e spezzato qualsiasi possibile contatto tra indagati, arrestati ed il ponte di comando del Comune dove, per effetto delle dimissioni di Riserbato, il timone è passato al commissario prefettizio.
Spazzato e spezzato. Ma anche spiazzato quanti verosimilmente credevano che i pregressi avvicendamenti e dimissioni, a prescindere dalle dichiarate o celate motivazioni, potessero evitare il tintinnio di manette di un'inchiesta che, vox populi, le preannunciava quando i panettoni erano ancora lontani. L'inchiesta dunque prosegue e non è detto che l'eruzione sia esaurita. Perché eventuali sviluppi potrebbero segnare nuove colate laviche se alcuni filoni d'indagine ancora in corso forniranno altri focolai, e cioè nuove contestazioni, oppure un ulteriore consolidamento degli elementi accusatori che oggi il pubblico ministero Michele Ruggiero ritiene "sedimentati" (così scrive il gip Francesco Messina nel provvedimento di revoca degli arresti) nella sua faretra.
S'indaga e si scava ancora. A quanto pare sul ruolo e sui rapporti con alcune cooperative sociali, di cui pure si parlava nell'ordinanza di custodia cautelare del gip Francesco Messina, e, notizia fresca, su alcuni presunti flussi di danaro e dunque su alcuni conti. In tutto questo bisogna anche capire chi la notte tra il 14 ed il 15 settembre 2013 appiccò le fiamme allo show-room dell'allora consigliere comunale Nico Damascelli. Lì dove, per capirne il movente, fu concepita, ad insaputa degli stessi inquirenti, l'inchiesta che sarebbe stata battezzata "Sistema Trani". E lì dove Damascelli ben presto potrebbe tornare, per occuparsi dell'azienda di famiglia. Perché è vero che è l'unico indagato ancora ai domiciliari ma è altrettanto vero che, a questo punto, la remissione in libertà dei colleghi ex amministratori spiana la strada anche per la sua posizione. E dunque per il favorevole accoglimento di un'istanza di revoca della misura cautelare su cui sinora il suo avvocato non aveva, deliberatamente, inteso insistere.