"Sogno di una notte incantata", Beppe Barra ipnotizza l'Impero

Le fiabe di Basile incorniciano la splendida voce dell'artista napoletano

giovedì 9 aprile 2015 10.30
A cura di Vincenzo Membola
La stagione teatrale, a Trani, sarebbe dovuta essere fantasia. Ci ha pensato il Teatro Pubblico Pugliese a farla sopravvivere. Ieri sera, per il secondo appuntamento della rassegna "Emozioni da Teatro", è giunto al Teatro Impero una figura di spicco del teatro napoletano: Peppe Barra, classe 1944, figlio dell'indimenticata Concetta, stella del patrimonio culturale partenopeo del Novecento. Al suo fianco l'estrosa Teresa Del Vecchio per accompagnarlo nel suo "Sogno di una notte incantata", spettacolo ideato con la collaborazione di Fabrizio Bancale e liberamente tratto dall'opera di Gianbattista Basile, che della fiaba fece principale forma d'espressione popolare, e, in particolare, da "Lu cunto de li cunti overo lo trattenemiento de peccerille", raccolta ideata per l'intrattenimento delle corti.

Diviso in due atti e composto da diversi racconti che si intrecciano come petali intorno al pistillo della trama centrale, l'ora e mezza di durata è trascorsa lieta, accompagnata da un'atmosfera fiabesca composta anche grazie alle luci "fumettose", alla scenografia di Luigi Ferrigno e alla musica dell'orchestrina composta da Paolo Del Vecchio, Luca Urciuolo, Ivan Lacagnina e Alessandro De Carolis. La chiusa dello spettacolo è una raccolta di perle popolari che, rilette secoli dopo, non perdono di profondità. Il contrario, semmai.

Ma il vero punto d'interesse della serata è per la sala mezza vuota, con un terzo settore quasi deserto (a fronte di soli sette euro di biglietto, ndr) e degli spettatori presenti parecchio indisciplinati, con il buio rotto continuamente in più punti dallo schermo degli smartphone onnipresenti. Probabilmente la città non merita questo regalo da parte di strutture, enti e anche dai piccoli privati che difendono questa arte bistrattata, rimettendoci soldi e salute. Probabilmente con una tabula rasa sarebbe più facile ricominciare, tornare a costruire un meccanismo che davvero funzioni, piuttosto che raccogliersi in preghiera attorno a "cattedrali nel deserto", seppure bellissime e ipnotizzanti come il canto di Barra di qualche ora fa.