SOS Trani, chi scaglia la prima pietra?
Ci si lamenta, poi si scopre che...
martedì 22 luglio 2008
«Chi è causa del suo mal, pianga sé stesso». I nostri avi hanno sempre ragione, soprattutto quando li si scomoda per i detti popolari, mai così calzanti. I problemi del vivere quotidiano in città, piccoli e grandi che siano, dominano la nostra attualità. Ci si lamenta per tutto, si denunciano gli episodi più assurdi, ma, molto spesso, i primi responsabili di ciò che non va siamo proprio noi.
Qualche anno fa ci scandalizzammo per la serie di "attentati" (ed il termine non è fuori luogo) subita dalla nostra Cattedrale. Tutto in poco tempo: prima le scritte (volgarissime) ad imbrattare archi e colonne, poi il danno ai leoni, causati da un fenomeno (in tutti i sensi) del motocross, che scelse la scalinata della chiesa madre per le sue peripezie. Si gridò allo scandalo, lo sdegno fu unanime. Adesso sembra preistoria, ma per tornare all'antico splendore, tutti ricorderanno che la Cattedrale è stata sottoposta a dei lavori di restauro piuttosto onerosi e che l'intera area è stata interdetta alla circolazione e riempita di telecamere. Misure fortemente restrittive, ma a mali estremi è necessario apporre estremi rimedi.
Sembra, invece, non ci si verso di scoraggiare i writers che hanno scelto la zona del lungomare Mongelli per esternare i propri sentimenti. Questi figli (degeneri), cresciuti "a pane e 3 metri sopra il cielo", continuano, imperterriti, a sporcare i muri con scritte commemorative (a caratteri cubitali per giunta) di questo o quel fidanzamento. Ci viene spontaneo augurare a questi "fidanzatini del 2000" la peggiore fine possibile della storia, ma al di là di questo resta il problema delle scritte che deturpano l'intera zona. E a poco valgono i continui interventi dell'amministrazione per coprire lo scempio: tempo una notte e tutto torna come prima.
Una questione di senso civico, a cui siamo decisamente poco inclini, soprattutto quando si è al volante. Sul porto, le fioriere che dovevano delimitare la zona pedonale dalla strada sono state trasformate in accessi per comodi posti auto all'aperto. Di sera, gli automobilisti (per il maledetto vizio di arrivare sul posto con l'auto) non esitano ad invadere l'area pedonale, parcheggiando il mezzo ad un centimetro dal locale scelto per trascorrere la serata. In questo caso basterebbero delle corde per congiungere una fioriera all'altra e chiudere definitivamente la zona. In assenza, però, nessuno si pone il problema di non metterla lì.
La poca civiltà nel parcheggiare fa parte della cronaca quotidiana: la sosta su strisce pedonali e sugli scivoli dei portatori di handicap è fenomeno ricorrente anche se, oggi, capita molto leggermente meno di ieri.
Capita invece sempre di vedere le auto a ridosso della chiesa di San Giacomo. Nonostante i suoi novecento e passa anni di storia, gli automobilisti hanno deciso di utilizzare la zona antistante (anche se rialzata rispetto alla strada) per la sosta delle vetture. Suggeriamo, in questo caso, di cambiare il cartello: da Chiesa di San Giacomo a Chiesa del parcheggio. Così i turisti che la fotografano possono spiegarsi il perché ci sia sempre almeno una macchina davanti. Se si parcheggia con grande tranquillità davanti ad una Chiesa del 1100, è facile capire perché, poi, si lascia l'auto anche davanti al palco della Ghironda in via Scolanova.
Foto Andrea Moselli referente Fare verde Trani
Alle circolazione e sosta delle auto sono legate la gran parte delle segnalazioni che giungono a Traniweb. La pista ciclabile, adesso finalmente a norma, ha mietuto parecchie vittime nei mesi passati. Sono numerose le storie di ciclisti abbattuti dalle auto sulla striscia di lungomare a loro riservata.
Meglio camminare a piedi, direte voi? Sì, se siete attrezzati per lo "slalom speciale alle cacche dei cani", disciplina istituita da diversi anni e che vanta numerosi campioni di specialità. Nonostante l'uso della paletta sia obbligatorio, molti padroni fanno orecchie da mercante, lasciando defecare i propri animali a tutta forza per le vie della città. Se qualcuno poi si arrabbia, preferisce ricorrere in proprio, con mezzi poco ortodossi come l'avvelenamento, pratica diffusa nella zona sud della città. Si elimina il problema alla radice e buonanotte ai sonatori.
Chi va a mare, a Trani, è, altresì, scaltro e risoluto. Nei posti maggiormente frequentati dai bagnanti si possono contare sulla punta delle dita i cestini ed i "posa mozziconi". Piuttosto che cercarne uno nelle vicinanze, si preferisce lasciare i souvenirs sul posto, a imperitura memoria del proprio passaggio. Scorze di frutta, bottiglie di vetro e plastica, rifiuti di generi alimentari di tutti i tipi. Poi ci si lamenta per l'avvistamento dei topi al faro o in via Bovio...
La serie, innumerevole, di ovvietà raccontate non si esaurisce qui. Potremmo continuare ad elencare storie ed episodi, ma non servirebbe. Speriamo però di aver centrato il problema. E, in molti casi, siamo noi.
Qualche anno fa ci scandalizzammo per la serie di "attentati" (ed il termine non è fuori luogo) subita dalla nostra Cattedrale. Tutto in poco tempo: prima le scritte (volgarissime) ad imbrattare archi e colonne, poi il danno ai leoni, causati da un fenomeno (in tutti i sensi) del motocross, che scelse la scalinata della chiesa madre per le sue peripezie. Si gridò allo scandalo, lo sdegno fu unanime. Adesso sembra preistoria, ma per tornare all'antico splendore, tutti ricorderanno che la Cattedrale è stata sottoposta a dei lavori di restauro piuttosto onerosi e che l'intera area è stata interdetta alla circolazione e riempita di telecamere. Misure fortemente restrittive, ma a mali estremi è necessario apporre estremi rimedi.
Sembra, invece, non ci si verso di scoraggiare i writers che hanno scelto la zona del lungomare Mongelli per esternare i propri sentimenti. Questi figli (degeneri), cresciuti "a pane e 3 metri sopra il cielo", continuano, imperterriti, a sporcare i muri con scritte commemorative (a caratteri cubitali per giunta) di questo o quel fidanzamento. Ci viene spontaneo augurare a questi "fidanzatini del 2000" la peggiore fine possibile della storia, ma al di là di questo resta il problema delle scritte che deturpano l'intera zona. E a poco valgono i continui interventi dell'amministrazione per coprire lo scempio: tempo una notte e tutto torna come prima.
Una questione di senso civico, a cui siamo decisamente poco inclini, soprattutto quando si è al volante. Sul porto, le fioriere che dovevano delimitare la zona pedonale dalla strada sono state trasformate in accessi per comodi posti auto all'aperto. Di sera, gli automobilisti (per il maledetto vizio di arrivare sul posto con l'auto) non esitano ad invadere l'area pedonale, parcheggiando il mezzo ad un centimetro dal locale scelto per trascorrere la serata. In questo caso basterebbero delle corde per congiungere una fioriera all'altra e chiudere definitivamente la zona. In assenza, però, nessuno si pone il problema di non metterla lì.
La poca civiltà nel parcheggiare fa parte della cronaca quotidiana: la sosta su strisce pedonali e sugli scivoli dei portatori di handicap è fenomeno ricorrente anche se, oggi, capita molto leggermente meno di ieri.
Capita invece sempre di vedere le auto a ridosso della chiesa di San Giacomo. Nonostante i suoi novecento e passa anni di storia, gli automobilisti hanno deciso di utilizzare la zona antistante (anche se rialzata rispetto alla strada) per la sosta delle vetture. Suggeriamo, in questo caso, di cambiare il cartello: da Chiesa di San Giacomo a Chiesa del parcheggio. Così i turisti che la fotografano possono spiegarsi il perché ci sia sempre almeno una macchina davanti. Se si parcheggia con grande tranquillità davanti ad una Chiesa del 1100, è facile capire perché, poi, si lascia l'auto anche davanti al palco della Ghironda in via Scolanova.
Foto Andrea Moselli referente Fare verde Trani
Alle circolazione e sosta delle auto sono legate la gran parte delle segnalazioni che giungono a Traniweb. La pista ciclabile, adesso finalmente a norma, ha mietuto parecchie vittime nei mesi passati. Sono numerose le storie di ciclisti abbattuti dalle auto sulla striscia di lungomare a loro riservata.
Meglio camminare a piedi, direte voi? Sì, se siete attrezzati per lo "slalom speciale alle cacche dei cani", disciplina istituita da diversi anni e che vanta numerosi campioni di specialità. Nonostante l'uso della paletta sia obbligatorio, molti padroni fanno orecchie da mercante, lasciando defecare i propri animali a tutta forza per le vie della città. Se qualcuno poi si arrabbia, preferisce ricorrere in proprio, con mezzi poco ortodossi come l'avvelenamento, pratica diffusa nella zona sud della città. Si elimina il problema alla radice e buonanotte ai sonatori.
Chi va a mare, a Trani, è, altresì, scaltro e risoluto. Nei posti maggiormente frequentati dai bagnanti si possono contare sulla punta delle dita i cestini ed i "posa mozziconi". Piuttosto che cercarne uno nelle vicinanze, si preferisce lasciare i souvenirs sul posto, a imperitura memoria del proprio passaggio. Scorze di frutta, bottiglie di vetro e plastica, rifiuti di generi alimentari di tutti i tipi. Poi ci si lamenta per l'avvistamento dei topi al faro o in via Bovio...
La serie, innumerevole, di ovvietà raccontate non si esaurisce qui. Potremmo continuare ad elencare storie ed episodi, ma non servirebbe. Speriamo però di aver centrato il problema. E, in molti casi, siamo noi.